𝟏𝟎. 𝐑𝐈𝐄𝐊𝐀

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«Signore, è riuscita a nascondersi dai nostri radar, abbiamo perso qualsiasi contatto con il Quinjet.»
Maria Hill stava in piedi, le spalle dritte e lo sguardo attento sul tablet che aveva tra le mani, da cui affiorava in rosso la scritta NO SIGNAL sul jet Bay Five pilotato da Skadi Turner. La ragazza era riuscita a farla franca dagli occhi e le orecchie dello S.H.I.E.L.D. dimostrando ancora una volta a Nick Fury quanto fosse adatta a quel lavoro.

Il direttore Fury annuì, continuando a guardare con l'unico occhio buono che gli era rimasto l'immensa distesa azzurra davanti a sé, frastagliata dal bianco candido delle nuvole.

Hill posò il tablet sul tavolo del direttore, lasciando cadere lo sguardo sul pacchetto di figurine dell'agente Coulson intriso di sangue posato poco più in là. Si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e volse il petto nuovamente verso l'uomo avvolto da una lunga giacca nera.

«Signore.»

«Agente Hill.»

«Quelle figurine...» mormorò, indicando il pacchetto sul tavolo, nonostante l'uomo le stesse dando le spalle e non potesse vederla. «Erano nell'armadietto di Coulson, non nella sua giacca.»

Fury girò appena il collo verso l'agente.

«Dovevano essere motivati. Soprattutto lei.»

«Si fida di lei? In fondo... è ancora una ragazzina.»,

«Non mi fido di lei, ma della sua rabbia, Hill.»

~•~

Spense i motori del Quinjet e pigiò sul tasto rosso che serviva ad aprire lo sportello posteriore del jet militare.
Il rumore dei ciottoli calpestati dagli anfibi della ragazza infranse lo strano silenzio attorno alla sagoma della casa in cui aveva passato la sua vita fino a poco tempo prima. Si avvicinò piano alla porta d'ingresso, gettando un'occhiata alle finestre serrate del secondo piano.

Magari non è in casa.

L'ombra del lupo dal folto pelo nero si fece avanti dal suo lato sinistro, mentre il suo muso era piegato a guardare le stesse finestre che stava osservando con curiosità la ragazza dai capelli bianchi.

E dove altro dovrebbe essere?

Si inginocchiò, allungò il braccio e frugò nel terriccio di un vaso di crisantemi gialli, per poi rilassare la sua bocca in un lieve sorriso quando le sue dita toccarono il freddo metallo della chiave di riserva che sua nonna nascondeva sempre al suo interno.

Prese un forte respiro e infilò la chiave nella serratura della porta, per poi girarla lentamente. Il lupo scavalcò le sue gambe e si fiondò all'interno, zampettando tra il grande soggiorno e la cucina in fondo a destra, in cerca dell'anziana donna.

C'è qualcosa che non va.

Questo pensava Skadi Turner quando era rientrata in quello che pensava essere il posto più sicuro al mondo. Si aspettava di trovare Margaret intenta a spolverare forsennatamente le mensole stracolme di libri, muovendosi al ritmo della familiare musica jazz che l'accompagnava nelle faccende ogni mattina. Non fu così.

«Nonna?» si schiarì la gola e parlò ad alta voce. Skoll uscì dalla cucina confermandole che la donna non era nemmeno lì, ma prima che potesse salire le scale che portavano al secondo piano dei rumori sommessi la fecero tornare a respirare nuovamente con calma e scacciò via ogni timore quando l'esile figura della sua tenera nonna si sporse dalla ringhiera con un sorriso sornione.

«Skadi! Mio dio, cosa ci fai qui? Perché non mi hai avvisata?»

Per quanto non fosse più nel fiore degli anni, l'agilità con cui scese le scale e corse verso di lei stringendola tra le braccia fecero sorridere Skadi come non faceva fa tempo. Ricambiò l'abbraccio con forza e si godette per un lungo istante il solito profumo inebriante di Margaret. Profumo di casa, di famiglia.
Quando sciolsero le braccia Margaret pensò bene di stritolare con amorevolezza anche Skoll, affermando che vedeva sia la ragazza che il lupo troppo sciupati e che la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata cucinare una delle sue deliziose ricette per i nuovi arrivati. Skadi si sedette in cucina, guardando sua nonna preparare un pranzo che avrebbe saziato un esercito. Rimase in silenzio per la maggior parte del tempo, godendosi il momento in pieno e lasciando che tutti i problemi che le fumavano in testa facessero spazio solo alla gioia di essere tornata a casa. Non poté fare a meno di notare il gesto quotidiano di accendere la radio con la consueta musica jazz, sentire l'odore invitante degli spaghetti con salsa di pomodoro che tanto amava e che solo lei sapeva fare magicamente, il muso sereno del lupo che si beava delle continue carezze sulla testa.

𝐆𝐎𝐃 𝐎𝐅 𝐖𝐈𝐍𝐓𝐄𝐑 | MarvelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora