X. Sorprendimi

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Canzone consigliata: Mad Sounds,  Arctic Monkeys.

Strizzai gli occhi. Vedevo solo il bagliore dei fanali accesi sopra cui si infrangeva la pioggia,
sfumandone la luce.
Notai una figura avvicinarsi a me, ma non riuscivo a distinguerne il viso.
Tentai di alzarmi, barcollando. Le gambe però, non mi sostennero, e così ricrollai a terra.
Vedevo i suoi capelli mossi dal vento, avvicinarsi a me con passo sempre più svelto.
Pensai ad una delle mie amiche, ma nessuna di loro aveva voce così mascolina e capelli così corti.
Ero troppo esausta per capire che ,chi si stesse avvicinando a me, non fosse nessun altro se non Alex.

"Che diavolo è successo?!" Esclamò, chinandosi su di me.
"A-Alex..." Balbettai, battendo i denti.
"Cazzo, stai congelando. Aspetta..."
Lo vidi togliersi la giacca e adagiarmela sulle spalle, sfregando un po' per cercare di scaldarmi.

Sentivo i nostri respiri affannati così annessi, i nostri corpi così vicini...tanto vicini.
Alzai lo sguardo, lo guardai dritto negli occhi.
Sentivo, dentro di me, qualcosa. Non saprei spiegarvi bene cosa. Un miscuglio di: palpitazioni, salivazione azzerata e assenza di parole.
Lui mi fissava. Pochi secondi di profonda intesa.

Mi alzò il viso e lo vidi avvicinarsi piano, con gentilezza.

MA CHE STA SUCCEDENDO?

Ebbi un sussulto, nel quale realizzai che forse sapevo bene cosa stesse per succedere.
Mi lasciai andare, nonostante stessi gelando. In quel momento, fidatevi, sarei anche potuta morire di freddo sotto quel sordido portico di Londra.
Percepivo quasi le sue labbra contro le mie...

MA

Quel momento venne bruscamente interrotto da un'ulteriore clacsonata.
Ci bloccò, ed il tempo che si era come fermato, iniziò di nuovo a scorrere incessante.
Matt, sporgendosi dal finestrino: "Alex, vuoi accompagnarla in macchina o lasciarla per strada durante una tempesta?!".
Alex abbassò la testa e si sporse verso il mio orecchio, sussurrandomi: "Aggrappati a me, Moreau."
Gli cinsi le braccia attorno al collo e sentii sollevarmi da terra.
Appoggiai il mio viso nell'incavo della sua clavicola. Il suo profumo mi scaldò le narici congelate, dandomi un ulteriore senso di sicurezza tra quelle sue braccia.
Intravidi le sue rosee labbra serrarsi per lo sforzo, e devo ammettere di essermi sentita leggermente in colpa.

"Jamie, vai davanti." Esordì Alex
"Non potete andarci tu e la tua fidanzata, davanti?" Ribatté quest'ultimo, abbassando il finestrino.
"Quanti anni hai, Cook? Cinque?"
Sentii il ragazzo aprire la portiera, sbuffando.

"Attenta alla testa." Disse Turner, appoggiandomi una mano sulla nuca, per evitare che la sbattessi contro la macchina. Cosa che ,conoscendomi, sarebbe potuta accadere tranquillamente.

Mi adagiò nella vettura e tempo due secondi, mi ritrovai gli occhi degli altri tre ragazzi puntati addosso.
"Ma tu non sei la giornalista?" Intervenne Matt, guardandomi rannicchiata sul sedile posteriore.
"S-si, s-sono i-io" Risposi, battendo i denti.
"ECCO CHI ERA!" Strillarono Nick e Jamie.
Alex salì in macchina, sedendosi di fianco a me.
Lo vidi scambiarsi qualche occhiata con Cook che si rivolse a me, sorridendo timidamente: "Scusami, se avessi saputo che eri tu sarei andato subito davanti."
Accennai un sorriso, comprendendo il perché di quegli sguardi fra i due.

"Allora giornalista, noi stiamo andando a casa di Turner. Tu che fai? Ti aggreghi?" Domandò Helders.
Mi voltai verso Alex, che mi stava guardando: "Va bene."
"Mi piace la ragazza." Aggiunse Nick.
Il cantante mi arruffò ulteriormente i capelli.
"C'era un po' di venticello, eh?"
"Giusto una leggera brezza, Turner."
E così dicendo, ci avviammo.

Durante il viaggio, nulla sembrava essere successo.
Non accennammo neanche a quell'episodio. Non ci parlammo proprio.
Sembrava tutto normale. Ma sia io che lui, sapevamo bene che niente di quello che era successo poteva definirsi 'normale'.
*Perché l'ho assecondato?* Continuavo a chiedermi, cercando di sfuggire a quella che si rivelò essere la più chiara risposta: mi stavo innamorando di Alex Turner.
Tentavo di zittire quell'abbozzo di sentimento, spostando la mia attenzione sul fatto che stesse solo cercando di portarmi a letto, come d'altronde aveva fatto con tutte quelle prima di me.
Quel pensiero, inspiegabilmente, mi aiutava a non scavare troppo a fondo in qualcosa, che credevo, di aver ormai seppellito.
Ci conoscevamo, di persona, da meno di una settimana.
Ero più che certa, che non ci si potesse innamorare di una persona in così poco tempo. Perciò diedi la colpa ad Alex, e al suo essere il sogno di molte.
Decisi così di staccare la mente da quelle amletiche questioni, almeno fino all'arrivo.

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