VI

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Il giorno di Natale mi ero svegliato, come mi vien di solito fare durante i giorni festivi, verso mezzogiorno. In un certo senso è comodo svegliarsi così tardi di tua volontà, perchè ti senti maggiormente rilassato. L'unico problema è che ogni volta che mi sveglio per quest'ora non posso fare la mia cara, abbondante colazione chiamata "zuppone" ( trentina di gocciole messe nel latte ed impastate assieme ad esso) e quindi devo resistere fino all'ora di pranzo, che magicamente tarda più del dovuto e quindi devo farmi le dodici fatiche di Ercole prima di sbavare come un cane rabbioso e mangiare il piatto assieme al cibo. Infatti oggi, oltre al fatto che abbiamo dovuto aspettare tutti i parenti per rifocillarci dolcemente e mangiare il tutto, la nonna aveva pensato bene di far saltare in aria la cucina, dimenticandosi di spegnere il gas. Fortunatamente era andato tutto bene e verso il pomeriggio, dopo aver trascorso una piacevole chiaccherata con i miei cugini, ero intenzionato ad andare a girare un po' il paesino per vedere se riuscivo a ritrovare qualche mio amico dell'estate precedente. Avevo fatto a piedi un intero pezzo di marciapiede, dove sulla destra potevo ancora udire quelle onde gelate, quasi pietrificate dal clima freddo e rintracciare il promontorio che si ergeva in lontananza. Tuttavia, non ero riuscito a trovare i miei vecchi amici, nel tentativo di cercarli nel classico campetto in cemento. Non che ci avessi sperato più di tanto, data la temperatura, ma ci avevo provato lo stesso. In giro infatti c'erano poche anime vive, per lo più persone di età avanzata che volevano ancora assemblarsi assieme al dolce gemito del mare e delle musichette di Natale che risuonavano nei negozietti accanto alla piazza. Dopo un po' si ersero delle nuvolette che promettevano una giornata più che movimentata, data la brezza gelida che aumentava sempre più d'intensità. Difatti corsi a casa e anche in fretta. Appena ero tornato a casa già si udivano le grida stridule dei bimbi e le discussioni che scorrevano vivacemente tra la gente adulta di famiglia. Sul tardi, però, dopo un miracoloso silenzio, si iniziò a sentire il rumore del vento aumentare e appena mio padre e mio zio alzarono la tapparella, scorsero una tromba d'aria e noi non tanto pronti ad accoglierla. Per minuti incessanti il frastuono del vento mi fece preoccupare, ma fortunatamente dopo che il vento iniziò a cessarsi sempre più, avevamo riaperto le tapparelle e notammo con estrema sorpresa che la sabbia aveva raggiunto anche le strade. Ad un certo punto il rumore del campanello aveva risuonato per più volte...

Io, la natura e il cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora