❥ Rope Over

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Aprii piano gli occhi per colpa di un ronzio lontano ovatto e monotono

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Aprii piano gli occhi per colpa di un ronzio lontano ovatto e monotono. Ma non abbastanza lontano purtroppo.

La vista smise di balzare intorno ai sette colori dell'arcobaleno fino a quando quest'ultimi saettarono in contemporanea dentro i soprammobili per dare luce alla vita. La bajour color primula, la cassettiera in mogano e il tappeto peloso mi sembrarono gli stessi di sempre, ma allora perché mi ricordavo poco e niente delle ultime dodici ore?

Sbadigliai arricciando i piedi godendomi il tepore caldo e soffice delle lenzuola estive, non avendo minimamente bisogno del fresco sulla pelle. Avevo così tanto sonno da non riuscire a tenere gli occhi aperti per più di cinque secondi, finendo per assomigliare ad un cammello egiziano in mezzo al deserto.

Con uno pigro giro ruotai sul fianco infilando una mano sotto il cuscino e provai ad allungare il braccio destro. Ricercai il secondo cuscino, che utilizzavo come povera anima maledetta costretta a subire i miei spasmi notturni, pianti nervosi fino ai miei amoreggiamenti mentali con qualche attore di bell'assetto, per rilassarmi al meglio.

Una volta trovato appoggiai il mento e la mascella sopra la superficie liscia strofinandomi appena. Il flash di un paio di birre e qualche schifezza cinese diedero vita ad un intero film con probabile candidatura all'Oscar; le labbra di Jimin si fecero così vivide nella mia mente da farmi scappare un sospiro di sollievo.

Baci letali, parole volgari e provocazioni lanciate con finta parsimonia fra le nostre bocche, fin sotto al ventre in ebollizione per via delle sue mani sul mio seno, emigrando poi a sud in mezzo alle mie gambe. Come un sublime amante mi portò oltre il cielo, toccammo entrambi l'astro azzurro con le stelle vedette sopra il mare.

Aprii nuovamente gli occhi e una lacrima ribelle scappò mentre fissavo, per la prima volta dopo due anni, il volto dormiente del ragazzo che amavo. Sorrisi annusando il suo odore da uomo così pungente e afrodisiaco, ero così stordita con la testa frastornata dai multipli orgasmi da aver scambiato il petto di Jimin per un cuscino.

Sei reale, pensai tracciando con l'indice la linea naturale dei suoi muscoli, aveva un'aria così classica e antica.

A quel contatto schiuse gli occhi con lentezza, con un sorrisino represso fra le gonfie labbra mi strinse più vicino al suo corpo, come se fossi il biglietto vincente per la fabbrica di cioccolata di Willy Wonka.

«Sei sempre così appiccicoso appena sveglio» dissi mascherando il mio imbarazzo a questa routine estranea alla mia vita.

Due anni non passavano veloci...

Jimin allungò il braccio in alto, sopra la testa, per reggersi sul suo bicipite trovando equilibrio. Non ci provò nemmeno a nascondere una smorfia divertita per il mio commento fintamente acidulo.

«E tu parli sempre troppo appena sveglia; un nastro infinito che non finisce mai» poi puntò gli occhi scuri sul mio collo chiazzato, «Però ai tuoi blah, blah, blah trovo sempre un rimedio» fiatò piano sopra il lembo perlaceo e io seguii ogni sua azione.
«Inizio da questo punto ben preciso...-» la punta del suo naso toccò con leggerezza i pochi centimetri che separavano il lobo dell'orecchio a quello della mandibola.

𝑆𝐸𝑁𝑆𝐼𝑇𝐼𝑉𝐸𝑁𝐸𝑆𝑆 | 𝑝𝑗𝑚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora