Durante la prima notte alla tenuta tutta l'ansia si presentò prepotente.
Davanti al suo paziente si era mostrata sicura di sé, imperscrutabile e capace, ma quando era rimasta da sola le insicurezze le avevano impedito di dormire una notte per intero.
Era cosciente che ad attenderla ci fosse una sfida che sarebbe stata in grado di metterla alla prova e perfino oltrepassare alcuni limiti. E ciò poteva essere sì un incentivo a migliorarsi, ma anche un ostacolo.
Restare da sola, sdraiata sul letto, senza fare nulla e completamente invasa dai suoi pensieri, non era il modo migliore per affrontare il disagio.
Perciò aspettò fino all'alba e quando il sole raggiunse i piedi del suo letto, con uno scatto impaziente tirò via le coperte e si alzò.
La sera prima aveva disposto tutto nel suo armadio perciò prese il primo vestito che trovò ed iniziò a prepararsi. Per lei non era un problema, abituata a vestirsi da sola da anni.
Raccolse i capelli scuri, senza tralasciare neanche un ciuffo fuori posto, quasi maniacale. Mentre indossava ogni strato e si aggiustava al meglio, non poteva non pensare alle parole della madre superiora.
«Devi sempre essere impeccabile, tutta in ordine e senza un capello fuori posto», le ripeteva come un mantra tutte le mattine durante l'ispezione.
E a ripensarci le sembrava quasi un consiglio assurdo. Forse facile da seguire quando si abitava in una casa come quella dei Devenport.
Ma quando era stata al fronte il suo ultimo pensiero andava all'aspetto. Anzi, a fine giornata era tutto fuorché a posto.
Ma aveva anche imparato ad apprezzare cose all'apparenza superficiali come l'odore del sapone. E proprio per questo, una volta tornata dalla guerra, aveva finalmente compreso le parole della suora.
Con lo stesso spirito, dopo aver allacciato il corpetto sul petto, risistemò anche la sua camera. Rifece il letto, posizionando i cuscini come li aveva trovati, aprì le finestre e fece entrare un po' di aria.
Quando si sentì pronta e ebbe la sicurezza che sulle gonne del suo abito non ci fosse neanche una piega, uscì della stanza. Rendersi utile e fare qualcosa era sempre la soluzione ad ogni sua paranoia.
Fin da quando chiedeva alla madre superiora di poter pulire le scale del convento, avanti e indietro, felice che il lavoro pratico la distraesse dai pensieri cupi.
Entrò nella cucina con la speranza di potersi dedicare alla preparazione della colazione - anche se non era una brava cuoca - e continuare ad usare le mani.
Si era ripresa in poco tempo, ma il suo sorriso fiducioso svanì in un istante quando vide la cuoca già a lavoro.
Una donna paffuta, dall'aria simpatica, un po' bassina, che saltellava da una credenza all'altra sbuffando e con le guance rosse.
Si ricordò che lady Astrid le aveva messo dei servitori a disposizione e si pentì di non aver rifiutato l'aiuto il giorno prima.
«Buongiorno, lady Joyce», la salutò la donna, fermandosi per qualche istante.
«Buongiorno sig...», quando si rese conto di non sapere il nome della donna si bloccò, fissandola con imbarazzo.
Ma la cuoca aggiunse: «Potete chiamarmi Rose, milady».
«Non c'è bisogno che vi occupate anche di me, posso cavarmela da sola».
Non voleva sembrare scortese ma non era proprio abituata a farsi servire.
«Per me non è un problema, milady, sono pagata per farlo...».
«Lo so, però non è necessario, non voglio essere di disturbo».
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The sad gentleman
RomanceSpin-off appartenente alla serie Plaingrass... Le vicende narrate sono ambientate dopo il libro The true lord. Si consiglia, per tanto, di leggere i primi due libri, prima di leggere questo racconto. Sono passati due anni da quando Heath è andato v...