Io. Ricordo.

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Capitolo 0

    Percorriamo tutto il corridoio bianco lasciando dietro di noi una striscia rossa di sangue, uccidendo chiunque provi ad ostacolarci. Mi porta in braccio, non riesco a stare in piedi con facilità, non riuscirei a scappare.
Arriviamo in fondo al corridoio, dall'altra parte rispetto allo specchio. Ci troviamo davanti una parete bianca, che sembra essere solo una semplice parete e non una porta segreta.
-Merda - dice l'uomo.
-È un vicolo cieco? - chiedo.
Una risata di donna attira la nostra attenzione. SDI1 si gira, con me sempre in braccio. Eccola, tutta sporca di sangue, zoppicante perché un tacco si è rotto, gli occhiali da vista rotti e i capelli fuori posto, con uno sguardo divertito.
-Sì, ESF173. E' un vicolo cieco. E la vostra fuga è stata stupida. Perché volete scappare? Non vi piace la nostra compagnia?
L'uomo mi mette giù, seduta sul pavimento. Tira fuori un coltello dalla divisa e piano piano si avvicina a lei. Lei ha in mano una siringa con un liquido nero.
-E tutto questo spreco...- dice, girandosi per indicare il lungo corridoio bianco tutto imbrattatato di rosso, con cadaveri di uomini vestiti di nero col passamontagna e dottori con camici bianchi -... non è così che ci si comporta con la famiglia. Non è vero, Maria? È così che ti chiama il Sergente Barnes, giusto?
~
{Campagna sperduta austriaca, catacomba sotto la sacrestia, estate 2014.
-Allora, come ti chiami?- mi chiede.
Ci penso qualche secondo.
-ESF173.
-Non è un nome, è un codice.
-I miei creatori mi hanno identificato così.
-Nessuno ti ha mai chiamata diversamente?
-Sì, mia... la dottoressa. Mi chiamava Maria. Mi piaceva.
-E Maria sia.}
~  *
    -Ti ricordi del tuo fidanzato, Maria?
~
{Campagna sperduta austriaca, catacomba sotto la sacrestia, estate 2014.
-Ci hanno trovato- dico.
-Possiamo sempre scappare.
-Possiamo davvero?
Silenzio.
-Ci proveremo- dice. Mi prende e mi abbraccia. -Non dimenticarti di me.}
~
    Improvvisamente, so chi è SDI1 e perché sento di potermi fidare di lui.
-... Bucky? - chiedo, spostando il mio sguardo dalla dottoressa all'uomo.
~
{Italia, base sotterranea Hydra, 1980.
-Ho detto qualcosa che non va?
-No, no. Sono solo confuso.
-Perché?
-Perché non ho mai conosciuto nessuno come te.
-Cioè? Come?
-Semplice.
-Non sono semplice.
-Non mi fraintendere. È una cosa bella.
-Invece no. L'ambiguità è il mio lavoro. Gioco su quello per attrarre le vittime. La gente è attratta dall’ambiguo.
Silenzio.
-Non tutti.}
~
    -Ciao, Maria - mi dice Bucky, girando per un attimo lo sguardo su di me, ma tornando subito su di lei.
~
{Campagna sperduta austriaca, catacomba sotto la sacrestia, estate 2014.
Ride.
-Perché ridi?
-Perché non mi era mai capitato. Per una volta non ho paura di morire. È assurdo come comincia la vita. La mia è iniziata ora, che sta per finire.}
~
    La dottoressa si fa avanti, facendo per andare a sfidare Bucky, lei armata solo di quella siringa con il liquido nero e lui con pistole e coltelli che gli spuntano da tutte le parti della divisa.
-Soldat, non serve a niente che tu la difenda. Al momento lei è più forte di te...
~
{Italia, base sotterranea Hydra, 1980.
-Sei tu la vittima.
Rido.
-Io sono l'assassina.
-E la vittima.
-Ci sono molti cadaveri per il mondo ora che giurerebbero il contrario.
-Hai scelto tu di ucciderli?
-Erano ordini.
-Quindi te ne penti?
-No. Loro sanno cosa è giusto fare.
-Lo fai per Loro?
-Sì.
-Quindi non esegui semplicemente gli ordini.
-È una mia scelta farlo.
-Mai sentito parlare di ipnosi?
-No.
-Non è piacevole.
-Quindi mi sembra che la vittima sia tu. Io scelgo di fare quello che faccio, tu vieni obbligato.
-Perché allora scegli di farlo?
-Perché non voglio deluderli.}
~
    -... tu hai solo un braccio di vibranio. Tutte le cellule del suo corpo, invece, sono unite a cellule di vibranio, che grazie a lei abbiamo capito essere un elemento estremamente versatile.
-Quella che hai in mano cos'è? - chiede lui.
-Questa? Oh, non preoccuparti... non è per te.
-Ho chiesto cos'è, non per chi è.
-È veleno. Per i traditori. Se non fosse stato per Jon, questa avrebbe già fatto il suo lavoro.
~
{Italia, base sotterranea Hydra, 03/08/1980
-Cosa pensavi di fare?
-Io volevo solo...
-Cosa? Scappare?
-No.
-Ecco, immaginavo. Là fuori da sola moriresti in mezzo minuto. Tu sei... debole.
Il suono dei suoi tacchi riecheggia per tutta la stanza. Ogni passo mi entra in testa, come un colpo di pistola all'orecchio. Io sono legata con delle cinghie al muro, con una goccia d'acqua che mi cade sulla testa una volta ogni tre secondi. Una tecnica di tortura usata sui prigionieri. Non riesco a muovermi. Fa molto caldo, le cinghie sono incandescenti, l'acqua che mi bagna è bollente e la stanza stessa è un forno. Io tremo e mi sento soffocare. C'è un camino acceso. Solo una piccola lampadina che pende dal soffitto la illumina dall'alto. I capelli biondi legati in uno chignon perfetto con neanche un capello fuori posto sembrano riflettere sotto la debole luce della lampadina.
-Sono delusa, ESF173.
Si avvicina a me, fino ad arrivare ad un centimetro dal mio viso. Con l'anulare si preme il centro degli occhiali scesi sulla punta del naso per tirarli su. Il gesto è molto elegante. Sul viso le noto per la prima volta delle rughe.
-Ma veniamo a noi: so che hai parlato. So che ci hai traditi. Mentire sarebbe stupido, perché sappiamo già tutto. Lo voglio sentire dalla tua bocca. Cosa hai detto?
-Non ho detto niente.
Respira, profondamente, chiudendo gli occhi. Poi si allontana da me, andando verso il camino. Prende un coltello bianco, che giaceva sui carboni.
-Te lo chiedo per l'ultima volta. Cosa hai detto?
-Niente.
Lentamente, un passo dopo l'altro, arriva nuovamente a un centimetro da me. Mi guarda per qualche secondo. Affonda la lama incandescente nel mio braccio e affonda. Ecco che sento odore di carne bruciata, sento il sangue scorrermi lungo la pelle per finire a gocciolare sul pavimento. Mi ha tagliato le vene.
-Hai visto cosa succede quando si scherza col fuoco? Tra qualche minuto sarai morta, a meno che tu non ti decida ad essere sincera. In quel caso potremmo congelarti e ti salveresti. È tua la scelta, ESF173.
Butta il coltello in terra.
-Maria - dico. Inizio a sentire il formicolio espandersi dal braccio anche al resto del corpo.
-Come hai detto?
-Sono Maria.
Mi dà uno schiaffo.
-Tu sei ESF173.
-No. Sono Maria.
-Quel nome non ti appartiene.
-Me lo ha dato mia madre.
-Tu non hai una madre.
-Sei tu.
Mi dà un altro schiaffo, poi afferra dalla tasca del camice una siringa con dentro un liquido nero, fa come per infilzarmelo l'ago con tutta la sua forza alla gola, ma una voce la ferma.
-Si fermi! Non può, l'arma è di proprietà dell'Hydra.
Dalla penombra, ecco che compare alla luce lui. È visibilmente provato, deluso, scosso.
-Non sono affari suoi - controbatte lei, tenendo il coltello in aria senza girarsi a guardarlo.
-Neanche suoi, se è per questo.
Abbassa il coltello, respira, si mette in disparte.
-Che propone di fare, in alternativa?
-Congelarla fino a quando non sarà possibile trovare un modo per controllarle la mente. L'ipnosi non funziona, non funziona niente con lei. Serve una scienza che ancora non è stata inventata. Aspettiamo. Potrebbe tornarci utile in futuro.
-Ci ha traditi. Verranno qui per noi.
-E noi saremo già fuggiti in America.
-E per quanto riguarda lei?
-La porteremo con noi allo SHIELD, insieme al Soldato d'Inverno.
Soavemente, mi dà una carezza sulla guancia destra. Mi guarda, con occhi pieni di compassione.
-Non la scongeleremo fino a quando non ci sarà possibile controllarla.
Una lacrima gli riga il viso.
-Potrebbe richiedere anni, se non decenni, Jon.
Jon mi dà un bacio leggero sulle labbra, come tutte le volte per salutarmi prima del congelamento.
-Lo so, Ester.
-Potremmo essere molto vecchi o addirittura morti quando verrà scongelata.
-Lo so. Ma sarà meglio così. Non dobbiamo commettere l'errore di pensare a ESF173 come una persona. È un'arma dell'Hydra. Non avrà bisogno di noi al suo risveglio.
-Noi abbiamo bisogno di lei. È tutta la nostra vita.
-Impareremo a farne a meno.}
~
    -Ti ricordi di Jon, Maria? Il tuo fidanzato. Almeno, quello prima del qui presente Sergente Barnes. Lui ti amava, Maria. Ma il tuo "Bucky" lo ha ucciso poco fa. Non ti senti neanche un po' in colpa, Soldat?
Silenzio.
~
{Italia, base sotterranea Hydra, 1980.
-Cara ESF173, riesci a risollevarmi il morale tutte le volte. Forse dovremmo darti qualche ora col Soldato d'Inverno... - dice -...in vista della vostra missione. Gli farebbe bene sfogarsi. E per te potrebbe essere un buon modo per conoscerlo ed entrare in sintonia con lui. Spero non troppo. Odio l'idea di condividerti con qualcun altro. Ma dopotutto, sei stata creata per questo. Le tue vittime credono tutte di possederti, non capendo che in realtà sei tu a possedere loro. E quando credono di avere tutto il mondo ai loro piedi, ecco che li punisci. Ed è la forma di punizione che preferisco: proprio nel mezzo della loro merda, delle loro pulsioni, della loro disgustosa essenza. E tu sei bravissima a dare una ripulita al mondo. Sei straordinaria.
Mi prende il mento e avvicina il mio viso al suo. Mi dà un soave bacio sulle labbra. Poi mi guarda dritto negli occhi ancora per un po'.
-Non divertirti troppo con lui, okay? Cerca di soddisfarlo, ma basta così. Ricorda che tu sei di mia proprietà.
Con un buffetto sulla guancia, se ne va e mi lascia sola nella sua stanza.}
~
    -Lo amavo. Amavo anche te, Ester... mamma - dico, mettendomi lentamente in piedi, sostenendomi alla parete bianca, lasciando impronte rosse dalle mie mani. Mi avvicino anch'io a lei.
-Perché hai smesso di amarci, allora?
-Perché voi per primi non mi avete mai amato. L'Hydra non ha mai ricambiato il mio amore. Perché per voi io sono un oggetto, un'arma.
-Non sai neanche che significa la parola "amore".
-Invece sì.
~
{Campagna sperduta austriaca, catacomba sotto la sacrestia, estate 2014.
-Tu mi ami.
-Non è vero.
-Sì invece. Magari non lo vuoi ammettere a te stessa. Magari ora passando del tempo nel mondo e, come hai detto tu, guardando tanti film, la tua concezione della parola "amore" è cambiata. Ma tu mi ami. E non intendo un amore carnale, fisico, di attrazione. Ma un amore... puro, appunto. Non mi vengono altre parole per descriverlo.}
~
    Supero Bucky e arrivo davanti a lei. La guardo oltre gli occhiali frantumati. La mano in cui tiene la siringa trema. Avverto la sua paura.
-Guardati. Calva, sporca di sangue, piena di cicatrici e di lividi. Zoppa. E con un fidanzato con la testa più frullata della tua. Non eri pronta per fare la madre.
-Cosa?- chiede Bucky, dietro di me. - La madre?
-E tu non eri pronto per fare il padre, se proprio lo vuoi sapere.
-Era incinta?
Sento i passi di lui avvicinarsi sempre di più a noi.
-Era un maschietto. Ti abbiamo sterilizzato più di una volta, ESF173, ma ogni volta che ti congelavamo tutto tornava al suo posto e pienamente funzionante. Ma dubitavamo che per te sarebbe stato possibile concepire. Sei un esperimento scientifico... che a quanto pare è compatibile con un potenziato. Ma come potevamo lavorare su di te incinta? Liberarcene è stata la scelta migliore. E tu, Soldat, non sei neanche in grado di prenderti cura di te stesso. Figuriamoci di un figlio. Lo avresti strangolato sotto ipnosi senza neanche pensarci due volte o chiederti chi fosse quel piccolo bambino che ti somigliava. E per quanto riguarda ESF173, è questione di tempo prima che faccia questa fine.
Dopo un attimo di silenzio, Bucky le lancia un coltello sulla fronte, che si conficca proprio tra le due sopracciglia perfette. Una goccia di sangue le scende dal taglio. Ecco che cade in terra, morta. Ma prima di ricevere il colpo, è riuscita a conficcare la siringa col liquido nero nel mio petto e a iniettarlo direttamente al mio cuore. Cado in terra, priva di sensi.

-
Nuovo capitolo domani!
* Gli episodi scritti tra i simboli "~{...}~" sono ricordi che come flash le tornano alla mente.
PS domani revisiono e controllo errori.
EggWoman1

Il Nulla prima del Tutto. || Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora