Capitolo 29

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Capitolo 29

Guidarono rapidamente fino all'ospedale dove erano state ricoverate Isabelle Lovelace ed Anastasia Anderson. Mentre Nathan guidava più spericolato che mai, Carol era un fascio di nervi e a stento sentiva la voce di Taylor parlare al telefono con la madre.

«Ricordati di avvertire la famiglia di Anastasia.» Le diceva preoccupata Taylor, mordicchiandosi le labbra nervosamente. «E non fate la multa a Nate se guida veloce, è una buona causa!» Non volle ascoltare le lamentele di sua madre e le sue raccomandazioni, così chiuse la chiamata.

Appoggiò la mano sulla spalla di Carol, la quale la accarezzò dolcemente. «Come stai?» Sussurrò con un tono di voce completamente diverso da quello che aveva usato con sua madre.

«Chiedimelo fra mezz'ora.» Accennò un sorriso la ragazza, che aveva il viso stanco e provato.

«Anche meno.» Intervenne Nathan, parcheggiando di fronte all'ospedale. Carol gli sorrise prima di fiondarsi dentro quelle mura così poco rassicuranti.

Appena entrata, fermò un paio di infermiere, ma nessuna seppe darle informazioni utili. Fortunatamente dopo poco trovò la signora Monroe e le corse incontro. «Novità?» Domandò ansiosa di sapere qualcosa in più su sua sorella e sulle sue condizioni.

La donna abbracciò Carol, la quale si mise un sacco paura, ma fu un abbraccio rapido e svelto. «Il medico la sta visitando, ma ha detto che avrà solo un po' di lividi e di mal di testa. Devono farle degli accertamenti, ma si è già svegliata.» Riferì con un largo sorriso, gli occhi scuri quasi lucidi.

Carol sorrise fra le lacrime. «Posso vederla?»

Marise le indicò una stanza con la porta bianca chiusa. «È lì. Appena esce il dottore chiediglielo tu personalmente.» La istruì e Carol annuì con forza. «Fisicamente potrebbe anche riprendersi in fretta, Carol, ma ora le aspetterà un sacco di lavoro psicologico. Sarebbe meglio avvertire i tuoi genitori immediatamente per avviare un percorso psichiatrico.»

Parlava con assoluta calma, ma si rese conto da sola che era troppo presto per tirare fuori certi discorsi. Così si limitò a chiedere; «Taylor è fuori?».

Carol guardò il corridoio che aveva percorso a corsa. «Penso di sì. Era con Nate, dovrebbero esserci anche Alex e i fratelli Smith.»

La signora Monroe si sistemò la cintura, tenuta in vita sopra all'uniforme blu notte che indossava, che sminuiva le sue forme. «Va bene, allora le vado a parlare, ma saremo qui a breve.» Disse come per rassicurarla, ma quando alzò il viso cambiò espressione. «Ti lascio in buone mani.»

Carol inizialmente non capì, ma quando si voltò vide Nathan camminarle incontro a passo lento, quasi titubante. La signora Monroe li lasciò da soli, ma non prima di aver riservato un sorriso a Carol e una pacca sulla spalla di Nathan. Quando i due ragazzi furono soli un po' di tensione calò nell'aria.

«Saputo niente?» Chiese Nathan preoccupato, il viso scuro e stanco. Per tutto quel tempo si era preoccupato per lei, per la sorella, per la loro salute mentale.

Si era tuffato in una situazione alquanto spaventosa e pericolosa senza neanche sapere tutti i rischi, ma lo aveva fatto per lei e per Isabelle.

Agli occhi di Carol lui era un eroe.

Per questo lasciò che fosse l'istinto e l'amore a guidarla mentre si avvicinava a Nathan senza mai staccargli gli occhi di dosso e legò le sue braccia al suo petto, circondandogli il busto in un abbraccio.

Lo strinse forte a sé, inspirando il suo profumo, intriso di sudore, fumo e sangue. Anche così, anche in quelle condizioni, Carol non poteva che considerarlo il miglior ragazzo del mondo.

Isabelle e CarolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora