VII. Un evento per pochi intimi

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Canzone consigliata: No.1 Party Anthem, Arctic Monkeys.

Salita in casa, lanciai le scarpe, tolsi giacca e mi sfilai il vestito, rimanendo in mutande mentre giravo per casa a piedi nudi, zampettando sul parquet.
Andai in bagno per darmi una sciacquata, evitando di allagare nuovamente il bagno.
Arrivata in cucina, asciugandomi la faccia, misi su la Moka del caffè che, anche se mi faceva schifo, mi aiutava sempre dopo serate come quella.
Contemplavo il fornello con i gomiti poggiati sul marmo gelido, vicino al piano cottura, e proprio mentre gli occhi si stavano per chiudere, il gorgoglio del caffè giunse al mio orecchio, interrompendo il mio tentativo di recupero energie privo di caffeina.
Lo versai in una tazzina e, sorseggiando quella bevanda così amara che sembrava però avere effetti benefici sul mio sistema nervoso, rilessi la cartellina con le domande che avevo posto agli Arctic, dato che avrei dovuto scriverci un articolo.
Alzai gli occhi e guardai fuori dalla finestra il rarissimo sole londinese che mi lambiva il viso. Quei riflessi di luce sporadica e colorata sul pavimento, mi fecero pensare a qualcosa di nuovo, inaspettato.

Riposta la tazzina nel lavandino, mi sistemai ed uscii. Mentre varcavo la soglia di casa, mi venne in mente che tra due giorni sarebbe stato il compleanno di mio padre, e avrei dovuto fargli un regalo. La prima cosa che mi venne in mente fu un vinile dei 'Beatles' visto che erano il suo gruppo preferito. Decisi, allora, di fare un salto a Covent Garden dopo il lavoro, in qualche negozio di dischi.

Entrai in ufficio, stranamente non in ritardo.

"Buongiorno, Moreau." Disse il capo, appoggiato allo stipite della porta del suo ufficio "forse ieri ti ho giudicata male, il manager degli Arctic Monkeys mi ha detto che i ragazzi si sono divertiti molto e non hanno percepito la pressione dell'intervista... spero scriverai un buon articolo. Mi aspetto grandi cose da te."
Sorrisi fiera, facendo un cenno con la testa e mi affrettai ad andare alla mia scrivania per mettermi subito al lavoro.
Cominciai a scrivere, più ispirata del solito. Scrissi che erano, sicuramente, tra le band migliori che l'Inghilterra ci potesse regalare. Divertenti, piacevoli, e poetici con una grande ironia ma soprattutto con parecchio talento. Loro erano questo e molto altro. Feci un invito a tutti i lettori ad ascoltarli almeno una volta, provando a percepire le sensazioni che suscitavano le canzoni e le melodie, in loro.
Infine riportai le domande che avevo posto e le risposte che mi avevano dato, facendo particolare attenzione a non tralasciare niente.
Dopo mezza giornata di stesure, correzioni e svariate riletture senza sosta, decisi di staccare un'oretta dove sarei potuta andare a Covent per recuperare il regalo, e così feci.
Andai a piedi anche per prendere una boccata d'aria. Arrivai davanti al Sister Ray, il negozio di dischi che frequentavo più spesso quando mi dilettavo prendendo qualche vinile qua e là. Entrando, fui assalita da quell'odore di parquet e muffa tipica dei negozi musicali di Londra.

"Buongiorno!"
"Salve, signorina. Posso aiutarla?" Replicò il ragazzo, dietro la cassa.
"Stavo cercando i vinili dei Beatles. Saprebbe per caso indicarmi dove posso trovarli?"
"Certamente! Guardi, sono lì affianco alla vetrina, sotto la lettera B"
Ringraziai e mi diressi verso la corsia.

Con le mani mi misi a sfogliare i dischi, facendo risuonare la pellicola di plastica che li avvolgeva. Ne  presi uno in mano 'The Beatles-Abbey Road'. Feci strisciare le dita sulla copertina e lo rigirai più e più volte .
Ad un certo punto sentii bussare sulla vetrina. Cercai di non farci caso, pensando che magari fosse qualche ubriacone pomeridiano che voleva solo un po' stuzzicarmi, ma persistette e perciò, infastidita, mi girai...

Occhiali da sole, chitarra nella mano sinistra, ciuffi bruni ricadenti sulla fronte. Chi poteva essere se non Alex Turner che mi stava salutando?
Ci impiegai un attimo a realizzare che fosse veramente lui.
Appena mi ripresi, lo salutai con aria stupefatta,  cercando di trattenere l'euforia che scaturiva nel vederlo e cercando anche di nascondere le mie mani sudate, segno dell'agitazione causata dalla presenza di Turner.
Mi indicò con il dito l'entrata, mimando un 'posso entrare?', annuii e un secondo dopo, udii la porta aprirsi. Oltrepassò la soglia in tutta la sua bellezza mentre il cassiere lo guardava confuso.
Forse sia io che il ragazzo alla cassa stavamo pensando la stessa cosa: "È VERAMENTE LUI?!"

Mi raggiunse nella corsia e sì, era veramente lui.

"Cosa vedono i miei occhi? Cecille!" Esclamò, avvicinandosi sempre di più.
"Alex! C-che piacere rivederti!"
Mi diede un bacio sulla guancia, adagiando le sue morbide labbra alla mia gote e posando la mano sul mio fianco. Percepii come una sensazione di sottovuoto, in quei millesimi di secondo.

*DATEMI UN PIZZICOTTO PER L'AMOR DI DIO*

"Cosa ci fai a Covent in un negozio di dischi, Moreau?" Chiese dopo essersi staccato dal mio viso, guardandosi attorno.
"Stavo cercando un regalo per mio padre. Tra due giorni è il suo compleanno." Risposi, sventolando il vinile.
"Uhh, i Beatles! Oh, ma perché invece non gli prendi questo grande classico? È un gruppo con un frontman estremamente sexy." Annunciò, ravanando tra i dischi sotto la lettera A ed estraendone 'AM' degli Arctic Monkeys, porgendomelo.
"Chi sono questi Arctic Monkeys? Ma soprattutto, chi è questo frontman estremamente sexy di cui parli?"
Lui con l'indice si abbassò gli occhiali e mi guardò dritto negli occhi.
"Porta sempre degli occhiali da sole , in questo momento indossa una T-shirt degli Strokes e sta per chiedere alla ragazza che è di fronte a lui, se questa sera vuole venire ad ascoltare lui ed il suo gruppo in un piccolo locale vicino a Liverpool Street."
Sussultai, pensando intanto a come rispondere alla proposta che ALEX TURNER mi aveva appena fatto. Sfiorai l'infarto.

*CECILLE RISPONDI!*

"La ragazza accetta molto volentieri, e si chiede come abbia fatto a non vedere i manifesti riguardanti il loro piccolo evento di questa sera."
Alex si rimise a posto gli occhiali.
"Perché è un evento esclusivo, per pochi intimi."

*PER POCHI INTIMI?! IO ERO TRA I SUOI POCHI INTIMI?!?!*

"Onorata." Dissi, facendo una piccola riverenza.
"Ti lascio l'indirizzo. Alle 21:00, mi raccomando puntuale! Ah e vedi di essere in prima fila vorrei vederti ballare sulle mie melodie."
"E chi ti dice che ballerò e magari non starò seduta ad un tavolo con un boccale di birra?"
"Perché sei astemia" Ribatté prontamente, sorridendomi e facendomi l'occhiolino.
"Un punto per te " Risposi.
"A stasera, signorina Moreau" Aggiunse infine Alex, facendo un inchino.
"A più tardi, Turner" Replicai, per poi rigirami verso i dischi.

P - A - N - I - C - O

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