f o u r t e e n

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Sono bloccata da due braccia. Quelle braccia. Potrei riconoscerle anche tra tante persone, ma quelle sono inconfondibili.
Mi volto di scatto e trovo davanti a me Dylan, me lo immaginavo.
Ricapitolando la situazione, io sono qui con uno scaffale dietro, e il muro al mio lato, quindi senza via di uscita; inoltre la signora Anne non c'è e non so che cosa fare.
Dylan continua a guardarmi negli occhi, avvicinandosi sempre di più, e io continuo a guardare altrove per l'imbarazzo.
"So che non mi resisti, Kylie" inizia convinto di sé.
Non è vero.
Oh si che è vero ;)
Oh sta zitta!
Io lo ignoro e sbuffo guardando verso la porta della biblioteca: è chiusa, fantastico.
Non ho via di uscita, e voglio uscire da questa situazione il prima possibile.
"puoi anche non ammetterlo, ma tu lo sai bene che è così" continua lo stronzo.
Si avvicina al mio orecchio e piano, sussurra: "a che gioco stai giocando?".
Sono esausta, davvero.
"Siccome ho l'impressione che non ti leverai dai coglioni molto facilmente, tanto vale rispondere alle tue patetiche convinzioni." inizio fredda, cercando di essere il più convinta possibile "A me non piaci, davvero, come potrebbe piacermi la persona che odio di più? E poi non sto giocando a nessun gioco, non voglio stare con te, tutto qui."
Lui allontana un po' il volto e mi guarda storto, cercando di capire se pochi minuti fa avessi davvero detto ciò che pensavo oppure mentissi.
Lui stacca le mani dallo scaffale, e si guarda intorno confuso.
Poi continua.
"Perché è così fottutamente difficile parlare con te?! Merda!" le vene sul collo sono evidenziate per la rabbia ora, e sferra un pugno provocando un suono che rimbomba in tutta la stanza.
"Io ti odio per questo!" dico indicando la sua ferita.
Dannazione è profonda, davvero profonda.
Faccio per andarmene, e lui sembra quasi sconfitto.
"Ma quella ferita è abbastanza grave..." inizio voltandomi di nuovo verso di lui.
Alza il suo sguardo per un attimo, squadrandomi con occhi straniti, come se non se lo sarebbe mai aspettato, ma è successo.
Non so cosa c'è tra me e Dylan, nulla ovviamente.. ma c'è qualcosa di diverso.
Come faccio a odiarlo e contemporaneamente avere quella fitta dentro lo stomaco che mi rende felice quando lo vedo?
So per certo che lo odio, e non cambierà mai.
Fa un risolino da vincitore: non mi piace quando dà per scontato che ciò che vuole, ha. Non li è mai mancato niente suppongo.
Prendo il la borsa medica dallo sgabuzzino, situato dietro il bancone dove di solito c'è Anne.
È più grande di quanto mi aspettassi: ci sono mensole piene di vecchi libri, carte antiche, e pergamene. È davvero pieno di roba questo posto.
"Non mi lascerai morire qui vero?" chiede Dylan impaziente.
"Era quello l'obiettivo" faccio capolino uscendo dalla stanza e dirigendomi verso di lui con un sorriso tirato.
Prendo uno sgabello e mi siedo dinanzi a lui iniziando a medicare le nocche sanguinose.
"Molto divertente" ironizza lui, roteando gli occhi al cielo.
"Modestia a parte, lo sto" faccio l'occhiolino provocandolo.
In senso buono eh.
Si sa che tra poco non sarà più in senso buono, è solo questione di tempo ;)
Shh.
Dylan a questo gesto, sorride imbarazzato e abbassa la testa nascondendo il suo sguardo.
Dopo c'è solo il silenzio.
"Finito!" dico fiera del lavoro che avevo fatto: non ho mai medicato nessuno, e me la sono cavata abbastanza bene.
"Finalmente" si alza guardando la sua mano come se fosse un raro esemplare di mano medicata.
Okay non so neanche io perché l'ho pensato ma vabbè.
Usciamo dall'aula e sto per svoltare a destra, per dirigermi nell'aula studio, ma lui mi ferma e dice "Aspetta.. ehm, c-che ne dici s-se andiamo a prenderci una boccata d'aria?"
Sono indecisa, non mi fido più così tanto di lui. Ricordo ancora quel giorno al mare, le cose che mi ha detto.. e vederlo con un'altra mi fa capire che persona indecisa è realmente.
Non è per gelosia, ma per coerenza, non può dire una cosa e poi farne un'altra. Non ha senso.
Oppure può essere gelosia.
Tu parli troppo spesso, mio caro subconscio.
Mentre sto per dire di no, penso che infondo siamo amici e ricominciare tutto da capo potrebbe essere la soluzione migliore. Quindi accetto.
Usciamo dall'edificio, che definisco ancora come il mio manicomio personale, e iniziamo a camminare dirigendoci verso il parco difronte.
Appena arriviamo, ci sediamo su una delle panchine e guardo in basso, in direzione dei miei piedi, per l'imbarazzo.
Lui si guardò un po' intorno, prima di aprire la bocca e iniziare a pronunciare le prime parole, interrompendo quel silenzio che si era creato tra di noi.
"Kylie.. ascoltami bene perché potresti non credere a quello che sto per dire, e non vorrei litigare con te, ma..." si interrompe a pensare.
Faccio cenno con la mano di continuare, sembra in imbarazzo.
"Jordan non è un bravo ragazzo" sputa.
"Perché tu si?" penso di averlo ferito, mi riusciva sempre bene toccare i punti deboli delle persone.
Mi pento di ciò che ho detto.
"Quindi si vede il bene di una persona solo quando fa qualcosa di buono?" domanda ironico, ridendo nervosamente.
Fa quasi paura.
"Ti sta illudendo" finisce.
Fa per andare via, ma lo fermo.
"Ti prego aspetta" dico come se avessi bisogno di lui, e forse era davvero così.
Ora nella mia testa c'è solo una domanda che continua a ronzarmi intorno:
«E se avesse ragione?»

«one step closer»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora