9. Giornata con papà

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Rimasi fino a mezzogiorno sdraiata a pancia in giù sul mio letto. Aprii gli occhi e mi rallegrai nel vedere fuori dalla finestra il sole, ma quando li richiusil mi vennero in mente tutte le scene della sera precedente.
Nessuno mi capiva, e credevo che nessuno avrebbe potuto capirmi; soprattutto con la vita soprannaturale che avevo.
Che diamine!
Era una giornata bella e soleggiata e a me piacevano le giornate così. Ma condizionata all'idea di quello che mi avevano detto Selena e più tardi mio padre, non riuscivo a godermi la giornata che mi aspettava.
Ormai mezzogiorno e non riuscivo a farmi venire in mente un'azione da compiere pacificamente e che non avrebbe scatenato la guerra sia dentro casa mia che fuori.
Impazzivo? No, non stavo impazzendo. Ero solo arrabbiata con la mia vita. Perché? Perché odiavo il fatto che non potevo dire a nessuno quello che stava realmente accadendo. Soprattutto al mio unico genitore.
D'altronde, stare sdraiata sul mio letto era praticamente noioso. Non sapevo cosa fare, oltre a pensare.
Appoggiai il mento sul bordo del cuscino morbido come i capelli di un africano; alzai gli occhi alla finestra con un' espressione annoiata e addormentata e cercai di rilassarmi il più possibile.
Cercai di pensare che il cuscino a cui ero indipendentemente affondata fosse il petto di Nick (anche se non era proprio la stessa cosa non importava, l'importante che pensavo a lui).
Non avevo neppure pensato a quello che mi avrebbe detto Nick quando l'avrei richiamato, forse un messaggio banale non l'avrebbe di certo calmato. Ineffetti il messaggio mandato ieri a sera, potevano usarlo come scusa che eri con un'altro ragazzo o che un delinquente te lo faceva mandare per non far preoccupare il tuo fidanzato, mentre tu eri stato molestato o rapito.
Per far passare quei minuti indiscutibili allungai il braccio in direzione del comodino su cui era appoggiato il mio cellulare (possibilmente scassato), lo presi con una stretta da morta e lo sbloccai con la mia password.

"1 nuovo messaggio"

Bene... chi sarà mai...
Andai sull'icona dei messaggi e vidi che se si parlava del Dio della morte, motivo anch'io.
Il solo pensiero di aver ricevuto un messaggio da Nick mi riempiva di gioia, mi faceva sentire accanto a lui ogni secondo, anche se fosse andato in guerra (e non sarebbe mai morto). Ma sapere che Nick era un vampiro, con la pelle bianca come la porcellana, i capelli dannatamente neri come il carbone, gli occhi color ghiaccio e quella dannata bellezza... mi facevano impazzire. Si poteva definire un vero Dio della morte.

Il messaggio di Nick diceva: "Non ti preoccupare. Ora riposa, ci vediamo domani."

Era così dolce, sembrava che esprimesse tutte le sue emozioni per me solo nei messaggi, solo che non ero io sveglia...lui li esprimeva ogni secondo della sua vita e forse anche quando mi doveva ancora conoscere.
Lo adoravo...
Non c'era testo che poteva spiegare la sua importanza e esistenza.
Non risposi al messaggio di Nick, perché se diceva "ci vediamo domani" so che lo manteneva... è un ragazzo di parola.
Mi dovevo fare coraggio e forza. Decisi di vestirmi semplice: una maglia a maniche corte color verdeacqua con del pizzo alla fine, dei pantaloni di una tuta grigia e con le ciabatte color bianco, ormai sporco.
Vestita, andai in bagno. Mi guardai allo specchio.
Ero io? Quella ragazza mal ridotta, con tutti quei lividi, capelli da pazza, occhi rossi e gonfi e quell' espressione di una persona picchiata. Ero un cucciolo che era stato sgrida dal padrone. Non potevo essere io, io sono un'altra persona... non sono questa.
Mi concentrai sul mio aspetto che era decisamente mal ridotto.
Alzai il rubinetto di marmo e acqua fredda cominciò a scorrere, lavando il lavabo. Misi le mani sotto l'acqua e riscoprii il tatto. L'acqua si precipitò sulla mia faccia e mi sentii più fresca e leggera. Come se tutto il peso alle mie spalle fosse per un momento andato via.
Feci un sospiro quando mi asciugai la faccia e mi truccai con un po' di eyelainer nero e ombretto argento.
Uscii dalla stanza e mi ritrovai davanti all'inizio delle scale, mentre un sospiro profondo invase la mia testa.
Scesi le scale con il pensiero che avessi un vestito bianco e abbellito con del pizzo e brillanti. Andai in cucina e mi prepara un panino al prosciutto cotto con del formaggio emmental, mi sedetti di fronte alla grande schermata di vetro e cominciai a mangiare lentamente. Mentre mangiavo sentivo il sapore solo del pane e del formaggio, come se il prosciutto non lo avessi mai messo; ma non era questa la cosa più importante. Guardai con più attenzione il cielo azzurro, accompagnato da nuvole paffute e bianche. Le nuvole sembravano la vera essenza di quando una persona si sporcava d'amore.
Distolsi lo sguardo dal cielo e lo portai sul marciapiede.
Nick con dei jeans blu, una maglia rossa, un giacchetto di una tuta grigia e un cappello grigio di cui la metà era indietro si stava avvicinando a casa mia e un sorriso fino agli occhi mi riempì di gioia.
Ma una persona che non avevo notato si fece presente.
Mio padre che probabilmente era andato a sistemare le siepi, bloccò Nick con una mano facendo uno stop. L'espressione di mio padre era seria e arrabbiata da sembrare intimidatoria, ma io lo conoscevo... non era così, lo faceva per il mio bene.
Invece, l'espressione di Nick era incredula, si capiva perché continuava a muovere gli occhi a destra e a sinistra. Non sapevo ciò che mio padre gli stava dicendo, ma non era nulla di buono, perché Nick si era girato e se n'era andato senza alcuna esitazione.
Per un minuto rimasi a guardare Nick se ne andava chissà dove, e osservai mio padre che rimase a guardarlo per poi ritornare al suo prato.
Mi sentivo gli occhi lucidi, bagnati. Le lacrime iniziarono a scendere come una cascata e cominciai a piangere silenziosamente. Mi alzai dalla sedia, aprii la porta e mi precipitai al vialetto di strada verso mio padre, e li sì che cominciai a piangere con dei singhiozzi.

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