1. I ricordi di famiglia

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Ero sul mio scomodo letto, e a trattenermi c'era il muro color lilla, usavo il cellulare e alzando lentamente e spazientata il
viso,
vidi le icone di tutte le app.
Messaggi, catene e qualche amica che mi chiedeva di intervenire nella sua relazione amorosa: perché o il suo ragazzo era totalmente tonto che se lo mettevi davanti a una macchina per le merendine non sapeva cosa fare, oppure il sue ragazzo era troppo fissato con il calcio o qualcosa del genere.

Lascia il cellulare per qualche minuto e mi scrollai dal muro.

Mi misi a gambe incrociate, la mia schiena da (quasi) perfetta, diventò una gobba goffa; posi i gomiti sulle cosce e le mani si persero nelle mie guance (sembravano un cuscino).

Avendo lo sguardo abbassato, la mia visuale cambiò completamente e quindi mi misi a guardare il tappeto pieno di colori scuri, dove da piccolina giocavo con il mio gattino nero, e mia mamma mi diceva di non toccarlo perché mi avrebbe portato sfortuna per sempre... ma ora... ripensandoci, la sfortuna non esiste, esiste solo per chi ci crede.

La maggior parte delle volte, se fisso qualche oggetto piccolo o molte persone in movimento mi ipnotizo (ma in quei casi)...; se non mi sbagliavo stavo guardando il tappeto, e nello stesso momento mi venne in mente...
#FLASCHBAC#

Era la mattina in cui mia mamma doveva essere ricoverata per donare un pezzetto di fegato al fratello minore che stava avendo dei problemi. Scesi per le scale e la colazione era già calda a tavola, appena vidi mia madre l'abbracciai, lei ricambiò...sentii che l'abbraccio non era come gli altri, questo...era più forte, come se sapesse come sarebbe già andata a finire.

Non piangendo, ma con uno sguardo offuscato e triste: " Se non dovessi farcela, devi sapere che io ti voglio e ti vorrò per sempre bene e all'età di 17 anni, arriveranno 3 ragazzi che ti aiuteranno nel tuo futuro e ti salveranno dai tuoi nemici!"

Non ho osato ripensare al momento in cui mi hanno detto "che non c'è l'aveva fatta". Ogni volta che ci ripenso vedo del vuoto infinito e quando qualcuno mi chiama non sento...in poche parole sono persa nei ricordi, si...ricordi di qualunque tipo, ma i più frequenti sono quelli tristi.

Distolsi lo sguardo dal tappeto e mi alzai.

Da sotto sentii una voce di un uomo adulto e profondo: " Liz, è pronta la cena"

"Papà, mi manca solo un'esercizio di matematica e poi scendo".

"Va bene".

Era una cosa praticamente insensata quella dell'esercizio, ma ne valeva la pena di stare ancora un po' sola.

Non volevo far aspettare mio padre, siccome è l'unico della famiglia che cucina splendidamente, scesi le scale con calma, scalino dopo scalino, il cigolio mi dava di un fastidio e e per questo aumentai la velocità, ma...più andavo veloce più il cigolio aumentava, però mi accorsi anche di un altra cosa in particolare (che solo in quel momento mi ricordai), era uno scalino che aveva una maniglia in cui c'era una serratura complicata che conteneva i ricordi di famiglia.

Arrivai alla fine della scalinata, trovai mio padre in piedi, una mano appoggiata alla parte superiore della sedia e tirata all' indietro (se aveva lo smoking era completo il ristorante).

Io mi sarei dovuta presentare con un vestito elegante? Contenta come non mai, mi lanciai nelle sue braccione grandi, muscolose e calde per l'abbraccio. Prima di sedermi sulla sedia di legno bianco, feci un inchino e mi sedetti.

Chissà cosa c'era per cena....mio padre portò un carellino d'acciaio con sopra un piatto e un tipo di copuletta che copriva il piatto.

Mio padre incominciò: "Sei curiosa di sapere cosa ti ho fatto per cena?"

La mia eternitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora