Capitolo 14

35 4 3
                                    

-Dobbiamo parlare.

Ci troviamo davanti al portone della scuola, l'una tra le braccia dell'altro.

-Ma io devo scappare –Protesto- Possiamo rimandare a domani? Andiamo al parco e parliamo di tutto quello che vuoi.

Sospira.

-D'accordo. Così magari mi preparerò un discorso.

Vorrei sapere cosa tratta quello di cui mi vuole parlare, ma mi dico che è meglio non chiederglielo. So che i nervi e l'ansia mi divorerebbero più di come già lo stanno facendo.

-A domani, allora.

-A domani- Conclude la conversazione con uno stampo.

Dopo pochi metri Francesco è di nuovo accanto a me. Nessuno dei due sembra voler parlare, io di certo non aprirò bocca.

-Posso accompagnarti a casa?- Mi chiede, guardandosi le scarpe mentre cammina.

-No–Rispondo, senza alcuna emozione- Ci manca solo che mi veda da sola con un ragazzo.

Altri metri in silenzio.

-Chi è l'idiota?

-Non chiamarlo così. Non è affatto idiota.

-Beh, ti... picchia –Dice lentamente- Per me, questo è essere idioti.

-Ma a te cosa importa?- Gli domando infastidita, guardandolo.

I suoi occhi incontrano i miei.

-Sei la ragazza del mio migliore amico. Per me e Will sei come una sorella. Sei stata la prima ragazza che abbiamo conosciuto e la prima che ha fatto diventare il cervello di Franco pari a quello di un'oca –M'impegno per non mettermi a ridere alla sua ultima affermazione- So che non ci parlavamo quasi mai, ma è colpa mia. Sono una persona a cui non piace molto socializzare. Voglio dire, posso stare bene anche da solo.

-Non è solo colpa tua –Lo interrompo- Non è che io mi sia impegnata per avvicinarmi a te.

-Ad ogni modo, non cambiare discorso, chi è l'i... -Lo fulmino con lo sguardo e cambia le sue parole- la persona che ti fa del male?

-E se non volessi parlarne?- Cambio ancora il discorso.

-Non vuoi parlarne o non me lo vuoi dire?- Mi chiede insospettito, cogliendomi alla sprovvista.

-Io...

-Non sono una persona che va in giro a parlare degli affari altrui. Credo si capisca.

Rimango in silenzio, guardando le mattonelle rotte a terra.

-Sei andata dalla polizia?

Torno a guardarlo, sorpresa e disgustata.

-Non potrei mai fare una cosa simile! È l'unica persona che ho e... -È un malato psichiatrico. Non è colpa sua- e so che lui non ce la farebbe a vivere senza di me. E poi, a quale scopo? Tanto si sa che al giorno d'oggi la giustizia non va a buon fine. Se lui venisse a sapere che sono andata dalla polizia, mi...

Ammazzerebbe.

-Nulla –Mi interrompe- Non ti farebbe nulla perché se ti succede qualcosa saprebbero già chi è stato e lo sbatterebbero in galera.

Il silenzio torna a riempire l'aria. Non ricordo di aver mai vissuto una situazione più difficile di questa. Non riesco davvero a parlarne, anche se so benissimo che Francesco è un bravo ragazzo che vuole solo provare ad aiutarmi. Ma sento come uno scudo intorno a me che mi impedisce di avere un contatto con lui. Come se il mio corpo, con le braccia incrociate sul petto, stesse rilasciando un'energia oscura che dice "Lasciami stare. Lasciami scappare".

Attraversiamo la strada e, appena ci troviamo dall'altra parte, lui si ferma.

-Dovresti parlarne con Franco. Sai, lui potrebbe... capirti.

Lo guardo stralunata e lui ferma subito i miei pensieri:

-Non dico che gli è capitato quello che sta capitando a te –Si difende con le mani alzate- Ma... ecco, lui ci tiene davvero che tu stia bene. Non è mai stato tanto fissato con una ragazza e so che ti proteggerebbe.

-È che... non mi sento ancora pronta. Ho paura della sua reazione o che poi mi veda con occhi diversi. Ho paura che si arrabbi o che incominci a trattarmi come se provasse pena per me.

Francesco fa una risata.

-Non succederà nulla di tutto questo. Giulia, sembra che tu non lo conosca affatto. Franco non è il tipo di persona che scappa davanti ai problemi. Ma, se non ti senti pronta, d'accordo, è una tua scelta. Comunque prima o poi glielo dovrai dire, non credo che accetterebbe di fare sesso con i vestiti addosso.

Spalanco gli occhi, sbalordita un'altra volta, e arrossisco per l'imbarazzo. Lui scoppia a ridere quando se ne accorge e io abbasso lo sguardo.

-Scusa, non lo faccio apposta, mi viene spontaneo dire certe cose.

-Sì, sì, come dici tu –Sospiro- Grazie.

Rimaniamo l'uno di fronte all'altra senza fare né dire niente, fino a quando io mi faccio avanti e lo abbraccio, facendo attenzione quando giro il collo per appoggiare la testa sul suo petto. Sento il suo cuore battere e per la prima volta mi accorgo davvero di quanto sia palestrato. Lui non muove un muscolo ed io rido, con uno sbuffo.

-Guarda che puoi toccarmi.

-Non so dove mettere le mani senza farti male- Mormora.

Le lacrime mi tornano agli occhi, per la tristezza e la tenerezza che mi provoca questo ragazzo.

-Solo...-Mi si spezza la voce- Fa attenzione al collo e alla spalla destra –Delicatamente, mi circonda le spalle e mi avvicina di più a sé. Mi accarezza i capelli e ci lascia un bacio sopra- Ho avuto tanta paura stanotte... più di tutte le altre volte –Scoppio a piangere- Mi voleva ammazzare –Singhiozzo- Mi voleva ammazzare, ne sono sicura.

Francesco sospira pesantemente.

-Non posso lasciarti tornare a casa.

-Io devo farlo.

-Minaccialo, allora. Sii più forte di lui. Digli che lo denuncerai se proverà a farti qualcosa.

Ha ragione. Devo essere più forte di lui. Io sono sempre stata più forte di lui.

-Ci proverò.

Francesco si separa da me, ma rimaniamo comunque molto vicini.

-È già lì, quando arrivi a casa?

Nego con la testa e tiro su col naso.

-No. Di solito arriva per le tre e mezza, se non prima.

Mi asciuga le lacrime con i pollici e continua a guardarmi negli occhi. Il mio cuore batte più forte –forse per la paura, forse per l'agitazione- quando scende col viso verso il mio e mi da un lieve bacio sulla guancia.

-Franco dev'essere proprio uno stupido se guardandoti così da vicino non ha notato nulla- Sussurra, accarezzandomi lo zigomo. Distolgo lo sguardo dal suo- Senti, so di non essere Franco e sono più che sicuro che preferiresti parlarne con lui ma, chiamami per qualunque cosa. Se ti va di parlare o se hai bisogno di un favore. Ti prego.

-Non devi sentirti obbligato.

-Non mi sto sentendo obbligato. Voglio solo che... -Si passa una mano trai capelli, in difficoltà- Scusa, non sono bravo a fare certi discorsi. Comunque non è per obbligo, è solo per necessità, ma puoi anche mandarmi a quel paese e non rivolgermi mai più la parola.

Sorrido.

-Franco mi ha messo il tuo numero di cellulare in rubrica. Ora però devo scappare –Mi divincolo dalle sue braccia, che mi lasciano subito- Grazie ancora. E, ti devo una bibita alle macchinette.

Francesco annuisce sorridendo ed io mi giro. Ma, quando lo faccio, vedo Erika a pochi metri da noi che ci sta fissando.

Quello che vidi nei tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora