La mattina seguente Joyce si svegliò e si sentì felice. Anzi, leggera.
Non sapeva spiegare il perché, eppure non riuscì a smettere di sorridere per tutto il tempo, mentre si vestiva e usciva dalla sua stanza.
Si chiedeva cosa sarebbe successo da quel momento in poi.
Sicuramente si aspettava un po' d'imbarazzo, dopo gli avvenimenti della sera prima, ma era anche contenta ed eccitata.
La cuoca che la fissò per qualche istante, dopo averla vista entrare in cucina sorridente e canticchiando, ma non disse nulla, si limitò a salutarla, darle il buongiorno e servirle la colazione.
E qualche istante dopo sentirono l'inconfondibile suono delle ruote sul pavimento e non si voltarono neanche, mentre Heath entrava nella sala.
«Buongiorno», fu lui il primo a parlare, con tono monocorde. Non avrebbe lasciato trapelare nulla.
Solo a quel punto Joyce fece finta di averlo appena notato, si voltò e gli sorrise: «Buongiorno a voi».
La loro strana gioia ed euforia gli costò una seconda occhiata strana e curiosa da parte della cuoca che comunque, Joyce doveva ammetterlo, continuava a farsi i fatti suoi.
«Dormito bene?», chiese lei, ignorando proprio il fatto di non essere soli. In fondo erano raramente da soli.
Lui annuì, mentre prendeva posto vicino a lei ed evitava di fissarla negli occhi: «Direi bene. E voi?».
«Direi molto bene», non riusciva a nascondere il suo ottimismo, non solo nel sorriso che continuava a sfoggiare, ma anche nel luccichio nei suoi occhi.
«Bellissima festa quella di ieri, non pensate?».
Lui mugugnò, senza però proferire parola, in quello che Joyce prese come un assenso. Si vedeva che era palesemente in imbarazzo ma questo non le impedì di tentare di far conversazione.
«Il capitano ha ballato con tante fanciulle, chissà che lady Devenport è riuscita nel suo intento».
La cuoca versò loro del tè caldo, guardandoli ancora e cercando di capire in silenzio cosa ci fosse di così diverso tra di loro. Poi se ne andò e finalmente li lasciò da soli.
«Anche voi avete ballato con molti uomini», le fece notare a quel punto Heath, non con tono accusatorio, anzi. Sembrava quasi che stesse tastando il terreno.
«E' vero, ma un ballo è stato più bello di altri», lo vidi trasalire e una parte di lei quasi ebbe l'istinto di scoppiargli a ridere in faccia. Si trattenne solo per educazione.
Heath la guardò, per qualche istante, valutando se stesse mentendo oppure no, ma alla fine si concesse di sorriderle.
Joyce sperava di poter parlare di cosa era successo la sera prima, analizzarlo insieme e decidere cosa fare, eppure lui cambiò discorso.
«Ho parlato con Byron, ieri, e ho chiesto il suo aiuto per cercare vostra figlia», disse tutto d'un fiato, sperando di poter attirare la sua attenzione a sufficienza da non spingerla a tornare sul ballo del giorno prima.
«Non ho raccontato i dettagli, ovviamente, ma ha detto che metterà a nostra disposizione le sue risorse e che chiederà aiuto anche al capitano, essendo cresciuto nell'ambiente degli orfanotrofi».
Joyce rimase qualche istante in silenzio, non sapendo bene cosa dire. Una parte di lei era contenta per la notizia, anche se aveva perso la speranza e non credeva di riuscire a trovare la figlia, mentre l'altra parte si stava chiedendo se fosse opportuno o no tornare a parlare della sera prima.
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The sad gentleman
RomanceSpin-off appartenente alla serie Plaingrass... Le vicende narrate sono ambientate dopo il libro The true lord. Si consiglia, per tanto, di leggere i primi due libri, prima di leggere questo racconto. Sono passati due anni da quando Heath è andato v...