PrologoUna folata di vento caldo aveva smosso i fili verdi dell'erba del campo dove due ragazzine giocavano e correvano. I lunghi capelli mossi delle due si intrecciavano al vento estivo della campagna e i caldi raggi del sole picchiavano sulla loro pelle pallida. Erano due alte ed esili figure che si snodavano in una bolla di caldo ed umido. Le due sorridevano, scherzavano, ridevano. I loro schiamazzi riecheggiavano nell'aria stagnante. Sui loro visi spuntavano dei grandi sorrisi, facendo intravedere i loro denti bianchi e grandi, mentre sulle guanciotte accaldate si formavano delle infantili fossette.
«Ragazze!» Le richiamò una voce dolce. «È pronto a tavola!» Una donna dai corti capelli biondi le chiamava a gran voce, facendo loro cenno di affrettarsi.
Le due ragazzine si fermarono, guardando la loro madre nel suo abito lungo, leggero, bianco. «Arriviamo mamma!» Urlò la ragazzina dai capelli castani con voce forte, roca. Carol guardò confusa la sorella, non riconoscendo la sua voce, non era forse qualcun altro a parlare? Carol si avvicinò a lei e cacciò un urlo quando vide il suo volto. Non era affatto sua sorella quella.
Carol si svegliò con il respiro affannato e i capelli biondi arruffati, il corpo accaldato e stanco. Qualcuno accanto a lei si alzò di soprassalto, un ragazzo dai capelli neri la teneva stretta in vita e la guardava con il viso assonato. «È solo un incubo, Carol. Ci sono io qui.» Disse con voce roca e impastata dal sonno.
Sebbene fosse ancora addormentato il ragazzo, agiva e parlava in maniera meccanica come se quella non fosse di certo una novità per lui.
Carol si guardò intorno e riconobbe, grazie alla debole e fioca luce che proveniva dal corridoio, la sua camera da letto, accanto a lei il suo ragazzo e nello specchio se stessa: la notte le aveva portato soltanto un altro incubo.
«Vieni qui.» Le disse amorevolmente il ragazzo, portandosela al petto ed accarezzandole i capelli.
«Era solo un incubo, riposa ora.» Non smise di sussurrarle all'orecchio parole di conforto e a districarle i nodi dai capelli con le esili e lunghe dita, mentre Carol si lasciava andare stremata, stringendo in un pugno la maglia del ragazzo.
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Isabelle e Carol
Romance[COMPLETA] Il terrore che provava Nate lo aveva completamente congelato. Sentì gli occhi pizzicargli e il naso pungergli. Dio, non era quello il momento per piangere. «Carol, piccola, sono io.» Aveva detto Nate col suo miglior tono di voce basso e...