Capitolo XXII

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Aveva partecipato a pochi balli, quando abitava con sua zia, durante la sua prima stagione, e poi più nulla per ovvi motivi. 

Non ne aveva quindi sentito la mancanza, considerato che non era proprio tipo a cui potessero piacere certe cose. Eppure, proprio come aveva detto ad Heath, era eccitata come una bambina in procinto di esplorare mondi nuovi. 

Si sentiva anche onorata dal fatto che lady Astrid avesse insistito affinché fosse presente, nonostante non appartenesse a nessuna famiglia nobile e non fosse accompagnata da nessuno. 

Oltretutto l'abito che la padrona di casa le aveva fatto confezionare era davvero bellissimo, perfino più prezioso ed elegante di quelli che sua zia faceva preparare per lei. Il che era tutto dire, considerato quanto la donna s'impegnasse per farle trovare un marito. 

Si aspettava di tutto, da quella serata, ricordando a mala pena quelle che aveva trascorso negli seguenti e forse proprio per questo non riusciva a smettere di essere euforica mentre finiva di prepararsi.

Lady Astrid le aveva offerto anche l'aiuto di alcune sue domestiche, ma lei si era rifiutata categoricamente. Già si sentiva troppo a disagio per tutto il trattamento d'onore che aveva ricevuto.

Purtroppo però era stata comunque costretta a chiedere aiuto alla ragazza che si occupava di pulire la sua camera da letto tutti i giorni, perché i lacci del corsetto erano posti sulla schiena. 

Ma comunque rifiutò il sui aiuto per l'acconciatura, cosa che aveva sempre fatto da sola e che non avrebbe mai permesso ad un'altra persona di occuparsene.

Per quanto venisse da una famiglia nobile, e fosse anche cresciuta con una zia rigida e sempre attenta all'etichetta, negli ultimi anni aveva imparato a cavarsela da sola e ad apprezzare la sua autonomia.

Anche nelle piccole cose, come preparare la proprio acconciatura, la faceva stare bene con se stessa e la rassicurava sulla sua indipendenza. Già era difficile per un donna ottenere certi privilegi, e in alcuni ambiti completamente impossibile, almeno nel suo piccolo poteva decidere per sé.

Quando uscì dalla sua camera da letto, in leggero ritardo, trovò Heath accanto alla sua porta che la stava aspettando.

«Che cosa ci fate voi ancora qui?».

«Ho pensato che sarebbe stato più opportuno accompagnarvi, se non vi disturba», il tono di voce, quasi in un sussurro, il rossore leggero sulle guance di lui e il modo in cui aveva evitato di guardarla in faccia, lasciava intendere che fosse un po' in imbarazzo.

Eppure Joyce non poté non sorridergli mentre annuiva: «Non mi dispiace affatto».

Non gli fece notare che trovava il gesto molto dolce e che era felice di non dover entrare nella grande sala da ballo dei Devenport completamente da sola. Ma era ciò che pensava mentre attraversavano, senza alcune lentezza, il giardino che li conduceva alla villa principale.

«State davvero molto bene con indosso quell'abito...», ruppe il silenzio lui, dopo qualche istante, osservandola solo di sfuggita ma senza farsi sfuggire i dettagli più importanti.

D'istinto Joyce si guardò la lunga gonna vaporosa, difficile da tenere alta mentre camminava sul selciata e non poté non sorridere, concordando con lui.

L'abito era davvero pregiato e senza essere troppo esagerato. Sembrava pensato proprio per la sua semplicità, con quel color crema molto delicato e allo stesso tempo raffinato e adatto ad una serata con inserti e ghirigori floreali in oro, lungo tutto l'abito che si faceva più radi man mano che si scendeva verso le caviglie.

Le poche, ma efficienti, lanterne che illuminava la via, mentre il sole calava, attirava l'attenzione proprio su quei dettagli che riflettevano la luce e quasi accecavano. Per poi scomparire quando entravano nell'ombra, come per magia. 

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