18. Alaric

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Stavo pensando che i problemi che stavano piano piano apparendo a Mistic Falls erano troppi e altri irrisolvibili. Quasi non me li ricordavo neanche più i casini che c'erano... vediamo... c'era il branco, più specifico James e Jack; poi c'era Nick con la sua possesssivitá nelle cose e persona, poi c'era Fiamma che era diventata una vampira dagli occhi rossi e zanne affilate e tutti sapevano che era una cosa poco facile da controllare, era quasi impossibile tenere sotto controllo un vampiro appena trasformato. Solo qualche filo d'aria e il vampiro sentiva il profumo dolce del sangue, e sinceramente neppure io che ero Ibrida non riuscivo a trattenermi dall'odore del sangue e se alcuni credevano che i vampiri erano liberi non era per niente vero, era il sangue che controllava i vampiri.
Altri problemi erano i due Demoni che ci stavano attaccando a me e Selena, che cosa volevano da me non lo sapevo. Steve e John erano due Demoni che si erano nutriti di me e come avevano fatto a sopravvivere senza nutrirsi per anni era un mistero. La sera prima ero stata aggredita da Nick che con un colpo secco aveva staccato un ramo dall'albero e me lo aveva lanciato con una mira perfetta. Dopo che Fiamma era diventata una vampira, se ne andò con la sua nuova abilità di velocità con Nick lasciando me e il ragazzo ormai morto al giardino della scuola. Ero tornata a casa molto tardi e durante tutto il trafitto mie Ro trattenuta a staccarmi pezzi del paletto di legno dalla pancia. Non volevo svegliare mio padre e per fortuna il giorno prima avevo lasciato la finestra aperta per far cambiare aria. Con un balzo salii e mi trovai dentro la stanza.
Adesso era mattina ed ero nel letto con i vestiti sporchi di sangue secco, era presto e in un'ora mi dirissi verso il bagno per farmi una doccia. Mentre l'acqua calda scorreva come pioggia sul mio corpo, ritracciai con le dita delicatamente il punto in cui la pelle si era ricostruita e il segno più bianco si notava anche tanto. Quando uscii dal bagno, mi vestii con dei jeans neri un po' strappati al ginocchio e schiariti sul grigio, un maglia blu scuro come la notte con un buco a forma di goccia dietro la schiena, delle Nike bianche e poi mi truccai lasciando sciolti i capelli mossi. Presi lo zaino, lo miss in spalla e scesii in cucina mentre prendevo una brioche al cioccolato con del succo di arancia e feci colazione.

"Buongiorno." Mi salutò mio padre sorridente e quando aprii la bocca, l'alito non era più pieno di alcool ma solo del suo dentifricio alla menta.

"Papà... son contenta che ti sei ripresa." Lo guardai sfoderato il sorriso più gioioso che potevo prima di bere qualche sorso di succo.

"Già. Mi sento meglio pure io." Sospirò. "Però ho anche rivissuto l'esperienza di quando avevo vent'anni." I suoi puntarono su qualcosa di invisibile, forse un ricordo e rimase fisso.

Lo guardai male mentre toglievo il bicchiere dalla bocca. "Papà..." mi alzai dalla sedia afferrando il bicchiere e un fazzoletto che avevo usato per non sporcare il tavolo di briciole.

"Ho capito... adesso vai a scuola." Mi affiancò mentre mi mettevano braccio sulla spalla e a quel gesto gli sorrisi compiaciuta per poi girarmi ed essere di fronte a lui.

"Ti voglio bene, papà." Sussurrai mentre lo abbracciavo e lui ricambiò. Quel gesto, quell' abbracciare mio padre mi fece ritornare in mente i vecchi tempi di quando vivevo ancora nelle Marche e una vita normale. Un senso di piacere e felicità mi sentire come una seconda persona tranquilla nel mio corpo, ma la sensazione non durò a lungo. Mio padre si staccò dal mio abbraccio e dai suoi occhi intuii che mi stava invitando ad uscire di casa per andare a scuola. Feci come volle e quando uscii di casa mi ritrovai di fronte Selena, non con la sua solita espressione felice me più seria.

"Selena, che ci fai..." mi girai di scatto verso la porta di casa mia quando sentii un tonfo.

"Chi è lei?" Chiese mio padre serio e con voce profonda.

"Papà... lei è Selena. Selena questo è mio padre." Li guardai entrambi e loro si scambiarono delle occhiate scrutatori. Sentendomi di troppo d che la situazione non stava andando per niente bene, mi piazzai davanti a mio padre e gli sorrisi, ma lui non ricambiò.

La mia eternitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora