𝟗. 𝐓𝐇𝐄𝐑𝐄 𝐖𝐀𝐒 𝐀𝐍 𝐈𝐃𝐄𝐀.

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«Unirmi alla tua causa?» chiese la ragazza dai capelli bianchi e candidi come la neve. «Mi credi così ingenua?» un cipiglio vistoso sul viso.

Loki sogghignò, con l'aria di chi pensava che, sì, quella ragazza potesse essere meno intelligente di quanto sembrasse.

«Abbiamo qualcosa in comune, io e te. Qualcosa che va ben oltre l'astuzia. Siamo reietti, entrambi lasciati in balia delle onde del mare, i nostri genitori non ci hanno voluti, non sappiamo dove sia la nostra casa, non sappiamo se ne abbiamo una, di casa. Ma–» si voltò verso di lei, incatenando i suoi occhi a quelli del lupo che, fedele alla sua compagna, si era seduto ai suoi piedi. «Siamo anche destinati e grandi cose. Siamo destinati a regnare, a sovrastare sugli altri, i nostri poteri uniti possono dare vita a grandi cose. Io sono speciale, l'ho sempre saputo, sono troppo importante per pulire le scarpe a Odino e tu, tu sei ben più che fondamentale. Tu sei la chiave.»

Skadi aveva seguito attentamente il discorso del dio degli inganni, pensando che egli poteva incarnare l'egocentrismo in persona, ma preferì tenere quel pensiero per sé.
«La chiave di cosa?»
«Lascia che te lo mostri. Vieni con me, combatti con me, dopo la nostra gloriosa vittoria ti farò conoscere la verità.» mormorò lui, e i suoi occhi color smeraldo sembravano più luminosi che mai.
«Avanti, lo so che lo vuoi, so che brami conoscenza più di qualunque altra cosa. Posso farti scoprire le tue origini, Skadi.»
Il dio tese una mano pallida e dalle dita longilinee verso di lei.

Come poteva fidarsi di lui? Non a caso Thor le aveva detto che lo chiamavano il dio degli inganni. Come poteva sperare che non stesse mentendo? Eppure, il pensiero di scoprire finalmente la verità, nient'altro che la verità, si era fatto spazio per un secondo attraverso i suoi occhi azzurri, l'idea di sapere chi fossero i suoi genitori, come si chiamassero, che volto avessero e come sorridevano le aveva annebbiato la mente per un lungo, dolce istante.

Il sogno ad occhi aperti svanì dalla sua testa non appena l'uomo davanti a lei scomparve, per poi trovare la sua ombra alle sue spalle, con la mano pallida e fredda tesa al suo collo.
L'istinto innaturale di Skadi le permise di rispondere in un istante all'azione, bloccando le dita di Loki che stavano già appena prendendo possesso del suo ciondolo e colpendolo allo stomaco con un calcio ben assestato.
Il dio indietreggiò, lasciando andare il ciondolo e strattonando Skadi, mentre Skoll le si poneva davanti e mostrava i lunghi denti affilati al nemico.

Skadi era pronta ad attaccarlo e, se necessario, ucciderlo, ma perse l'equilibrio quando un'altra scossa si fece largo tra le mura del portaerei. L'Helicarrier stava precipitando pian piano verso il mare aperto e doveva rimandare l'esecuzione del dio dai capelli corvini ad un'altra volta.

Quello si riprese dal colpo allo stomaco e le lasciò un ultimo sguardo: «Mi riprenderò ciò che è mio. Buona fortuna, Skadi.» concluse, scomparendo nel nulla.

Skadi non perse un secondo e si precipitò  verso le turbine dell'Helicarrier, tastando più volte il collo per assicurarsi che il ciondolo fosse ancora lì. Le giravano mille domande per la testa ma avrebbe dovuto prima pensare ad un modo per salvare tutti quanti da morte certa.

Dall'altra parte del portaerei, Steve Rogers e Tony Stark erano impegnati a trovare una soluzione prima che l'intero mezzo precipitasse in acqua.
«Vai al pannello di controllo del motore e dimmi quali relè sono in posizione di sovraccarico. Com'è la situazione?» domandò Iron Man mentre sorvolava il motore 3 ormai in avaria.

Steve eseguì i suoi ordini ed aprì il pannello di controllo, trovandovi grovigli di cavi conduttori e pulsanti rossi.
«Sembra alimentato da qualche elettricità.» provò a rispondere Captain America.
«Beh, non ti sbagli. Dove diamine è finita Turner?»
«Sono qui.» la voce di Skadi si fece finalmente sentire mentre si appoggiava con il braccio allo stipite del portello di uscita, il cuore in gola e i polmoni quasi al collasso per la lunga corsa che aveva fatto.
«Ben arrivata. Riesci a raggiungermi?» chiese Stark dal microfono, mentre gettava i rottami rimanenti dell'elica ormai fuori uso.

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