Capitolo 5Carol si svegliò con un incredibile mal di testa quella mattina. Non ricordava come fosse finita nuda sotto le calde coperte di quel letto, ma sapeva solo che non si sarebbe alzata per nulla al mondo.
Sentiva la testa girarle e in bocca il retrogusto del vomito. Non si azzardò ad aprire gli occhi. Non avrebbe mosso un dito tutto il giorno se non fosse stata svegliata da Taylor in persona.
«Eccoti, finalmente. Resuscitata dal mondo dei morti.» La prese in giro l'amica, sedendosi accanto a lei nel letto. Carol strizzò gli occhi ancora chiusi e mugolò qualcosa prima di girarsi dall'altra parte. «Ti ho lasciato la mia camera e tu mi ripaghi così?» Si finse offesa Taylor, ma il divertimento era chiaro nella sua voce.
«Mi gira la testa.» Si lamentò Carol con voce impastata dal sonno e dall'alcol. «Non urlare.»
Taylor ridacchiò e le aprì giocosamente un occhio, rivelando le iridi celesti. «Per questo ti ho preparato delle medicine che ti rimetteranno in sesto prima di pranzo.» Carol fu costretta a tirarsi su a sedere e a guardare l'amica con entrambi gli occhi aperti, sebbene li sentisse gonfi e pesanti.
«Tieni.» Le passò un bicchiere d'acqua e tre pastiglie, mentre sul comò bianco e lucido c'erano dei crackers già pronti a sfamarla. Taylor era abbastanza ordinata come ragazza, ma quella mattina i vestiti erano sparpagliati ovunque e le scarpe erano ammassate sulla scrivania sommersa di libri e fogli. Solo in quel momento Carol si accorse che Taylor indossava una leggera vestaglia di seta rosa.
«Non mi dire che mi hai lasciato il letto mentre te scopavi sul divano con l'americano.» Parve veramente spaventata di quello scenario, facendo ridere Taylor, la quale si sedette accanto all'amica, appoggiando la schiena alla testiera del letto e stendendo le lunghe gambe nude sulle coperte bianche del piumone.
«Non so se dovrei sentirmi offesa ...» Cominciò dubbiosa, ma finì per scuotere la testa, facendo svolazzare i suoi fini capelli castani da una parte all'altra. Erano incredibilmente leggeri, luminosi e profumati, segno che si era già fatta la doccia quella mattina. «Ti ho lasciato il mio letto perché continuavi a russare stanotte. Ho dovuto chiedere a mamma di farmi spazio nel suo scomodo materasso di seconda mano.» Scherzò, in parte, facendo così ridere anche Carol. «Ora prendi le tue medicine perché devo sapere delle cose.» La ammonì Taylor guardandola con fare protettivo, quasi materno. Non smise di annuire ed alzare le sopracciglia piccole e fini fino a quando Carol non ebbe buttato giù sia le medicine che l'acqua e il primo cracker. «Meglio?»
Carol finse di non provare più il mal di stomaco, ma sapeva che con tutto quell'alcol che aveva ingerito da quando aveva salutato Nathan presto o tardi si sarebbe fatto sentire. «Che vuoi sapere, Tay?»
Il viso della mora si fece più serio. «Deduco che non sia andata bene la chiacchierata con Nathan.» Iniziò e Carol non riuscì a non sbuffare. Sapeva che Taylor non volesse essere invadente né tantomeno volesse criticarla, ma era stanca di essere vista come la ragazza col cuore spezzato dal solito ragazzaccio. «So che non ne vuoi parlare, ma forse dovresti. Da quando vi siete lasciati hai finto che niente fosse successo fra di voi.»
Carol si morse l'interno della guancia per non essere scortese con Taylor; lei era letteralmente l'unica persona che le era rimasta su cui poteva contare al mille per cento. Su Taylor avrebbe messo la mano sul fuoco senza esitazione.
Prese un grande sospiro prima di parlare. «Non ha fatto niente di male ieri sera, è solo che ...» Non sapeva neanche lei come esprimere a parole cosa stava provando in quel momento. Aveva cercato così disperatamente di allontanare pensieri e sentimenti riguardanti Nathan che non sapeva neanche lei stessa cosa stesse provando. «Mi ha fatto strano rivederlo. L'ultima volta che ci siamo visti ci siamo lasciati e abbiamo litigato.» Taylor spostò dalla fronte i capelli biondi, umidi e sporchi dell'amica ed ascoltò sempre proferire parola. «Non volevo vederlo, tutto qui.»
STAI LEGGENDO
Isabelle e Carol
Romantizm[COMPLETA] Il terrore che provava Nate lo aveva completamente congelato. Sentì gli occhi pizzicargli e il naso pungergli. Dio, non era quello il momento per piangere. «Carol, piccola, sono io.» Aveva detto Nate col suo miglior tono di voce basso e...