"I Chitauri sono irrequieti.»
Una voce profonda e grottesca si fece largo nella sua mente.
«Che si preparino all'azione. Io li condurrò nella gloriosa battaglia» replicò l'uomo dagli occhi color salvia, seduto a gambe incrociate davanti all'inquietante figura incappucciata che gli si stagliava contro.
«Battaglia? Contro la misera potenza della Terra?» la figura incappucciata si fece largo tra le rocce, avvicinandosi al dio degli inganni.
«Gloriosa, non lunga. Se la tua forza sarà formidabile come affermi» lo riprese l'altro, fissando affascinato la luce emanata dal suo scettro.
«Dubiti di noi? Dubiti di lui, che ha messo lo scettro nelle tue mani? Che ti ha donato l'antica sapienza e un nuovo proposito quando sei stato bandito, sconfitto?» gli sputò addosso, marcando sulle ultime parole per dare sostegno alla piccola fragilità che il misero dio poteva essere se comparato alla forza e alla violenza di cui era capace colui che aveva dato inizio a tutto ciò.
Si guardò attorno, trovando nient'altro che rocce e alte montagne farsi strada sullo sfondo del paesaggio alieno. Altri pianeti dai colori cupi e gretti si innalzavano in lontananza, circondati da galassie lucenti e mondi cosmici. Dove si trovava?
«Io ero un re! Il legittimo re di Asgard.. tradito.»
A quelle parole, si voltò verso di lui, aggrottando le sopracciglia.
«La tua ambizione è gretta. Nasce da un bisogno infantile. Noi guardiamo oltre la Terra, a mondi più grandi che il Tesseract rivelerà.»
«Non avete ancora il Tesseract.»
La figura incappucciata si precipitò contro il dio delle malefatte, col braccio teso contro il suo viso, dominato dalla voglia di scalfire la pelle limpida e pallida del ragazzo. Aprì la sua bocca in un orrendo tripudio di denti e sangue.
Skadi si allontanò dai due, terrificata ancora una volta dall'essere alieno, e inciampò su delle rocce per cadervici contro.
L'uomo dagli occhi verdi non sembrò atterrito quanto lei dalla reazione della creatura aliena, e non scompose la propria figura.
«Non è una minaccia. Ma finché non aprirò il portale, fin quando la tua forza sarà al mio comando, sei solo parole» concluse la discussione, guardando senza timore dritto davanti a sé.
Si sentì osservata, quasi trapassata dal suo sguardo. Che la vedesse? Che sapesse della sua presenza? Si alzò, togliendosi di dosso il terriccio, e notò una scalinata illuminata da alcuni fari bluastri portarsi in alto, e ancora più in alto. Si sporse per vedere a dove portasse, ma un grosso masso di pietre le impediva la vista.
«Avrai la tua guerra, Asgardiano. Se fallirai, se il Tesseract non ci verrà consegnato, non esisteranno regni, né lune deserte, né crepacci dove lui non verrà a trovarti. Pensi di conoscere il dolore? Lui ti farà capire quanto quel dolore sia niente.»
Una raccapricciante creatura serpentina venne fuori dalle rocce del pianeta sconosciuto, non riuscì a distinguerne la testa dal resto del corpo, ricoperto di solidi aculei, e trattenne un urlo quando quella le si avvicinò, sovrastandola in altezza. Aprì l'orribile bocca agghiacciante e le si gettò contro.Skadi si svegliò di soprassalto, gli occhi sgranati in cerca di qualsiasi fonte di luce, si guardò attorno e poco a poco, abituandosi al buio, riuscì a distinguere i bordi del letto e le pareti della stanza, oscura e silenziosa. Si voltò verso la sua sinistra, e si soffermò su uno Skoll assonnato che la guardava dritto negli occhi, probabilmente spaventatosi dal rumore improvviso che aveva causato la ragazza.
Si alzò dal letto, bevve un sorso d'acqua per poi prendere una maglietta e dei pantaloncini comodi e leggeri assieme alle bende, controllando come suo solito che la collana fosse ancora al suo posto. Prima di uscire dette un buffetto al lupo e gli intimò di tornare a dormire, per poi chiudersi la porta alle spalle. I corridoi illuminati dalle luci a led erano completamente vuoti e taciti, non si vedeva una mosca volare e non si sentiva nessuna voce. Erano le quattro del mattino, e Skadi decise di prendere il corridoio che l'avrebbe portata nell'unico posto in cui avrebbe potuto allenarsi liberamente senza svegliare nessuno, persa tra i propri pensieri e le proprie ansie. Ormai stava comprendendo che quelli che faceva non erano sogni e tantomeno incubi. Erano una sorta di visione di una realtà a lei lontana, che si stava attuando in quel momento o che forse era già successa. Non capiva il come o il perché, ma dopo aver avuto il piacere di conoscere Loki il filo spaiato nella sua testa stava iniziando a riaggomitolarsi, e più sognava più capiva, più si spaventava della veridicità di ciò che vedeva e sentiva. Se quello che sognava era reale, Loki aveva pianificato tutto nei dettagli, era riuscito a trovare un popolo alieno che potesse mettere a disposizione un esercito e una egoistica voglia di supremazia, e stava riuscendo perfettamente nel creare scompiglio all'interno dell'agenzia.
Prima di poter entrare nella palestra si accorse che quella mattina non doveva essere l'unica ad avere il sonno leggero, perché le luci all'interno erano accese. Procedette cautamente, pensando che Natasha, per quanto si allenasse molto più di lei, non era solita farlo a quell'orario, e che nel corso dei mesi passati nell'agenzia non aveva mai avuto modo di trovare un altro ospite che volesse sgranchirsi le gambe a quell'orario improponibile. Entrò dentro mentre il suono ripetuto dei pugni e lo stridore delle catene che tenevano su i sacchi da boxe si facevano sentire sempre più distintamente. Si appoggiò ad una delle colonne portanti della stanza, per poi guardare sorpresa davanti a sé: un uomo alto, erculeo e robusto, dai corti capelli biondi e lo scatto atletico stava prendendo a pugni un sacco sul fondo della palestra. Probabilmente non l'aveva sentita entrare, perché al suo arrivo non si era mosso dalla posizione e non si era voltato verso di lei, attento ad assestare perfettamente ogni minimo colpo nel punto giusto. Quando, dopo un paio di minuti l'uomo aumentò la tenacia dei colpi tanto da spezzare la catena che reggeva il sacco e da mandarlo contro il muro, Skadi ebbe una sorta di dejavu. A quanto pare c'era qualcuno che amava rovinare gli attrezzi della palestra lì dentro, e quel qualcuno questa volta non era lei. Si lasciò scappare una leggera risata quando ripensò al sacco che aveva spedito lei contro il muro quando era troppo arrabbiata con Clint per parlargli, ma poi si ricompose, perché non aveva ancora accettato l'idea dell'arciere e del suo tradimento che si erano fatti strada nella sua mente, e perché il ragazzo si era voltato verso di lei mostrandole dei grandi occhi azzurri, curiosi della nuova presenza.
«Fury l'ha mandata a sorvegliarmi, immagino» disse, più tra sé e sé che alla ragazza, per poi togliere lo sguardo dagli strani capelli argentei e prendere uno degli altri sacchi appoggiati a terra, agganciandolo al palo fissato sul soffitto.
«Strano, potrei farle la stessa domanda» ironizzò lei, lasciando sulla panchina i vestiti e cominciando a srotolare le bende per poi arrotolarle sulle mani, riprendendo il discorso.
«Sei nuovo da queste parti? Non hai una faccia conosciuta» constatò, provando a ricondurre il suo viso a qualsiasi agente che avesse incontrato fino a quel momento, anche se aveva l'aria di essere qualcuno di ben più importante.
Lo sconosciuto arrestò i colpi al sacco per volgere il suo sguardo verso di lei, facendo una smorfia al suono della parola "nuovo".
«Nuovo? Non direi. Piacere, Steve Rogers» le tese la mano, e Skadi ricambiò la stretta, mentre una lampadina si accendeva nella sua mente.
«Rogers? Sei Captain America?» chiese, rimanendo per un secondo a bocca aperta mentre fissava il ragazzo davanti a sé, sorpresa quanto imbarazzata. Aveva sentito molte storie sul famoso Capitano, dell'esperimento umano che era e di come avesse vinto la guerra contro i nazisti dell'Hydra capeggiati da Teschio Rosso, e avesse salvato molti soldati americani tenuti prigionieri. Aveva letto sull'incidente aereo in cui, tecnicamente, doveva esser morto, sotto strati e strati di ghiaccio e neve, disperso nel nulla. E aveva anche saputo che quello stesso strato di ghiaccio in realtà lo aveva protetto, per ben settant'anni, permettendogli di poter essere trovato da un gruppo di eschimesi e di essere riportato in vita, sotto la custodia dello S.H.I.E.L.D.
Quello, almeno, non glielo avevano tenuto nascosto.
Ma vederselo lì davanti, in carne ed ossa, le fece un certo effetto.
Il biondo annuì in risposta alla sua domanda, e cercò di sorridere senza far trapelare un pizzico di amarezza. Certo non doveva essere affatto semplice pensare di morire e risvegliarsi un secolo dopo, proiettati in una vita e in un posto a cui non si sente di appartenere. Al suo posto probabilmente sarebbe impazzita pensando che le persone che più amava erano morte e che invece lei si trovava a dover continuare la sua vita come nulla fosse, abituandosi ad un nuovo mondo, delle nuove regole, un nuovo lavoro, nuove persone.
A Skadi vennero in mente tante, troppe domande da fargli, voleva sapere come ci si sentisse ad avere un metabolismo quattro volte più veloce del normale, una super forza e una giovinezza quasi eterna, ma pensò al fatto che altre persone prima di lei lo avessero sommerso di domande facendolo sentire inadeguato e fuori luogo, proprio come si era sentita lei per tutto quel tempo.
«Ehi» richiamò la sua attenzione, finendo di avvolgere le fasciature alle mani, raccogliendo i capelli in una coda alta e mettendosi in posizione di partenza da combattimento.
Il capitano si volse verso di lei incuriosito, inarcando un sopracciglio.
«Vediamo cosa sai fare» lo sfidò, alzando la mano sinistra e muovendo l'indice e il medio verso di lei, invitandolo a prendere posizione. Steve la guardò sbalordito, supponendo che quella ragazza fosse fin troppo sfacciata e sicura di sé per voler combattere corpo a corpo contro di lui, ma lasciò perdere il sacco da boxe e si posizionò davanti a lei, fissandola bene negli occhi di un azzurro profondo che pensò avrebbero rapito chiunque, e tirando appena le labbra in un lieve sorriso.
«Fatti avanti.»
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𝐆𝐎𝐃 𝐎𝐅 𝐖𝐈𝐍𝐓𝐄𝐑 | Marvel
FanficNew York, anno 2012. Un inaspettato nemico tenta di minacciare la sicurezza della Terra e di piegare gli umani al suo volere con un esercito di mostri alieni robotici, pur di appropriarsi del Tesseract, un antico oggetto misterioso che è in grado di...