Mi fido di te.

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Capitolo 8

La caduta mi risveglia dal sogno. Ormai sono anni che faccio lo stesso sogno, non importa se dormo tutta la notte o se chiudo semplicemente gli occhi per qualche minuto. Non so bene perché, ma ho smesso di chiedermelo. Non ha senso stare a farsi troppe domande quando non hai voglia di darti una risposta. Il Nulla non si chiede né si domanda. Si limita a non esistere. Ma ora queste domande tornano alla mente. Ora che sono con lui in fuga comincio a pensarci di nuovo. Perché sogno proprio lui? Perché proprio lui vuole uccidermi e così realizzare il mio desiderio? E perché alla fine non lo fa? Cosa aspetta? È ciò che voglio. Quando compare la donna, so che se mi catturasse lei sarebbe peggio di morire. La morte rappresenta la mia unica possibilità di libertà. E lui può darmi questa libertà. Vuole uccidermi, ma qualcosa lo blocca. Sta per uccidermi perché lo vuole lui o perché lo voglio io? È per questo che non lo fa alla fine?

La luce è accesa, probabilmente perché siamo crollati entrambi dal sonno e non abbiamo fatto in tempo a spegnerla. Mi alzo e vado verso Bucky per vedere come va la ferita. Lui è sdraiato di fianco sulla brandina, con la schiena al muro. Mi inginocchio davanti a lui e gli sposto la mano che ancora preme sulla ferita. Per fortuna non sanguina più e straordinariamente nel giro di poche ore si sta richiudendo. Anche lui ha un organismo eccezionale. L'Hydra non lascia mai niente al caso ed è proprio per questo che appunto non è un caso che quest'uomo davanti a me sia il Soldato d'Inverno. Hanno provato ad usare il siero su altri, in Siberia. Ma lui è il vero Soldato d'Inverno. Lui ha una percentuale di successo maggiore rispetto agli altri. Gli altri credo non siano stati tolti dall'ibernazione con la caduta dell'Hydra, come invece è successo con me. In pochi sanno della loro esistenza. O forse non conviene a nessuno liberarli. Sono pericolosi, non seguono gli ordini.
Con una mano gli sfioro la medicazione e probabilmente gli provoca dolore, perché ha un piccolo soprassalto e si sveglia.
-Non volevo svegliarti, scusa.
Fa per mettersi a sedere e io mi alzo. Si dà un'occhiata alla ferita.
-Va meglio- dice, sfiorandosela. Gli fa male, lo vedo che sente dolore. -Grazie per averla curata.
-Prego.
Alza lo sguardo verso di me.
-Vieni, siediti- mi dice, facendo posto sulla brandina. Così faccio e mi siedo accanto a lui. -Non pensavo che saresti venuta con me veramente.
-Ci stavano sparando. Seguire l'unica persona che non lo faceva mi sembrava la scelta più sensata.
Sorride.
-No, sciocca. Pensavo che non mi avresti creduto. Che avresti pensato che ero lì per ucciderti. E quindi che avresti provato a farlo tu per prima.
-Così è stato. Ho provato ad ucciderti, per difendermi. Ma contro di te non avrei avuto alcuna possibilità comunque. Se volevi uccidermi lo avresti fatto subito senza troppi fronzoli. "Un lavoro pulito", era così che ci dicevano.
-E perché non sei semplicemente scappata?
-Ho scelto di fidarmi.
Silenzio.
-Ti fidi di me?- mi chiede, guardandomi negli occhi.
-Ho alternative?
Silenzio.
-Se non mi hai ucciso quella volta in Italia e se non mi hai ucciso quel giorno al tabacchino, se non l'hai fatto nemmeno all'uscita del ristorante e se non hai intenzione di strozzarmi con quel tuo braccio metallico proprio ora che sono a un centimetro da te e non ho vie di fuga, significa che non vuoi uccidermi. E non riesco ancora a capire il perché.
-Perché ci deve essere un motivo?
-Perché siamo estranei. Perché neanche gli Avengers salvano gli estranei. Dicono di fare quello che fanno per tutti, ma poi distruggono tutto quello che hanno attorno. Non è propriamente "un lavoro pulito".
-Noi due non siamo estranei, Maria. Tu lo sai cosa siamo, cosa abbiamo condiviso, anche se è stato solo per una notte.
-Era lavoro.
-Non lo era.
-Mi era stato dato un ordine.
-Si, è vero, ma non hai obbedito.
-Invece credo proprio di averlo fatto.
-No. Per quanto tu abbia provato ad essere fedele agli ordini, non ce l'hai fatta. Ti ho visto dentro quella sera. Ho visto chi sei veramente, Maria.
-Io sono il Nulla.
-Tu sei Maria.
-No, io non esisto. Io non esisto! Credimi, morirei per essere qualcuno, vorrei essere Maria veramente. Ma io non lo so cosa sono. Quando ero sotto il comando dell'Hydra ero ESF173. Anzi, ero chiunque. Dalla nuova vicina appena trasferita nell'appartamento accanto, alla studentessa universitaria, alla prostituta e un'arma. Ero qualunque cosa volessero. Poi con la mia liberazione mi sono sentita vuota. Io sono stata creata per quello. Conoscevo tutti i metodi di seduzione possibili, sapevo come trasformare un orecchino e un rossetto in arme letali, avevo uno scopo. Poi improvvisamente sono diventata il Nulla. I servizi segreti italiani hanno provato a reclutarmi. "Ti daremo una nuova casa", dicevano. Ma io sono scappata. Avevo paura di cosa avrebbero potuto farmi. Ci davano il cianuro a ogni missione in caso di cattura. E dopo quello che era successo... ma ora sono qui, davanti a te che mi chiami con un nome che non mi appartiene, ma che vorrei mi appartenesse. Sono un'arma che ha smesso di sparare. Io sono il Nulla. Vorrei esistere, dico davvero. Ma non esisto.
-Non sei il Nulla. Io lo so chi sei. Sei la persona più pura che abbia mai incontrato. Quello che facevi lo facevi per amore, non perché erano ordini da eseguire. Tu non sei come noi, drogati dal siero e dall'ipnosi. Tu ami, disinteressatamente e incondizionatamente. Per questo ora ti senti il Nulla. Ciò che amavi, chi amavi non c'è più.
Comincio a sentire delle lacrime rigarmi le guance. Subito, me le asciugo con il palmo della mano e mi alzo dalla brandina andando verso il bagno. Non voglio farmi vedere piangere. Ma Bucky mi afferra il polso con la mano di carne e mi blocca.
-E penso...- dice alzandosi in piedi e avvicinandosi a me - ... che sia il motivo per cui tu sei qui con me ora.
-Cosa vuoi dire?
Con la mano metallica mi asciuga le altre lacrime, che ora stanno scendendo a fiumi.
-Tu mi ami.
-Non è vero.
-Sì invece. Magari non lo vuoi ammettere a te stessa. Magari ora passando del tempo nel mondo e, come hai detto tu, guardando tanti film, la tua concezione della parola "amore" è cambiata. Ma tu mi ami. E non intendo un amore carnale, fisico, di attrazione. Ma un amore... puro, appunto. Non mi vengono altre parole per descriverlo. Quella notte è stata importante anche per te, vero?
Silenzio.
-Sì. Nessuno mi aveva mai trattata come hai fatto tu. Mi sono sentita... me stessa.
-Allora esiste una "me stessa".
-Credo sia nata quella notte. Mi sono fidata di te. Come mi sto fidando ora. È per questo che sei venuto a cercarmi, allora? È per questo che non mi hai ucciso a Bologna? Mi... ami anche tu?
Silenzio. Mi guarda negli occhi abbozzando un sorriso. Sposta la sua mano metallica dalla mia guancia alla mia nuca e avvicina la mia fronte alle sue labbra. Mi dà un leggero bacio, poi si stacca e va in bagno, chiudendo la porta dietro di sé. Dal rumore capisco che si sta facendo la doccia.
Pensieri e domande mi tartassato la mente, che anche se confusa improvvisamente fa più chiarezza. Ecco perché lo sogno ogni notte. Ecco perché vuole uccidermi: lo fa per me, perché mi ama... e non lo fa alla fine proprio perché mi ama. Alla mente mi torna la dottoressa Hegel, nella terapia intensiva di Vienna, che subito dopo essermi svegliata dal coma mi chiese chi mi portasse quei fiori che ogni giorno spuntavano freschi appena colti sul mio comodino. Erano da parte sua? Quella notte insieme è stata davvero così importante per lui? Mi ama?
Mi avvicino alla porta del bagno, chiusa. Poggio la fronte sul legno e con la mano sinistra afferro la maniglia. Dentro di me il desiderio di entrare dentro quel bagno, dentro quella doccia, diventa sempre più pressante. Lo amo davvero? Non lo so, ma in questo momento aprire quella porta è diventata la cosa più importante del mondo. Prendo un grosso respiro. Entro.

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Salve! Ho qualche domanda da farvi e spero che siate così buoni da darmi qualche feedback.
Ho riletto tutti i capitoli precedenti per vedere se la purezza di Maria fosse presente, anche se velatamente. Mi sono risposta di sì e ora ve lo spiego. Lei non ne parla mai, probabilmente perché non sa di esserlo. E non è già questo essere puri e innocenti? È attratta dalla purezza che vede nei film, come viene detto nel primo capitolo. Forse proprio perché ci si identifica, anche se dice di non capirla e di sentirsi sporca. Questo perché il suo passato, che piano piano comparirà nei capitoli successivi, l'ha portata a sentirsi "corrotta". Ama i suoi "padroni", cercando di soddisfarli sessualmente (l'uomo dei flashback) e prendendo il nome che la dottoressa gli dà (in un altro flashback) come suo. È attratta anche dalla coppia di anziani nel flashback dell'esplosione alla stazione di Bologna. È attratta dall'amore puro. Forse perché è quello che ha sempre voluto da parte dei suoi aguzzini? È per questo che per amore loro ha fatto tutto quello che ha fatto?
Cosa ne pensate? Ci può stare o ho bisogno di renderla più chiara nei capitoli precedenti in una fase di revisione? Grazie a chiunque abbia intenzione di darmi una mano!
EggWoman1

Il Nulla prima del Tutto. || Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora