❥Fillet Steack and Revenge pt.1

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«Ciao! Non ci sentiamo da una vita, come stai? Senti volevo chiedert-»

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«Ciao! Non ci sentiamo da una vita, come stai? Senti volevo chiedert-»

«Sono Min Nyha, quella del terzo B del liceo...Ah, quella che ti ha tirato un calcio e fatto cascare dalle scale, dici? Non mi ricordo però..TI PREGO NON RIATTACC-»

«Ti prego, ti sto supplicando in ginocchio. Capisco che è appena nata tua figlia ma ti giuro che dovrai fingere solo per un giorno»

«Ancora con questa storia? È stato un incidente! Non era mia intenzione bruciarti la macchina, volevo solo rigarla un pochettino-»

«Ma fottiti tu razza di idiota!»


«Signorina Min»

Chiudo la telefonata e scaravento il cellulare sulla scrivania facendo riecheggiare un sordo rumore metallico. Soffoco un urlo di imprecazione e mi volto verso Hanuel «Ti avviso Hanuel, sono di cattivissimo umore e se non vuoi ritrovarti una cazzo di matita infilata in mezzo alla fronte ti conviene parlare veloce per poi alzare i tacchi»

La giovane segretaria deglutisce stringendo tremante il pomello della porta. Corrugo ancor di più la fronte e finalmente quest'ultima si decide a parlare.

«M-mi dispiace interromperla, ma il vice presidente vuole riceverla nel suo uffic-»

Mi alzo velocemente inciampando sulla gamba della scrivania e mi fiondo fuori dalla porta, lasciando Hanuel alle mie spalle.
Cazzo, il presidente ha esplicitamente chiesto di vedermi e quando questo avveniva non erano mai buone notizie. Il vice presidente, nonché co-CEO Lee Jae-Yong, era conosciuto per il suo temperamento molto discutibile in termini di 'crimini contro l'umanità.' Uno dei pochissimi uomini che mi provocavano timore e angoscia in tutto il corpo, il primo era mio padre, insieme alla sua lunga cintura di cuoio.

Attraverso l'ultimo corridoio spintonando due colleghi a terra e senza prestarne alcuna cura arrivo ansimante davanti alla porta del vice presidente.
Sistemo il colletto, la gonna fuori posto e finalmente busso attendendo la sua gracchiante voce.

«Avanti!»

Tiro le labbra in un sorriso fittizio avvicinandomi piano, ma la mia espressione mi tradisce non appena noto la presenza di un altro uomo assieme al mio capo. Mi schiarisco la voce e mi inchino educatamente.

«Signor Lee, ha richiesto il mio aiuto?» La mia voce resta ferma e calma, dopo anni di duro lavoro in questa azienda mantenere il controllo deve diventare pane quotidiano. Ma senza creare allarmismi inutili, ho sempre finto questa calma e educazione con membri di ceto superiore al mio. Ognuno esercita il proprio metodo per sopravvivere.

«Si volevo esattamente lei. Sorvolerò sul suo breve ritardo, solo per questa volta» congiunge le sue grosse mani giallognole sopra il ripiano guardandomi con aria di rimprovero. Rilascio una risata nervosa appuntandomi nella mente di regalare uno shampoo corretto con crema depilatoria ad Hanuel per Natale.

𝑆𝐸𝑁𝑆𝐼𝑇𝐼𝑉𝐸𝑁𝐸𝑆𝑆 | 𝑝𝑗𝑚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora