La festa andò avanti per ore e sembrava che tutti i presenti si stessero divertendo. Compresa Joyce che ballò con così tanti ammiratori improvvisati da perderne il conto.
O meglio, lei ne aveva perso il conto, mentre Heath non staccava mai gli occhi da lei e dal suo accompagnatore di turno, con sguardo cinico e inviperito.
Se ne stava solo in angolo, dopo essere riuscito a liberarsi di Byron, a fissare la scena come se avesse voluto mettere a ferro e fuoco l'intera stanza. Senza però fare nulla.
«Potresti andare da lei».
Heath alzò lo sguardo per posare i suoi occhi freddi su quelli molto più gioiosi di Astrid, che gli stava perfino sorridendo.
«Come?», ovviamente finse di non capire a chi si stesse riferendo, sperando in cuor suo che la padrona di casa lo lasciasse in pace. La conosceva abbastanza da non illudersi, ma una piccola speranza c'era sempre.
«Sai perfettamente a chi mi sto riferendo e non capisco proprio perché te ne stai lì, imperterrito e arrabbiato, a fissare gli altri mentre si divertono».
Lei gli si affiancò e si voltò a fissare la stessa scena che stava guardando lui da minuti interi.
Joyce rideva, scherzava e si faceva condurre da chiunque in mezzo alla pista, mentre tutti gli altri presenti non accompagnati aspettavano il loro turno. All'improvviso sembravano tutti interessati a lei.
Forse grazie a quella spensieratezza che aleggiava intorno a lei, contaminando tutti i presenti, e che contribuiva a nascondere l'imbarazzo per tutti i pettegolezzi che giravano su di lei.
Una parte di Heath era dispiaciuto nel vederla così felice e apprezzata dal resto della società, ma trovò subito un po' meschini i suoi pensieri. E se ne stupì.
«Sono l'invitato scorbutico che non ha voglia di divertirsi, non ti hanno avvisato?», scherzò lui, mentre allo stesso tempo pensava che sarebbe stato davvero bello poter ballare con Joyce.
Astrid non si lasciò convincere dal suo tono sarcastico, e rincarò la dose: «Che fatica, dover essere sempre una persona che non sei... mi chiedo perché mai tutto questo impegno».
Scrollò le spalle, sorrise di nuovo al suo amico e ammiccò nella sua direzione, come se si aspettasse una reale reazione da parte di Heath. In fondo li aveva abituati a dibattiti taglienti e pieni di rancore.
Invece Heath lasciò cadere per qualche istante la sua maschera d'indifferenza, quel tanto che bastava per aprirsi solo e unicamente con Astrid.
«Meglio così, non sono un bravo ballerino... non in queste condizioni», indicò la sua sedia a rotelle, digrignando i denti con rabbia.
Non era certo la prima volta che provava rancore nei confronti della sua situazione e di quella stupida sedia sulla quale era bloccato per sempre.
Ma quella sera più di tutte avrebbe tanto voluto poter camminare come tutti gli altri gentiluomini, raggiungere sulle sue gambe Joyce e danzare con lei.
Astrid non si scompose: «Forse dovresti comunque provarci... in fondo, che cosa hai da perdere?».
«La mia dignità?», azzardò Heath, comunque poco convinto di quello che stava dicendo. E lo notò anche Astrid, a causa del suo tono di voce.
Lo fissò infatti con un'espressione severa, anche se non riusciva a nascondere un mezzo sorriso: «E credi di non averne già persa abbastanza? Restandotene qui in disparte e fissarla con desiderio senza però far nulla? Credimi, ti hanno già notato tutti e hanno già sparlato di te. Non passerai mai inosservato, fattene una ragione».
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The sad gentleman
RomanceSpin-off appartenente alla serie Plaingrass... Le vicende narrate sono ambientate dopo il libro The true lord. Si consiglia, per tanto, di leggere i primi due libri, prima di leggere questo racconto. Sono passati due anni da quando Heath è andato v...