Capitolo 19:Il riflesso falso.

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-Perché lo fai?-

- Faccio cosa? I medici hanno detto che è stato solo un mancamento.-

-Un forte mancamento dovuto dal fatto che non mangi più nulla! Perché mi fai, ci fai questo!?!-

-Senti sai che ti dico? Che la vita è mia e ne faccio quello che voglio e penso che tu sia solo un egoista a pensare a te stesso. Hai mai pensato a come mi sento, a cosa penso, a cosa vorrei?! No!Pensi solo a te ed ad altre stronzette!!-

-Adesso sarei io l'egoista? Tu sei l'egoista, sei tu che pensi solo a te stessa, a ciò che dovrebbero fare gli altri per te. Ma non pensi mai a come si sentono gli altri! Ora tuo fratello e fuori da questa porta in lacrime a pensare a cosa  avrebbe dovuto fare o dire! E tutti sono preoccupati per te e per la tua salute! In ogni fortuitissimo momento non fai altro che pensare a te stessa!! Secondo te noi come ci sentiamo? Ci preoccupiamo costantemente per te e tu che fai? Tenti di ucciderti. Sai che ti dico? Io non ci sto più, io ci ho provato ad aiutarti, a farti sentire reale, ma tu tutto questo non lo vedi.- Detto questo Thomas uscì e mi lascio da parte sola in quel luogo a me del tutto estraneo.

Incominciai a scrutare con gli occhi gli angoli della stanza. L'unico aggettivo che riuscì a trovare per descrivere quell'ambiente fu scarna. Era una stanza scarna, vuota, priva di emozioni e sensazioni.
Cominciavo a credere di assomigliarle, quella stanza così vuota che faceva affidamento sull'intero edificio aspettandosi chissà quale protezione, ignara che alla prima lieve scossa sarebbe crollato.

Ero vuota, non avevo una personalità, solo mille maschere che indossavo con così tanta disinvoltura da credere io stessa di essere quella persona.

Mi posizionai davanti allo specchio lì vicino, staccando tutte le flebo e i vari fili che mi tenevano legata come una marionetta, facendo così scattare la spia dell'elettrocardiogramma.
Nello specchio si rifletteva una figura esile, sciupata, contornata da una grande veste rigida bianca, senza espressioni.

Diedi un colpo al vetro e una crepa si formò, poi un altro ed un altro, finché non vidi quella crepa riempirsi di un liquido rosso e grumoso.

I lati della bocca scesero come scendeva il sangue dalle ferite e come scendevano le lacrime sulle guance imperlate.

Continuai a dare colpi allo specchio finché un infermiera non mi fermò prendendomi per la veste insanguinata.

Continuai a gridare e a disperarmi ma non una lacrima scese sul mio volto.

NadineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora