XIX. November

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Canzone consigliata: Do me a favour, Arctic Monkeys.

"Alex..."

Non avevo la minima idea del perché si trovasse davanti alla mia porta, ma sapevo per certo che era il momento meno adatto per essere lì.

Aveva lo sguardo fisso su Peter: i suoi occhi si muovevano prima in alto,  poi in basso, in uno sbigottimento visivo che cercava di trovare risposte, davanti a quella scena.

Posò poi gli occhi su di me per qualche secondo, senza dire neanche una parola: le labbra serrate, il petto immobile, quasi come a mancargli fosse stato il respiro. Avrei voluto spiegargli tutto all'istante, vomitare fuori tutto quello che c'era da dire, ma non sembrò necessario perché Turner mi aveva già preceduta; e mentre in cuor mio prevaleva una strana sensazione di angoscia, rimasi sulla soglia in attesa che dalle sue labbra uscisse qualcosa.

"Sei stato tu a a ridurla così?"

"Alex davvero, non è nulla-"

"Non ho chiesto a te, Cecille." Ribattè, non perdendolo d'occhio nemmeno per un istante.

"Aspetta un attimo, io ti ho già visto..." Esordì Peter "...sì, sì, tu sei quello degli Arctic Monkeys."

"Rispondi alla mia domanda."

L'altro sgranò gli occhi, come avesse avuto una rivelazione di materia divina. "Non ci posso credere...quindi tu..." Disse guardandomi. "...quindi lui..." Seguì, guardandolo. "...quindi voi...impossibile." "Una rockstar insieme ad una ragazza qualunque, sembra la trama di un'insulsa commedia romantica." Si voltò poi verso di me. "Potevi dirmelo prima che ti facevi scopare dal cantante degli Arctic Monkeys, gli avrei stretto la mano."

Alex si avvicinò con aria minacciosa al ragazzo, ponendosi a pochi centimetri dal suo viso.

"Stammi bene a sentire brutto pezzo di merda, non ho la minima idea di chi tu sia e men che meno di che cosa tu ci faccia qui, ma giuro su Dio che se non chiudi quella cazzo di bocca e non ti levi dai coglioni, ti faccio passare la voglia di fare lo spiritoso."

"UO, UO, UO, CALMA AMICO. Possiamo risolvere la questione in modo più ragionevole, dopotutto siamo due persone adulte, non credi?"

"Perché le sta sanguinando un braccio?"

"Non le ho torto neanche un capello alla tua verginella." Incalzò Peter, avvicinandosi sempre di più ad Al e guardandolo dritto negl'occhi.

Alex mi fissò per un momento, fremeva dalla voglia di tirargli un pugno in pieno muso, ma in qualche modo quel nostro incrocio di sguardi placò momentaneamente le sue brutali intenzioni.

"Oh, non te l'ha ancora detto?"

"PETER, SMETTILA!" Più urlavo, più il taglio pulsava.

"Non ti agitare, non vedi che non ha neanche le palle per rispondermi a tono?"

"Non sai di che parli!"

"Cecille, guardati: hai il sangue che ti cola da un braccio e stai difendendo un bambinone timido e introverso." Gli appoggiò una mano sulla spalla e riprese. "Guardalo bene in faccia: fa tanto il duro, ma sotto sotto è una persona piena di insicurezze che deve sfogare le sue frustrazioni andando a letto con qualsiasi cagna arrapata e ingenua gli si presenti davanti. Pensavi di non essere come le altre, eh? E invece sei diventata solo un altro nome di una lista, che passerà sulle bocche di tutti il sabato sera come l'ennesima sgualdrina che si è scopato Alex Turner-"

"TI HO DETTO DI CHIUDERE QUELLA CAZZO DI BOCCA!"

Quella frase urlata a pieni polmoni, fece voltare le persone che fino a qualche secondo prima camminavano tranquillamente per Archer Street, fece tappare le sensibili orecchie dei bambini che curiosi cercavano comunque di origliare, attraverso i palmi premuti delle madri, ciò che stava effettivamente accadendo, davanti alla casa della giornalista inglese Cecille Moreau.

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