Noi due siamo le armi.

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Capitolo 5

Italia, base sotterranea Hydra. 1980.
-Bentornata ESF173.
La sua voce mi riporta alla vita. È lì, in piedi, davanti a me. Due uomini col passamontagna mi afferrano e mi trascinano nella stanza del medico. Ancora non sono in grado di andare camminando da sola, è come se tutto il corpo pesasse due quintali e ogni muscolo è intorpidito. Entriamo nella stanza e i due uomini mi sdraiano sul lettino che si trova in mezzo alla stanza buia, illuminata solo da una lampada che pende dal soffitto, proprio sopra il lettino e dai monitor dei macchinari. I due si posizionano ai lati della porta. Il dottore e un’infermiera mi attaccano una serie di cavi e adesivi, una flebo, il saturimetro e altri macchinari. Controllano le mie funzioni vitali, come sempre dopo lo scongelamento. Con un martelletto, il dottore controlla i miei riflessi. A ogni test che eseguono, si appuntano qualcosa sulla loro cartellina. Mi fanno una serie di punture e l’intorpidimento comincia a scomparire. Comincio ad avere piena coscienza di ogni millimetro del mio corpo. Attorno a me riesco a percepire ogni minima cosa, ogni piccolo spostamento di polvere e ogni piccolo filo d’aria. I miei sensi sono a mille. Continuano ad eseguire test. Riflessi, la reattività delle pupille e altro.
-È pronta, prepariamola- dice il dottore. L'infermiera comincia a togliermi tutti i vari cavi e aghi. Una volta libera mi siedo. Il dottore mi porge un asciugamano, io lo afferro e comincio ad asciugare le gocce di ghiaccio sciolto dai capelli, dal viso e dal corpo. Nel frattempo l’infermiera prepara il mio cambio di divisa sul lettino. Mi spoglio dalla divisa bagnata e mi cambio. Un rumore di tacchi da uomo rimbomba nella stanza. Passo dopo passo. E appare lui dalla penombra, accendendosi una sigaretta. Mi osserva per qualche secondo, poi si avvicina e mi sposta un ciuffo di capelli biondo cenere da davanti gli occhi. Mi carezza la guancia e poggia le sue labbra sulle mie, dandomi un bacio soave. Va verso i macchinari e dà un’occhiata.
-Parametri? - chiede al dottore.
-Ottimali.
-Le ferite della scorsa missione?
-Il congelamento le ha fatte rimarginare tutte. Non ci sono neanche le cicatrici.
-Organismo eccezionale. Pensare che era in fin di vita. Ed eccola qua, in piena forza e come nuova. La sua creazione è stata un miracolo per la scienza.
-Sì, signore. La programmazione genetica era una scienza che prima di lei sembrava inconcludente e irrealizzabile. Col contributo del dottor Zola ciò che sembrava un’utopia è diventato realtà.
Lui annuisce.
-Abbiamo una nuova missione per te, ESF173. La solita storia: seduzione, accoppiamento e rapimento. Considerato com’è andata la volta scorsa, verrai affiancata dal Soldato d’Inverno. Non è che non crediamo nelle tue capacità, tesoro. Sappiamo che non ci deluderai. Ma l’ultima volta sei quasi morta. E sarebbe uno spreco. Tu sei un miracolo della scienza. Non possiamo perderti. Non posso perderti.
Si avvicina a me, mi dà un bacio sulla fronte e mi guarda con i suoi occhi viola.
-Sei importante per me. Questo lo sai.
Mi carezza la guancia e fa per uscire dalla stanza. Nel mentre che va verso la porta dà un ordine ai due uomini col passamontagna nero che mi hanno portato dalla cella di congelamento a qui:
-Preparatela e portatela nella mia stanza. Avete cinque minuti.
Eseguono.
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-Ci ho messo un po’ a trovarti. Non ricordavo quanto fossi brava con i travestimenti- dice il Soldato, tenendo fisso lo sguardo davanti a sé.
-Sono stata creata per questo. È l’unica cosa che io abbia mai fatto.
Siamo sul fondo dell'autobus che porta verso casa mia. Siamo solo noi due e pochi altri. Il piano è questo: tornare alla mia tana, prendere il necessario per la fuga e lasciare l’Austria nella speranza di rimandare il più possibile la nostra cattura. In noi c’è la certezza che prima o poi verremo catturati. E puniti. È questione i giorni. Se non ore. L’unica cosa che possiamo fare è tentare di rendere il loro obiettivo più difficile.
-Credi che le autorità scopriranno che l'Hydra esiste ancora?- chiedo.
-Abbiamo lasciato degli indizi. Ne lasceremo altri. Toccherà a loro fare due più due.
-Se dovessero capire e intervenire, sicuramente non la passeremo liscia. Non siamo puliti.
-Abbiamo il dovere dei confronti del mondo di non restare in disparte. Per una volta ci viene data l’occasione di fare del bene.
Silenzio.
-Già mi immagino la faccia di Capitan America quando lo scoprirà.
-Sì… Steve.
Improvvisamente si irrigidisce e scuote la testa come per scacciare via dei pensieri fastidiosi. Poi si volge a guardare fuori dal finestrino. Non gli chiedo niente e guardo le persone che sono sull’autobus con noi: un ubriacone addormentato, un ragazzo con una divisa di un fast food che probabilmente ha finito il turno, una ragazza e l'autista. Il ragazzo prenota la fermata successiva, schiacciando il pulsante. Si avvicina alle porte e l’autobus rallenta. Il ragazzo ora incrocia il mio sguardo. Mi fissa. E così anche la ragazza si gira e mi guarda. E l'autista mi tiene sott’occhio dallo specchietto retrovisore. Dò un colpetto col gomito alla spalla del Soldato e con un cenno dello sguardo gli indico quello che stava succedendo.
-Non faremo in tempo ad andare a casa- commento.
L’autobus si ferma alla fermata e due uomini col passamontagna nero entrano di prepotenza sull’autobus con il mitra, uno per ognuno, in braccio. Cominciano a sparare verso di noi e così fanno tutti quanti, tirando fuori le armi che avevano nascoste o sotto il sedile o sotto la maglietta o dentro uno zaino. Per sfuggire alle pallottole io mi accuccio dietro i sedili che ho davanti e il Soldato mi avvolge col suo braccio destro, quasi a voler coprire interamente il mio corpo, e col braccio sinistro, quello metallico, para quelle che arrivano verso di noi. I vetri dell’autobus vanno in frantumi. Le schegge mi si conficcato nella mia carne scoperta dalla divisa da cameriera estiva. Fa male.
-Saltiamo fuori dalle finestre. Ora.
Detto questo, il Soldato mi butta fuori dal finestrino rotto, afferrandomi dalla vita. Io atterro sull'asfalto della strada cittadina rotolando. E così poco dopo anche il Soldato esce dal veicolo. Lui atterra in piedi e corre verso di me in terra, mi dà la mano e ci mettiamo a correre verso il vicolo più vicino. Lui sta sempre dietro di me, usando il braccio come scudo per i proiettili. Ma qualcosa va storto e con un suo grido di dolore capisco che uno sparo è andato a buon fine. Si afferra il fianco sinistro e con un ultimo sforzo riusciamo a raggiungere il vicolo buio. Ci nascondiamo per qualche secondo dietro dei bidoni della spazzatura.
-Fammi vedere- dico, togliendogli la mani dalla ferita. Sanguina, ma per fortuna il proiettile è uscito dall'altra parte. Mi tolgo la maglietta e rimango col reggiseno. La strappo e la uso per tamponare la ferita.
-Tieni premuto- dico mettendo la mano destra sul fianco sinistro dove c’è il buco. Fatto questo, sento alcuni passi provenire da dove siamo venuti. Faccio segno al Soldato di seguirmi nell’oscurità verso la fine del vicolo, cioè verso la strada parallela a dove c’è la fermata dell’autobus. Per fortuna la strada è vuota, non c’è nessuno. Il Soldato si avvicina a una macchina parcheggiata proprio lì davanti e con un colpo del braccio, rompe il finestrino e apre la portiera del passeggero. Parte l'allarme, ci fissiamo per qualche secondo, quasi a voler litigare con lo sguardo. "Chi guida?"
-Guida tu- mi dice.
Lui sale dalla parte del passeggero e io vado al volante. Faccio inversione a U e a tutta velocità parto. Qualche sparo alle nostre spalle, alcuni di questi bucano la macchina e spaccano il vetro dietro e lo specchietto destro.
-Hai qualche arma?- chiedo, quasi pregando il cielo di non essere del tutto disarmata contro l'Hydra.
-Ho solo il mio braccio.
-E la pistola con cui mi hai sparato dal tabacchino?
-L'ho rubata da uno dei miei aggressori a Bucarest e l’ho buttata in terra dopo averti sparato.
-Quindi nessun’arma.
-Noi due siamo le armi.
Due moto, una sul lato destro e una sul lato sinistro della macchina, ci colpiscono. Quello di sinistra tira fuori una pistola. Sterzo dalla sua parte, lo colpisco con la macchina e lo fa cascare. La moto dalla sua parte continua a colpirci e il Soldato apre lo sportello, colpendolo e facendolo cascare. Prendo l'incrocio sulla destra. I cartelli indicano direzione autostrada. Altre moto si uniscono e ci seguono, solo che stavolta non riescono a raggiungerci. Sto andando veramente veloce.
-Attenta!- grida, indicando davanti a noi cartelli e luci a segnalare lavori sulla strada. Ci sbatto contro. Ovviamente, data la tarda ora, nessuno è per strada, nessuno sta lavorando, nessuno sta passeggiando e nessuno sta guidando la macchina. Ci siamo solo noi, le moto e gli spari. Qualcuno cade dalla moto, noto dallo specchietto retrovisore, quando si scontrano con i cartelli dei lavori in corso. Ma continuano a seguirci. Abbasso lo sguardo, per caso. Noto una bottiglia di birra che ruzzola sul tappetino del passeggero. Senza pensarci troppo, l'afferro e la passo al Soldato. Prendo l’accendino dalla tasca e glielo porgo. Lui apre la bottiglia, bagnandosi un po' con la schiuma che esce. Strappa un pezzo della maglietta che gli avevo dato a tampone della ferita, lo infila nel beccuccio, apre il finestrino, da fuoco al fazzoletto con il mio accendino e butta la bottiglia fuori. Dallo specchietto noto che colpisce un motociclista, che cadendo ne porta un altro con sé a terra. Poi la birra esplode e prende fuoco. Rimane una moto, che riesce a costeggiarci, dal lato del Soldato, dove c'è il finestrino abbassato. Tira fuori il braccio, riesce ad afferrare la giacca del motociclista, lo solleva, la moto cade dietro di lui e lascia cadere anche l'uomo. Silenzio. Entriamo in autostrada. Nessuno ci stava più seguendo. Noto sul cruscotto della macchina un pacchetto di sigarette aperto. Tiro fuori una sigaretta.
-Soldat, l'accendino – dico porgendogli la mano. Me lo ripassa e mi accendo la sigaretta. Lui accende la radio.
-Dove andiamo ora?- chiedo.
-Conosco un posto.

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Ciao a tutti! Ecco qui un nuovo capitolo! Se vi va, scrivetemi nei commenti cosa ne pensate e lasciate anche un voto! :)
PS avete visto il trailer della storia che ho fatto? Lo troverete nel primissimo capitolo. Che ne pensate? Vi ha incuriosito ?

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Il Nulla prima del Tutto. || Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora