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"Tranquilla." Sospirai buttandomi sul divanetto vicino ai camerini.

"Cambiamo negozio?" Chiese Camille. Annuii iniziando a camminare verso l'uscita.

"Sta dappertutto." Dissi sbuffando. "Basta! Me lo voglio levare dalla testa." Dissi convinta ma una parte di me non era così sicura di questo.

"Giusto ti farò uscire con Jake." Disse saltellando. "Io uscirò con Tom, Harry ovviamente verrà, così almeno marcirà di gelosia." Fece una risata malvagia.

Non era una cattiva idea, però poi se non gliene importa niente? E se si porta Abbey?

"Che ne dici? Come è l'idea?" Chiese impaziente della mia risposta.

"Ehm...carina." Dissi alzando le spalle.

"Carina? È perfetta!!" Urlò per strada.

"È tardi devo andare a casa, sai devo mettere a posto la mia camera, la cucina, o dio! Il soggiorno! Ci sono i vestiti tutti sparsi per casa!! No, devo andare. Viene mia madre a cena. Ci vediamo domani?" Chiese camminando avanti e dietro. "Dirò a Jake del piano." Disse correndo verso casa.

"Ciao." Urlai sventolando la mano.

Cominciai a camminare per le vie fino ad arrivare davanti ad un negozio, una gioielleria, c'era una collana a dir poco fantastica, era d'argento come ciondolo aveva una croce. Mi svegliò dai miei pensieri lo squillo del mio cellulare. Sconosciuto. Risposi.

"Pronto?" Dissi.

"Ehi, sono Jake, quello a cui hai dato uno schiaffo non che amico di Harry e Tom. Camille mi ha parlato del piano e sono d'accordo." Cosa? Già gli aveva detto tutto? "Ho chiesto anche alla mia fidanzata, ha detto che andava bene, è stata dura convincerla ma ce l'ho fatta!" Disse con tono vittorioso.

"Oh, ehm...non so se andrà bene come piano." Dissi.

"Oh ma dai, andrà benissimo, mettiamoci d'accordo con il giorno. Ora ti saluto, ci si vede." Disse chiudendo la chiamata.

....

Continuai la mia strada verso casa, non era così tanta come l'andata.
Il vento iniziò a farsi sentire.
Non è possibile che ancora fossero a casa, era ormai tardi e decisi di fermarmi in una pizzeria e comprarmi un pezzo di pizza. Pagai.

Dopo poco arrivai a casa, aprii la porta di ingresso e la richiusi alle mie spalle. Era tutto buio, sentii dei rumori dal piano di sopra, sali lentamente le scale senza far alcun tipo di rumore, appoggiai l'orecchio alla porta dove sentivo questi strani rumore, capii che era la mia notando la maniglia diversa dalle altre. L'aprii lentamente e Lui era li sul letto anzi sul MIO letto con una ragazza, Abbey. Portai immediatamente la mia piccola mano sulla bocca soffocando i vari singhiozzi strozzati.

"Vuoi solo me, non è così?" Sentii Abbey gemere sotto di Harry.

"Non più." Disse Harry entrando nuovamente in lei.

"È per lei?"

"No." Chiarì il ragazzo.

Indietreggiai silenziosamente fino a quando non vidi le scale, le scesi. Arrivata giù scoppiai in un pianto isterico chiudendomi in bagno.
Non avevo bisogno di nessuno, nessuna consolazione, nessun conforto, niente di tutto questo, avevo bisogno di lui, ma non c'era.

Ancora una volta piansi per un uomo.

-HARRY

Dopo aver fatto sesso con Abbey mi rivestii per tornare al mio appartamento, la birra nel mio corpo era ormai andata via.
Era tutto buio, i ragazzi dovevano essere usciti. Continuai a scendere le scale infilandomi la maglietta, sentii dei singhiozzi provenienti dal bagno.
Bussai.

"Occupato." Rispose la ragazza che era li dentro.

Bussai di nuovo per capire chi c'era li dentro.

"Ho detto.." si schiarì la voce. "Occupato." Disse.

"Elise, perché piangi?" Chiesi cercando di aprire la porta ma sfortunatamente era chiusa.

"Non sono affari tuoi, e poi che. " La sentii respirai. "Che ti importa." Chiese.

"Niente." Dissi allontanandomi dalla porta.

"Ecco appunto." Disse ovvia, come se sapesse ormai tutte le frasi.

Uscii da quella casa, la voglia di buttare giù quella porta ed abbracciarla era troppa, ma devo in qualche modo allontanarla da me, la farei solo soffrire e se lei soffre, soffrirò anche io.
Feci il giro della casa arrivando al bagno da dove sentivo ancora i pianti.

"Che mi tocca fare." Sbuffai entrando dalla piccola finestrella del bagno. "Ti prego, dimmi che hai, mi sto spaccando le palle in questa posizione." Dissi facendola ridere. Avevo proprio ragione era un bel suono.

"Niente." Mentì.

"Avevi voglia di piangere, così a caso." Risi.

"Si." Si posizionò seduta sul pavimento contro la porta.

Io stavo ancora in quella posizione scomodissima, guardando ogni suo piccolo movimento.
La sentii ridere, si alzò venendomi incontro, rise ancora cercando di aiutarmi. Aveva tutta quella merda di trucco sulle guance, mi aiutò a entrare definitivamente nel bagno, mi guardò per qualche secondo prima di fondarsi tra le mie braccia.

"P-perché m-i odi?" Chiese bagnando parte della mia maglietta.

Cosa? Io non la odio, beh, alcune volte è insopportabile ma odio è una parola grossa.

"No, non ti odio." Sussurrai fra i suoi capelli. "Tu mi odi?" Chiesi a mia volta.

Annuì.

"Perché?" Chiesi. "Se mi odiassi sul serio non mi staresti spaccando la gabbia toracica." Risi.

"Oh, scusa." Disse con tono tra il serio e l'imbarazzato allontanandosi.

"Non me lo vuoi dire?" Chiesi prendendole la mano, ma al mio tocco si allontanò.

Non lasciarmi. H. S. (Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora