XI. Ringtone

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Canzone consigliata: Love is a Laserquest, Arctic Monkeys.

"Torniamo dentro?" Bisbigliai, accarezzandogli dolcemente il viso.
"Moreau, per me potremmo restare qua tutta la notte ma se proprio desideri..." Rispose, facendomi fare una piroetta.
"La vuoi smettere di chiamarmi per cognome? Sembri il mio capo: 'Moreau fai questo, Moreau fai l'altro'."
"Disse quella che mi chiama sempre per cognome".
"Mi stai per caso sfidando, Turner?" Ribattei, con le braccia conserte e volgendogli uno sguardo di 'sfida'.
"Probabile, MOREAU."
Sorrisi, attirata se non stregata da quelle piccole provocazioni che, in me, non facevano altro che aumentare il mio fascino nei suoi confronti.
Rientrammo. Più diversi. Più vicini.

Fu l'esclamazione di Matt ad accoglierci di nuovo in casa.
"Oh, ma guarda un po' chi si rivede!"
"Vi davamo già per dispersi." Aggiunse Jamie.
"E invece... eccoci qui." Replicai mentre mi sedevo sul divano.
"Bella terrazza, eh?" Esordì Nick malizioso.
"Oh, ehm, sì. Però non in quel senso, cioè non abbiamo..." Ero parecchio imbarazzata, e questo fu abbastanza per mettermi ancora una volta in difficoltà.
"Nick, smettila di spaventarla." Intervenne Alex (grazie al cielo, aggiungerei) che stava prendendo la sua chitarra.
"E dai, stavo solo scherzando. Ti ho per caso spaventata?"
"Io? Spaventata? Pff."
Spaventata no, mi stavo semplicemente cagando addosso dall'imbarazzo ma questo naturalmente non lo potevo dire.
Il 'moro' sedutosi di fianco a me, cominciò ad accordare la chitarra, intento a suonare qualcosa. Le nostre bocche tacquero, solo per ascoltarlo.
Riconobbi immediatamente gli accordi di 'Love is a Laserquest'.
Subito, mi sentii avvolta da quelle dolci melodie e da quelle labbra che, poco prima, ero riuscita a raggiungere.
'Or darling, have you started feeling old yet?' A quelle parole si girò verso di me.
Sorrisi, ripensando a quando, quel giorno in metro, mi denominò 'cinquantenne disoccupata'. Sembrava passata un'eternità nonostante si trattasse di qualche giorno.
Come cullata da quella voce, mi addormentai: la mia testa inavvertitamente adagiata sulla spalla di Turner ed il mio corpo completamente abbandonato alla magia di quella notte. Una mano che mi accarezzava delicatamente il viso concluse quella serata, facendo calare sui miei occhi, ancora una volta, il buio.

Il profumo del mattino, le lenzuola particolarmente fresche, la calma...
Elementi sospetti, completa antitesi di casa mia.
Mi alzai di scatto, sbigottita, cercando affannosamente ed invano il mio telefono.
"Ah, ma che cogliona!" Affermai, portandomi la mano alla fronte.
Insomma, ci volle un mezzo infarto per farmi capire che mi trovavo ancora a casa di Turner... nel letto...di Turner.
*FERMI TUTTI, IO ERO RIMASTA AL DIVANO!*
Mi guardai attorno, assicurandomi che non ci fosse nessuno e, dopo essermene accertata, ne approfittai per togliermi qualche dubbio.
Diedi un'occhiata sotto le lenzuola, e tirai un sospiro di sollievo nel vedere che non avevo solo le mutande addosso ma anche i vestiti che per quanto scomodi fossero, erano già un passo avanti.
Mi alzai, sbadigliando e stropicciandomi gli occhi, ancora cisposi e pesanti.
La finestra incorniciava il solito e rivisto cielo.
"Oh ma guarda un po' che strano, ci sono le nuvole. Buongiorno Londra!"
"Buongiorno anche a te Cecille!".
*OH CA-*
Quale fu la mia visione, girandomi di scatto? Soltanto Alex con solo un asciugamano avvolto intorno alla vita, appena uscito dalla doccia.
Stava lì, appoggiato alla porta, guardandomi con quei suoi occhietti scaltri e accattivanti.
Il mio vocabolario davanti a cotanto splendore, si azzerò completamente.

*Se questa è la media dei 'Buongiorno' che dà di solito, comincerò a venire più spesso in casa Turner.*

"Terra chiama Cecille! Ti senti bene?" Disse, interrompendo i miei pensieri e sporgendosi leggermente in avanti.
Esitai un attimo: "No...cioè sì. No nel senso che sì, mi sento bene ma no nel senso che...non trovi faccia leggermente caldo?"
Si mise a ridere, passandosi una mano tra i capelli bagnati.
"Cosa ci trovi di tanto divertente?" Gli chiesi, nascondendo il viso nei palmi.
"Mi piace metterti in difficoltà, Moreau." Rispose lui, avvicinandosi sempre di più e liberandomi il volto, per poi stamparmi un bacio sulle labbra.

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