❥Tè and Pity

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Nonostante fossero gli ultimi giorni di giugno, il grigiore plumbeo del cielo sembrò decantare l'inizio dell'inverno

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Nonostante fossero gli ultimi giorni di giugno, il grigiore plumbeo del cielo sembrò decantare l'inizio dell'inverno.

Erano due settimane dove l'unico bagliore celeste veniva inoltrato solamente dalla luna. Il sole era sparito così come la calcagna afosa della città.

«Si sono io, ti chiedo ti posticiparmi la riunione delle quindici per le sedici. Si, ho solo bisogno di una pausa prima di affrontare i CEO. Perfetto, a dopo»

Chiusi la cornetta aziendale, assaggiando nel mentre un insipido tè verde con della liquirizia portato da Hanuel. Ero più che sicura che la mia segretaria ci avesse sputato dentro con tanto di accidenti e colpi indirizzati verso la sottoscritta.

«Che schifo»

Mi lamentai in fine, spostandolo definitivamente verso l'estremo della scrivania vicino al tagliacarte. Una vera merda, dedussi fissandolo torva associando quell'intruglio marrone al decorso della mia vita.

Una vera propria merda.

«Signorina Min?»

La porta si aprì rivelando il nuovo taglio scuro e corto di Hanuel insieme al suo fastidioso blush rosa pesca. Soppressi uno spasmo di fastidio sul labbro superiore e la fissai.

«Dimmi Hanuel, hai già aperto la porta. Non ha senso bussare e poi aprire senza il mio permesso» affermai retorica.

Arrossì imbarazzata, mormorando delle scuse «Mi scusi signorina Min, non lo farò più» chinò il capo sotto finta educazione.

Ruotai gli occhi al cielo «Per l'amore di Dio che cosa c'è? Si è rotta un'altra stampante per caso!?» alzai la voce sotto il mio assiduo mal di testa mensile. Possibile che dentro questo posto non ci fosse una sola persona abbastanza preparata per colpire una dannata stampante professionale con la punta di un tacco e la spallata sul fianco?

Al liceo era così semplice sbloccare le macchinette cibo; bastava una spallata laterale e due spinte consecutive. Nonostante dopo mi ritrovassi enormi ematomi sulle braccia preferivo perdere l'omero invece che cedere la mia barretta al cioccolata da 1300 merdosissimi won.

«Niente di tutto questo signorina Min, suo fratello è venuto qui per lei. La sta aspettando nella sala d'attesa del bocco B» mormorò flebile, le unghie laccate di rosa tremarono sulla porta aperta.

Corrugai le sopracciglia, lasciando che le spalle -una volta dritte- si piegassero verso il basso. Cosa cazzo ci faceva mio fratello, un'altra volta qui!?

Sembrava un dejavu. Mi alzai dal mio posto per sorpassarla e indirizzarmi vero il corridoio del blocco B. Ignorai gli sguardi confusi di Hanuel e proseguii la mia marcia verso il maggiore dei Min.

Lo trovai li; un cellulare sgangherato sulle sue mani da pianista e il capo chinato verso il basso insieme alla zazzera sbiadita della tinta.

«Che cazzo vuoi questa volta!?»

𝑆𝐸𝑁𝑆𝐼𝑇𝐼𝑉𝐸𝑁𝐸𝑆𝑆 | 𝑝𝑗𝑚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora