Joyce si era spinta già troppo oltre i suoi doveri d'infermiera quando aveva chiesto al capitano Moore di investigare sulla corrispondenza del suo paziente.
Eppure ciò non la fermò nel fare un ulteriore passo avanti, infrangendo ancora di più l'intimità e la riservatezza di Heath.
Non che una parte di lei non si sentisse in colpa, anzi. In testa le risuonava la voce perentoria della madre superiora che le diceva: Disciplina, Joyce, disciplina.
E mentre si avvicinava alla stanza vuota del suo paziente, riusciva perfino a vederla la faccia della suora, che la osservava dall'alto della sua superiorità morale, scuotendo la testa e giudicandola anche senza affermare nulla.
Ma un'altra parte di lei non riusciva a dimenticarsi l'ultima conversazione avuta con il signor Heath, la sera prima.
In una situazione normale si sarebbe sentita offesa, oltraggiata dai suo modi e dalle sue insinuazioni. E invece era solo molto decisa e pronta ad arrivare al nocciolo della questione.
O almeno a risolvere l'enigma che si celava dietro al suo paziente prima che fosse stato lui a scoprire il suo segreto.
Così aveva approfittato dell'assenza dell'uomo, uscito con il suo caro amico d'infanzia, per fare una cosa che mai e poi mai avrebbe dovuto fare. Entrare nella sua camera da letto e leggere le lettere.
Non ebbe alcuna titubanza nel chiudersi la porta alle spalle, accostandola così da poter vedere sempre con la coda dell'occhio il corridoio, ma si fermò in mezzo alla stanza incerta sul da farsi.
Con tutta se stessa si stava maledicendo per il gesto, ma mentre la sua mente le diceva di fermarsi, il suo cuore le intimava di andare avanti. E alla fine il suo corpo assecondò i desiderio del secondo.
Si mise a cercare ovunque quelle lettere, tra i cassetti del grande comò, sulla scrivania posta vicino alla finestra, si mise perfino a controllare se nel camino ci fosse qualche fessura nascosta.
Ad un certo punto ebbe quasi la paura che le avesse bruciate, o che comunque si fosse liberato di quei pezzi di carta che lo facevano soffrire.
Ma non aveva senso. Heath aveva conservato mesi e mesi di lettere, anche se mai le aveva aperte. Quindi era impossibile che avesse deciso di liberarsene proprio in quel momento.
Ricontrollò così tutto quanto per due volte, credendo forse che le fosse sfuggito qualcosa. Come una pazza iniziò a disperare, mentre il tempo passava e la preoccupazione che Heath potesse tornare si faceva sempre più spazio in lei.
Quando ad un certo punto, proprio nel momento in cui stava per desistere ed uscire a mani vuote, ebbe l'idea di controllare sotto il letto.
Lei da piccola, quando non voleva farsi scoprire dalla zia, ci nascondeva i bigliettini d'amore che riceveva, e aveva continuato con quell'abitudine anche negli anni in cui era stata in convento.
Così s'inginocchiò sul pavimento freddo e infilò il bracciò sotto al morbido materasso del letto, trovando a tastoni quello che cercava.
Tirò fuori dal nascondiglio improvvisato una manciata di lettere, non tutte quelle che aveva visto, ma a sufficienza per farsi un'idea. Si mise seduta sul letto e iniziò a leggere.
La paura e la fretta le avevano fatto dimenticare completamente ogni senso di colpa, e mentre scorreva le righe scritte, non si rese conto di quello che in realtà stava facendo. Era entrata a grandi passi della vita privata di una persona, senza chiedere il suo permesso.
«Che cosa state facendo?», la voce, alquanto furiosa, di Heath, la ridestò dalla sua lettura intensa e la fece balzare in piedi, cosa che causò la caduta di tutte le lettere che aveva in grembo, mentre quella che stava leggendo rimase ancorata alle sue mani.
STAI LEGGENDO
The sad gentleman
RomanceSpin-off appartenente alla serie Plaingrass... Le vicende narrate sono ambientate dopo il libro The true lord. Si consiglia, per tanto, di leggere i primi due libri, prima di leggere questo racconto. Sono passati due anni da quando Heath è andato v...