Capitolo 7: Paura...

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Stavo piangendo nella mia camera quando sento la sicura della porta principale scattare,mio fratello era tornato.

Allora mi rifuggiai nel mio bagno e mi chiusi a chiave facendo girare due volte la chiave nella fessura. Apri il mio amatissimo cassetto e presi la mia coppia preferita, quella che io stessa avevo fatto sposare: cacciavite e temperino.

Mi misi a svitare la vite che teneva attaccata la lama al supporto di plastica. Presi quella piccola lametta che magicamente si trasformò in un'archetto e il mio braccio divenne il suo violino per un concerto di dolore e piacere.

Nell'aria si sentiva quel piacevole odore metallico di sangue.

PERCHÉ...PERCHÉ... Perché non sono come le altre ragazze, perché sono così sfigata, perché ho paura di tutto, PERCHÉ SONO COSÌ DIVERSA????

'Te lo dico io il perché.... È facile. Ma ti sei mai vista, sei uno scherzo della natura. Quei fianchi larghi, quel pancione, quei capelli che sembrano pece...bleah. Fai schifo, ecco perché!'

Sei così cattiva.

'No, sono solo sincera.'

Se faccio così schifo allora perché non mi permetti di farla finita.

'Perché così morirei anche io genio.'

-EGOISTA!!!-detto questo vidi la porta aprirsi ed entrare Thomas... Poi non vidi più niente.... Nero... Tutto nero.

A proposito come cazzo ha fatto Thomas ad avere le chiavi di casa!!!!!

'Ah boh! E io che ne so.'

Che ci fai tu qui? Non sono morta? Dove sono?

'Ti do una risposta universale: boh!'

Molto soddisfacente. -.-"

Attorno a me si formò un prato fiorito, era come se fossi tornata piccola.

In lontananza c'erano i miei genitori, non so dire da cosa gli avessi riconosciuti sapevo solo che loro erano i miei genitori.

Gli ricorsi gridando i loro nomi, loro erano immobili non si giravano, man mano che mi avvicinavo l'atmosfera si faceva più cupa e ciò mi inquietava non poco.

Dopo avergli raggiunti mi posizionai davanti a loro. Ma le loro facce non c'erano. Erano degli specie di slanderman.

Indietreggiai ma mi trovai con le spalle contro il muro. Che poi come fa un campo ad avere dei muri, aspetta non era più un campo aperto, ma attorno a me si stavano formando dei muri, dei muri tutti neri con delle pietre( come quelli delle prigioni ottocentesche) .

I due manichini si avvicinavano a me sempre più pericolosamente.

Mi rannicchiai e abbracciai le mie stesse ginocchia.

-NO! BASTA BASTA!- piangevo, ero impaurita...non volevo...non volevo.

-NO....AAAAAH!-

NadineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora