Capitolo 4

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Rimango immobile, seduta sulla sedia, senza sapere cosa fare. Stringo in mano il telefono di casa, indecisa se chiamare lo psichiatra o lasciar passare per questa volta il dolore pulsante sul mio zigomo. Sospiro, esasperata. Dovrei essere a scuola, invece sono stata chiusa a chiave dentro casa; dovrei essere seduta al bar per conoscere i miei nuovi e simpatici compagni, invece sono seduta al tavolo vuoto di casa mia; dovrei ridere insieme a Will, incuriosirmi di Francesco ed arrossire agli sguardi di Franco, invece ho il cuore stretto in una morsa, sicuramente poco pronto a spezzarsi. Gli ho solo chiesto la ricetta delle pastiglie nuove che devo andare a ritirare e, devo ammetterlo, ho insistito un po' ma l'ho fatto solo per il suo bene: senza quelle medicine la sua vita sarebbe un inferno. La mia vita sarebbe un inferno.

Ma si è arrabbiato e mi ha punito. Non avrei dovuto insistere.

Mi alzo dalla sedia e rimetto il telefono al suo posto. Mi spoglio dei vestiti che avevo scelto di mettere questa mattina e torno ad indossare il pigiama. Ne approfitto per pulire un po' i mobili, fare il bucato, lavare il pavimento e decidere cosa fare da mangiare per pranzo.

Nel pomeriggio, messaggio con Lucia per farmi dare i compiti che hanno assegnato i professori.

"Come mai oggi hai saltato?".

Prima di rispondere, rileggo più volte il messaggio.

"Visita medica", mi giustifico.

"Franco era preoccupato. Will mi ha detto che saresti dovuta andare al bar con loro stamattina".

"Lo so e mi dispiace. Me ne sono dimenticata".

Ripenso alla preoccupazione di Franco. Perché avrebbe dovuto esserlo?

"Quindi, sei sana? Tutto a posto?".

La mia espressione rimane seria, mentre digito i tasti sul cellulare.

"Certo! Le solite visite di controllo".

La verità è che probabilmente non lo sono. Né mentalmente, né fisicamente. Porto in spalla due vite -la mia e quella di Lui- e non è semplice: non è semplice nascondere i suoi segreti, troppo grandi per essere zittiti, e non è semplice vivere con il terrificante pensiero che in qualsiasi momento potrebbero portare via la persona che ami. Portarla lontano da te. Lontano dalla sua unica cura.

Quindi ci riprovo, cerco in tutta la casa questa maledetta ricetta medica. Metto in disordine ogni stanza, per poi rimetterla in ordine e passare all'altra. Ad ogni foglio rosso e bianco il mio cuore batte forte e le mie mani tremano, ma il risultato che ottengo non è mai quello sperato. Abbattuta, incomincio a preparare il pranzo. Faccio bollire l'acqua in una pentola e mentre aspetto scelgo un pacco di pasta e qualcosa per insaporirla.

Nel momento in cui i piatti fumanti toccano il tavolo, sento il rumore di una chiave contro la serratura della porta, che si apre qualche secondo dopo. I suoi occhi verdi, sorpresi e chiari, mi guardano.

-Oh, già qui? Sei uscita prima da scuola?

Cosa?

-Uhm... No, io...- Balbetto, mentre si avvicina a me, disfacendosi di gilet e borsa.

Il palmo della sua mano si posa sotto il mio mento, per potermi stringere il viso con le dita. Mi gira la testa di lato probabilmente per guardare il livido violaceo che mi copre lo zigomo, che si estende in un colore più tenue sulla tempia. Smetto di respirare per un secondo e cerco di non gemere di dolore quando le sue labbra si posano sul punto dolente per baciarlo. Le sue dita stringono un po' la mia pelle e mi respira all'orecchio:

-Sei bellissima -Le dita dell'altra mano s'intrecciano con le mie- Andiamo a fare la spesa oggi?

-Okay- Dico, tirando giù il groppo che mi blocca la gola.

-Insieme- Afferma, ed io annuisco.

Dopo essere tornati con due buste della spesa verso il tardo pomeriggio, leggo i messaggi di Lucia che m'informano sui compiti per domani. Sorrido un po', pensando a come sono state belle queste ore nella qualche io e il mio Uomo abbiamo parlato, riso e preso un gelato. È stato bello e per un momento ho smesso di pensare alla mattinata chiusa in casa, che lui nemmeno si ricorda.

Faccio velocemente Matematica ed Italiano, poi vado a preparare la cena.

Prima di andare a letto, gli porto le pastiglie, che ingerisce senza fare storie, probabilmente perché è concentrato a leggere lo schermo del computer appoggiato sulle sue gambe. Ed io, dopo aver fatto una doccia calda, gli do un bacio, m'infilo sotto le coperte e chiudo gli occhi.

Quello che vidi nei tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora