26. Di nuovo loro...

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Vero o falso? Certamente, quello che aveva quasi "urlato" Erica davanti a molti negozi fosse vero. L'espressione, le voci, le lacrime, i respiri, i gesti, i cambiamenti d'umore da un punto in bianco e lo sguardo; gli occhi scuri di Renier e i movimenti che aveva mostrato davanti a me fissandomi, dava l'impressione di stare veramente e seriamemte allerta alla prossima mossa che avrebbe fatto il ragazzo. Non avevo paura né mi sentivo indifesa. Era solo... come una novità che avevi appena conosciuto, spuntata dal nulla, da un dialogo a causa della tua presenza. Era negativo informare Nick sulla verità della coppia inquietante oppure parlare con James, se mi avesse capito? Non ne avevo la più pallida idea. Appena rientrai in casa, il calore fece posto all'aria gelida sul mio viso. Una parte del mio coraggio che avevo sie errata perso appena la frase di Erica ritornò a tamburellare dentro la testa, quasi senza sosta. "Non dirmi che lei... è una delle tue prossime vittime." Ancora ora non avevo la forza di sbattere le palpebre.

Il cervello non riusciva più a trasmettere ordini ai muscoli. "Liz, cara, ti senti bene?" Forse stavo anche tremando. "Sei pallida." Affermò mio padre venendomi incontro.

Ci volle almeno un minuto prima che mi risvegliassi del tutto. "Cosa? Sì, papà sto bene." Anche se l'accoglienza era della mia casa, mi sembrò che non lo era. Quell'immagine compariva continuamente davanti agli occhi, che per poco non mi sembrò di avercelo di fronte.

Il genitore esitò. "Non sono sicuro. Viene a mangiare qualcosa."

Scossi la testa. "Scusa, papà. Io non ho fame." La mia voce si era ristretta ed era bassa. "Ti dispiace se non mangio?" Chiesi sfiorandogli dolcemente la mano. "Mi stai preoccupando. Devi spiegarmi che cos'hai." Insistè.

Mentii. "Non è nulla. Ho solo bisogno di sentirmi più libera, papà." Feci qualche passo in avanti di scatto e strinsi le braccia dietro alla sua schiena. Allora era vero: un abbraccio ti faceva sentire veramente meglio. Mi accarezzò dolcemente la schiena per rassicurarmi e mi sussurrò all'orecchio: "Stai tranquilla, Liz. Un giorno, prima o poi, ti sentirai abbastanza libera da non poter continuare." Anche se non compresi a pieni il significato della frase, promisi a me stessa di ricordarmela.

Ricambia il suo coccolare sulla schiena e il movimento lo feci con più sicurezza. "Grazie, papà." Sciolsi con gentilezza l'abbraccio e poi lo guardai sorridendo, facendogli capire il mio grazie on un secondo modo. "Ci vediamo domani, papà." Lo salutai sorpassandolo e salendo i primi tre gradini, mentre slacciavo il giubbotto nero.

"A domani e dormi bene." Fece cenno con la mano per poi entrare nella cucina. Continuai a salire le scale mentre toglievo il giubbotto e lo appoggiavo sul braccio. Dopo essermi trovata davanti alla porta, la fissai concennrrandomi nella parte opposta della stanza. Di rumori intorno a me non ce n'erano tanti, eppure sentivo la presenza e i muscoli in movimento di qualcuno dall'altra parte della camera. Con tocco quasi invisibile strinsi la maniglia, sospirai pronta ad aprire la porta sperando che non fosse uno dei Demoni. Di scatto spinsi la porta ed entrai nella stanza facendo pulsare le vene sotto gli occhi mentre il sangue caldo che pompava in circolazione si sentiva meglio.

Mi osservai in torno concentrata. "Chi è?" Chiesi a tono, mentre facevo saltare lo sguardo ai lati della stanza. Ancora allerta chiusi la porta socchiusa e mi dirissi verso il letto per prendere il pigiama pesante sotto il cuscino. Pensai nello stesso istante in cui mi spogliavo ed indossavo il pigiama: non ero molto stanca fisicamente, più mentalmente. Forse a causa dello studio oppure di quanto avesse sopportato il mio cervello sentendo la frase di Erica. Infilato il pigiama pensate che subito di riscaldò le braccia e le gambe, e piegati i vestiti sul puffo viola, andai nel bagno per struccarmi. La mia immagine nello specchio medio del bagno mi colpii profondamente: i miei occhi sono così piccoli senza il trucco nero, i capelli dopo che lo smog e lo sporco si era infilato erano poco gonfi, la faccia troppo bianca come quella di una bambola di porcellana minacciava di restare. Presi una salviette umida che profumata i margherita per poi passarla sopra gli occh, con un solo gesto del polso scacciaia via la matita nera leggermente sciolta. Velocemente strinsi nelle dita i capelli color sabbia e feci un codino basso con l'elastico sopra la superficie della lavatrice. La gente diceva tutta allo stesso modo che dopo una giornata movimentata, attiva e piena di impegni con il lavoro o la famiglia ti faceva stancare e che appena toccava il letto con il dito crollavi nel sonno come un ghiro. Questa "opinione" della gente era assolutamente falsa. Io, Liz Crimmy, dopo una giornata di scuola, di un ragazzo che ti compariva sulla porta senza risposta, incontravi il tuo alfa curioso, parlavi con la tua amica di cose soprannaturali, il tuo ragazzo ti baciava all'improvviso, studiavi quasi tutto il giorno e alla fine scoprivi che il ragazzo che ti si era presentato davanti alla porta durante la mattinata aveva bevuto e aveva fatto sesso in passato non con la sua ragazza. La quale aveva chiesto se non sarei stata io la sua prossima vittima. Non ero minimamente stanca; ero molto agitata ed avevo per la testa un sacco di pensieri che vagavano avanti e indietro come uccelli con lo stormo. Dopo che fui uscita dal bagno, mi avviai nella camera da letto illuminata solo dalla luce densa della lampadina posta sopra la scrivania. Il rumore delle tapparelle che abbassavo era frastornante, abbastanza da ricordati un episodio spiacevole, poi spensi la luce rimanendo nell'oscurità tenebrosa e orba. Grazie all'anima da lupo che si nascondeva nel mio corpo umano, attraverso gli occhi riuscivo a vedere gli oggetti, che avevano un alone color viola prugna luminoso, che circondavano la stanza. Rapidamente mi buttai dentro il letto, fra le lenzuola e il piumino fresco come la leggera e gentile arietta del mare causata dalle onde continue. Per poco non mi accovacciai come i gatti e restai con le gambe e braccia al loro posto, mentre metà della faccia era nascosta sotto il piumino che si stava scaldando grazie al mio respiro. Sorrisi per un lungo tempo quando i pensieri non furono più presenti e le emozioni che erano state nascoste si fecero vive. Agitazione, preoccupatezza si erano infiltrate di nascosto nel mio letto e iniziarono a vagare verso di me procurandomi queste sensazioni e speravo di addormentarmi presto e con tranquillità, sempre se fosse arrivata e non feci neppure in tempo a sapere se fosse arrivata seriamemte che mi addormentai con la coperta fino al naso.

La mia eternitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora