XII. Sunflower

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Canzone consigliata: Lost Stars, Adam Levine.

Silenzio.

"COOOSA?!" Urlò Beatrice, facendo risuonare la sua voce in tutto il vicinato.
Jules continuava a fissarmi, con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca spalancata.
Violet improvvisamente si cinse lo stomaco, iniziando ad impallidire.

"Violet, capisco lo stupore, ma sembra tu stia per svenire." Scherzai.
"Effettivamente non hai una bella cera, ti senti bene?" Chiese Jules, posandole una mano sul braccio.
"Torno subito."
Furono quelle le ultime parole di Violet.
Le ultime prima di scomparire correndo, in bagno.

Ci guardammo perplesse, non capendo cosa stesse succedendo.

"Ma che le prende?" Domandai.
"Non ne ho idea. Fino a poco fa sembrava stare bene. Le ho preparato un budino con dei semi di girasole, ma mai avrei immaginato che potessero farle quest'effetto." Rispose Jules.
"Semi di girasole?"
"Ci mancava un'intossicazione alimentare." Intervenne Beatrice.
"L'idea dello sperimentare un nuovo tipo di budino è stata tua."
"Non ho mai detto che sarebbe stata una buona idea."
"Cioè mi stai veramente dicendo che per un budino con dei semi di girasole, Violet si sta sentendo male?" Ribatté l'altra.
"Sto solo ipotizzando."
"No, mi stai accusando di averla avvelenata con un fottuto budino con dei fottutissimi semi di girasole . Ma fai sul serio, Beatrice?!"
Nel mentre, stavo sulla soglia di casa, in attesa che qualcuna di loro mi facesse entrare. Ma proprio nel momento in cui stavo per farglielo notare, un tonfo proveniente dal bagno, arrivò alle nostre orecchie.

Mille pensieri mi passavano per la testa quella mattina. Uno in particolare però, ci fece sobbalzare tutte e tre.
"VIOLET!".

I camici azzurri che svolazzavano, il ticchettio dell'orologio da muro, l'insopportabile odore di candeggina e quell'attesa interminabile.
Tutte e tre avevamo lo sguardo fisso su quella porta.
Pensavamo a cosa potesse esserle accaduto. A cosa potesse esserci sfuggito.
Beatrice si mangiava le unghie, Jules batteva nervosamente il piede sul pavimento ed io ascoltavo scorrere quei minuti infiniti.
La porta si aprì, ci alzammo immediatamente col cuore in gola. Ne uscì una dottoressa bionda con una cartellina in mano.
"Siete le amiche di Violet Berry?"
"S-sì." Balbettai.
"Prego, entrate pure." Disse, facendoci entrare.

Il suo visino pallido come un cencio giaceva sotto quelle tristi lenzuoline. Le braccia erano stese lungo il corpo, il suo sguardo rivolto verso di noi mostrava un sorriso spento, grigio.
"GLIELO GIURO, NON È STATA COLPA MIA. NON VOLEVO AVVELENARLA. DOPOTUTTO ERANO SOLO DEI SEMI DI GIRASOLE, NON PENSAVO POTESSERO RIDURLA COSÌ." Spiegó affannata, Jules.
Scappò qualche risata, rompendo quell'atmosfera così tesa e nostalgica.
"Tranquilla, non sono stati i tuoi semi." La tranquillizzò la dottoressa.
"Oh, grazie a Dio." Replicó, tirando un sospiro di sollievo.
"Ha avuto un importante calo di pressione ma niente di più. La vostra amica sta benone. E anche il suo bambino."
Il fiato si spezzò.
"IL SUO COSA!?" Esclamai, seguita da Jules.
"AVREI PREFERITO I SEMI."
"AWW VIOLET, CONGRATULAZIONI!" Aggiunse infine Beatrice, che dopo quell'affermazione si imbatté in un'occhiataccia che lasciava intendere.
"Che c'è?" Domandò quella, stupita della nostra reazione.
"Vi lascio qualche minuto da sole." Riferì la dottoressa.
Non appena uscì, ci voltammo verso Violet che si guardava le mani, come per sfuggire a quella situazione.
"Ragazze io avrei voluto dirvelo-"
"Ma evidentemente ti è servito uno svenimento in bagno per fartelo uscire dalla bocca." La bloccai, incredula.
"Come avrei potuto dirvelo? Oh, ciao ragazze! Come state, tutto bene? Io? Oh beh, io sono solo rimasta incinta."
"Sai benissimo cosa intendo, Violet. Ci conosciamo da più di dieci anni, pensavo non ci fossero segreti tra di noi."
"Lo so e mi dispiace, sono stata veramente una stupida."
"Non sei stata una stupida, o forse un po'" Sdrammatizzò Jules mentre si avvicinava a lei, insieme a Beatrice "quello che ci lascia un po' perplesse è solo il perchè tu non ce l'abbia detto, tutto qui."
"È una cosa più grande di me e neanche io so come gestirla, quando l'ho scoperto ho dovuto rifletterci a lungo e ancor oggi non so cosa farne di questa 'cosa'."
"Non è una 'cosa', è un dono della vita." Proferì Beatrice.
"Diciamo che se la vita mi avesse donato le cose a tempo debito ora non sarei qui, con 3 chili in più, la nausea, le voglie e gli sbalzi d'umore."
"Beh dai, pensa almeno che Jules non ti ha avvelenata con il suo budino."
"Fino a quando hai intenzione di portare avanti questa storia?" Disse Jules stizzita, guardando Beatrice.

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