L'Ordine della Fenice (prima parte)

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Quell’estate trascorse lenta e noiosa, i gemelli Potter fecero lunghe sessioni di allenamento e si impegnarono molto nello studio teorico di incantesimi di attacco e di difesa: volevano essere pronti a tutto pur di difendere la vita delle persone che erano loro vicino.
La pausa estiva servì soprattutto ad Elizabeth che, facendo chiarezza nel suo cuore, decise che avrebbe lasciato libero Blaise: non le sembrava giusto tenerlo legato a sé quando era innamorata di un altro.
- Lizzy. – la chiamò il gemello, erano stesi all’ombra di un grosso albero nel loro giardino – Ti sento pensare da qui. – si girò sul fianco per guardarla – Stai bene?
- Onestamente no. – scosse la testa – Ho come la sensazione di aver combattuto contro un Dissennatore. – ammise.
- Comprendo come ti senti. – le accarezzò la guancia Harry – Mi dispiace non riuscire a farti stare meglio. – sospirò e nei suoi occhi verdi passò un velo di tristezza – Ci sono delle sere che ho il terrore di addormentarmi perché temo di sognare il cimitero e… - ingollò a vuoto e si zittì, la voce troncata da un singhiozzo.
- Non hai mai voluto raccontare a nessuno cosa hai visto e sentito. – lo abbracciò lei – Perché vuoi tenerti tutto questo dolore dentro?
- Perché i nostri genitori, i nostri zii hanno così tanto da fare per proteggerci. – replicò con un’alzata di spalle – E trovo che…
- Che sia il tipico comportamento da stupido Grifondoro! – concluse una voce facendoli sobbalzare: Severus si era materializzato nel loro giardino, ma nessuno dei due l’aveva sentito.
- Zio Severus! – lo accolse con un sorriso Elizabeth – Ben arrivato.
- Grazie Liz. – ricambiò il sorriso l’uomo che, puntando i suoi occhi neri in quelli verdi di Harry, continuò – Gradirei parlare con te, Harry. In privato.
Il Grifondoro sobbalzò e, sentendo la sorella alzarsi da terra, annuì lentamente.
- Non essere troppo duro con lui zio. – lo pregò la Serpeverde che, dopo aver baciato il padrino sulla guancia, si diresse verso casa per lasciare i due liberi di parlare privatamente.
Non appena la figura di Elizabeth scomparve dentro la porta della cucina, il Pozionista indicò al mago più giovane la panchina del giardino, dove potersi sedere comodamente a parlare.
- Mi dispiace che sei dovuto venire fin qui… - sospirò dopo un silenzio troppo lungo.
- Avrei preferito che fossi stato tu a scrivermi. – si strinse nelle spalle Severus e, prima che il Grifondoro potesse rispondere, iniziò a raccontargli del proprio passato: di quanto era stato complicato crescere, della prima persona che aveva visto morire per mano dei Mangiamorte e della fortuna che aveva avuto nell’avere al proprio fianco la sua migliore amica.
- Non sapevo… - scosse piano la testa Harry.
- Ho fatto cose di cui non vado fiero. – fece un sorriso mesto l’uomo – Tutte le mie azioni hanno prodotto delle conseguenze. Alcune sono state belle, - ed indicò la casa dove abitavano – perché mi hanno aiutato a rendere salda un’amicizia. Altre sono state molto negative ed ho come l’impressione di aver perso pezzi della mia anima.
- Mi sento in colpa per la morte di Cedric. – ammise mentre una lacrima gli solcava il viso – Continuo a pensare che se fossi stato più preparato, magari avrei potuto proteggerlo e…
- Saresti morto al suo posto. – concluse l’uomo che, mettendogli una mano sulla spalla, lo tirò verso di sé – Quello che è successo in quel cimitero è stato crudele. Ma non devi incolparti di niente.
- Già… - mormorò Harry che, affondando il naso nella veste del Pozionista, continuò – Come sta il padre di Cedric?
- Ha chiesto di essere ricoverato al San Mungo, ha capito di aver bisogno di aiuto. Albus ci ha fatto sapere che sta reagendo bene alla terapia. Avrà molto su cui lavorare, ma lì è circondando da esperti.
- Ne sono felice. – sorrise tristemente il ragazzo che, continuando a stare tra le braccia di Severus, gli raccontò tutto quello che aveva visto e provato durante la battaglia nel cimitero, aprendosi con lui come non aveva fatto nemmeno con la gemella.
Severus lo ascoltò in silenzio, limitandosi ad accarezzargli piano la schiena quando la voce di Harry si affievoliva, lasciando che si sfogasse senza giudicarlo.
- Sto pensando se vale realmente la pena continuare tutto questo… - parlò dopo essersi riempito le narici con il profumo della veste dell’uomo.
Il Pozionista si irrigidì e, allontanando Harry dal proprio torace, lo costrinse a guardarlo negli occhi ma non poté dire niente perché Lily li aveva raggiunti in giardino, dicendo che la festa di compleanno stava per iniziare e che Harry doveva andarsi a preparare.
Il Grifondoro si allontanò rapidamente e, non appena gli adulti restarono soli, l’Auror si voltò verso il migliore amico chiedendo:
- Sei riuscito a parlare con lui?
- Più o meno. – sospirò Severus, improvvisamente si sentiva stanco.
- Da quando è tornato dal cimitero si incolpa sia della morte di Cedric sia del ritorno di… - Lily si zittì, aveva ancora difficoltà a pronunciare quel nome.
- Voldemort mamma. – parlò Elizabeth facendoli sobbalzare – Sai, si dice che la paura di un nome non fa che incrementare la paura della cosa stessa. Io non ho paura di chiamarlo con il suo nome.
- Lizzy. – la richiamò il padrino.
- Mia figlia ha ragione. – si strinse nelle spalle la donna – Ma se penso a quello che stava per fare al mio Harry, io…
- Personalmente sono pervaso da una rabbia tale che vorrei cavargli gli occhi con le mie mani. – concluse James che, seguito da Remus e Sirius, era andato a cercarli in giardino.
- Lo siamo tutti. – annuì Severus.
- Concordo con Snape. – sospirò Sirius che, mettendo il braccio sulle spalle del compagno, continuò – Però non possiamo fermarci ora.
- Già. – concordò Remus – I ragazzi non hanno finito la loro formazione. Se fermassimo tutto adesso, non sarebbero in grado di affrontare la battaglia finale e…
- Voldemort vincerebbe. – parlò Elizabeth – Portando il male nel mondo che conosciamo. Uccidendo le persone che amiamo e usandoci come suoi schiavi. – concluse con un’alzata di spalle.
- A volte mi spaventi. – la abbracciò Lily – Sei solo una bambina, ma fai ragionamenti da donna adulta.
- Ho dovuto imparare a farlo. – ricambiò l’abbraccio la Serpeverde – Sono consapevole del compito che ci è stato affidato. Anche Harry lo è, adesso ha solo paura di non essere abbastanza forte per difendervi.
- Gli dimostreremo che non è così. – la baciò sulla tempia James, ma non continuarono la conversazione perché gli invitati al compleanno dei gemelli avevano iniziato ad arrivare.
Alcuni compagni dei ragazzi mandarono un gufo di scuse all’ultimo minuto ma, nonostante tutto, la festa si svolse nel migliore dei modi ed i gemelli parteciparono alle attività ed ai giochi che erano state preparate dai rispettivi padrini.

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