Capitolo VI

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Joyce vinse la corsa con i cavalli, non con facilità però.

Nonostante Heath non salisse su un cavallo da mesi, non aveva perso la sua bravura. Anni ed anni di corse con il suo amico Byron lo avevano reso un vero esperto.

E in realtà fu solo per fortuna che la ragazza riuscì a vincere e tornare per prima alla tenuta. Lei lo sapeva, ma si premurò di non farlo notare al suo paziente. Anzi, si vantò perfino.

«Non buttatevi giù, avete gareggiato con una cavallerizza esperta», con il naso all'insù e la faccia da sbruffona, aveva visto un certo guizzo negli occhi di Heath.

Pochi secondi ma sufficienti per farle capire che anche lui si era divertito. Ma che, soprattutto, non aveva mandato giù la sconfitta.

«Non illudetevi», le aveva risposto con il suo solito tono scontroso: «È stata solo fortuna. Ero arrugginito e, inoltre, avete barato».

Per la prima volta da quando era tornato, non aveva fatto alcuna menzione al suo stato di salute. Ma Joyce era troppo presa a fingersi offesa per farglielo notare, anche se se ne accorse.

«Come, prego?».

«Siete stata sleale... Mi avete fatto credere di poter vincere e all'ultimo mi avete superato proprio nel momento in cui stavo per raggiungere la meta».

Non sapeva neanche lui che cosa stava dicendo. In realtà farneticava, solo per non ammettere che era stato battuto.

In risposta Joyce sorrise, e sarcastica aggiunse: «Il vostro atteggiamento denota che non vi piace perdere, sir Heath».

«Per niente».

Sì scambiarono uno sguardo di sfida che durò minuti interi. Heath pensava solo al suo orgoglio ferito, mentre Joyce già pregustava la sua prossima mossa.

«Se ci tenete tanto a vincere, potrei anche darvi la rivincita, uno di questi giorni».

Lo affermò con un tono quasi non curante. In realtà era tutto calcolato, solo per  stuzzicare qualche tipo di emozione in lui. Lo aveva visto divertito, sopra al cavallo, e deluso di aver perso.

Perciò era convinta che ci fosse ancora qualcosa dentro a quel guscio quasi vuoto, pronto ad uscire con un po' di sforzo.

Heath in risposta la scrutò, come a voler capire cosa stesse nascondendo. Forse aveva capito cosa stava pensando.

Eppure affermò, come se fosse una sua idea: «La prossima volta mangerete la mia polvere», ma non vide il sorriso soddisfatto di lei perché si voltò e se ne andò.

Quella sera Heath si presentò a tavola puntuale e decisamente di buon umore

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Quella sera Heath si presentò a tavola puntuale e decisamente di buon umore. Joyce lo stava aspettando per cenare insieme e fu molto sorpresa nel vederlo perfino sorridere.

Le fece un gesto con la testa, una sorta d'inchino poco elegante e lei risposte con un sorriso altrettanto tirato. Erano evidentemente entrambi un po' in soggezione.

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