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I corridoi sono stracolmi di gente e man mano che percorro il pavimento bianco e nero l'ansia cresce sempre di più in me.
Questa scuola è enorme e qui il rumore, a quanto pare, è una cosa normale.
Non sono abituata al caos dato che la signorina Evans è molto severa riguardo queste cose; ancora mi chiedo perché è la direttrice di una casa-famiglia se non sopporta né i bambini né gli adolescenti.
Ci sono ragazzi ovunque che girano per la scuola; alcuni spettegolano nonostante sia solo il primo giorno, altri litigano già e urlano senza un motivo preciso.
Mi nascondo dietro la schiena di Edward mentre, con Louis, mi accompagna mostrandomi tutte le classi.
Non sarò in classe con loro dato che sono un anno più grandi di me entrambi e questo mi dispiace molto.
"R-Rosie?" Edward si gira e automaticamente perdo la presa sul suo braccio.
"Non ti vedevo più!" Scherza Louis, ma ovviamente ridono solo lui e Ed.
Ormai è da sta mattina che continuano a ridere sotto i baffi e perché?
Semplicemente perché secondo loro sono 'eccessivamente ansiosa.'
Non lo nego; è così, ma non dovrebbero ridere di me anche perché non fanno altro che farmi sentire una stupida senza memoria che a diciassette anni non sa nemmeno com'è andare a scuola o viaggiare o fare qualsiasi altra cosa.
Non rispondo e lascio del tutto la presa sul braccio di Ed.
Non si rendono conto che dovrebbero smetterla? È stato sopportabile per i primi venti minuti e ormai dovrebbero sapere che sono una persona estremamente permalosa.
"Finitela, vorrei vedervi a voi nel mio stato." Il mio tono è duro e forse un po' troppo, ma mi hanno stancata.
"Occhi blu noi stavamo solo scherzando."
"Questo scherzo è durato troppo." Prendo a camminare più veloce decisa a trovare il prima possibile la segreteria anche se manca tanto alla campanella.
Dopo aver ripetuto gli stessi passi attraversando gli stessi corridoi per parecchi minuti mi accorgo di una piccola sala che non avevo notato prima.
I muri sono di vetro trasparente e all'interno della prima stanza sono poste delle sedie in fila e accanto a quasi ogni fila c'è un comodino con sopra varie riviste e volantini pubblicitari.
Al muro sono appesi un paio di vivaci quadri e vicino alla porta è presente una bacheca con vari annunci e foto sopra.
Solo dopo aver preso posto su una sedia mi accorgo che non sono sola nella stanza.
Alzo gli occhi e mi si presenta davanti lo stesso ragazzo riccio dell'altro ieri.
I ricordi mi rinfrescano la mente mentre tante domande si creano dentro di essa.
Il ragazzo è composto sulla sedia blu mentre tiene tra le mani varie cartelle.
Non porta gli occhiali da sole e posso contemplare le bellissime iridi ricoperte di un verde chiaro contornato da una sfumatura più scura.
I lineamenti duri, ma comunque belli, sono contornati dai capelli ricci castani che cadono disordinati.
Indossa una maglia bianca a maniche corte che permette di vedere i tatuaggi lungo il braccio sinistro.
Distolgo lo sguardo da lui prima che possa accorgersi che lo sto fissando e ringrazio Dio che non mi abbia vista, sarebbe stato imbarazzante.
Cerco di distrarmi rileggendo la lista dei libri di scuola.
L'ufficio della segretaria è occupato e mi tocca aspettare fin quando anche il ragazzo riccio non avrà finito visto che è arrivato prima lui.
Penso abbia l'età di Louis o forse di più, ma sicuramente non di meno.
Dopo un po' sento il suo sguardo bruciare sulla mia pelle mentre gioco nervosamente con l'orlo della mia felpa nera.
Alzo lo sguardo e lo trovo impegnato ad osservarmi.
Quando si accorge che anche io lo sto guardando sposta il suo sguardo sulla parete alla mia destra dove due quadri padroneggiano sul muro bianco.
Adoro particolarmente i suoi capelli ricci, tralasciando gli occhi ovviamente che li trovo bellissimi.
Anche più di quelli di Louis, senza offesa.
Sul polso è disegnata un'ancora a mio parere fatta veramente bene. Chissà che significato avrà. Me lo chiedo sempre quando noto un tatuaggio sulle persone. Immagino sempre che abbiano dei significati personali quando invece potrebbero significare qualsiasi cosa come niente.
Non faccio in tempo a guardare gli altri che la sua voce roca e dura mi distrae.
"Sai che è maleducazione fissare le persone?"
-Da che pulpito.- penso subito.
Cosa fa? Prima mi fissa senza preoccuparsi se mi da fastidio o no e poi fa domande di questo genere?
Potrebbero piacermi i suoi occhi quanto vuoi, ma non mi va a genio questo comportamento.
"Potrei farti la stessa domanda, sai?"
Guardo per terra mentre dico lentamente le parole.
Un ghigno si forma sul suo viso cosa che mi infastidisce ancora di più.
La conversazione si ferma lì, ad un punto morto, quando Edward entra correndo nella sala d'attesa, se così possiamo chiamarla.
"R-Rosie, t-ti ho cer-cercata o-ovunque!"
Si ferma per riprendere fiato quando incontra la testa riccia del ragazzo.
Edward lo guarda male e il ragazzo ricambia.
"A-andiamo Rose."
Mi ordina duramente, ma io devo ancora ritirare gli orari e comunque non mi piace la gente che mi dica cosa devo fare.
Perché il suo comportamento è cambiato così velocemente?
Ovviamente è per il ragazzo riccio.
Devo chiedere spiegazioni a Louis perché non sto capendo proprio niente.
"No Ed, devo ancora ritirare gli orari."
Ed sospira e poi si siede di fianco a me.
"È da tanto che non ci vediamo, vero Edward?"
Il ragazzo rivolge un sorriso furbo a Ed che sta cercando di non arrabbiarsi e stare calmo. Lo noto dalle sue mani che adesso sono racchiuse in due pugni tanto forti da far diventare le nocche bianche.
Quando il ragazzo riccio non sente nessuna risposta un ghigno esce dalla sua bocca e nessuno dice più niente fino a quando una donna vestita in modo formale esce dalla segreteria con in mano un modulo.
"Rose Violet Parker sei tu?" Mi chiede con una voce abbastanza fastidiosa.
Annuisco con la testa e la signora si avvicina a me porgendomi dei fogli come se già sapesse che sarei passata di qui.
"Eccoti qua tutti i fogli che ti servono per gli orari delle lezioni."
Li prendo con insicurezza e comincio a scrutarli.
"Emh, questo è il numero del tuo armadietto e.."
Con poca voglia indossa gli occhiali da vista.
Devo dire che è molto impacciata.
"E queste tutte le lezioni. Adesso puoi andare." Mi porge un sorriso neanche tropo sforzato e rientra velocemente nel suo ufficio
"Okay, possiamo andare Ed." Mi alzo e raccolgo il mio zaino sotto lo sguardo attento del ragazzo di fronte a me.
"Edward."
Dice dopo che anche Edward si è alzato.
Ed gli rivolge uno sguardo poco gentile.
"Styles."
Dopo aver pronunciato quello che sembrerebbe il cognome del ragazzo esce veloce dalla stanza.
Lo guardo ancora un attimo e anche lui fa lo stesso e mi sorride.
Non ha un sorriso furbo sul volto, ma un sorriso sincero, però nonostante questo non ricambio e seguo Edward affrettando i miei passi.
Camminiamo verso la mia classe. Nessuno dei due parla, ma a volte mi tira delle frecciatine. Sembra nervoso; probabilmente sa che prima o poi gli chiederò delle spiegazioni, ma non ora.
Non voglio incasinare ancora di più il mio primo giorno di scuola anche se ormai non so come potrebbe andare peggio.

Non saprei esprimere completamente il mio parere verso la scuola.
Ovvio che non posso; sono ancora al primo giorno.
Non è stato difficile, ma so che più avanti lo sarà.
Finite le lezioni ho aspettato Louis ed Edward nel grande cortile rumoroso della scuola.
Louis sembrava stanco e molto irritabile. Edward lo seguiva in silenzio guardandosi le scarpe.
Dopo due o tre tentativi inutili di cominciare una conversazione mi stufai e non parlai più.
Tutto sembra riportare al ragazzo riccio, anche se non dovrei affettare conclusioni.
Non posso dire di conoscere bene Louis e Ed, ma in realtà non conosco veramente nessuno a questo mondo.
Adesso sono qua, come sempre, a disegnare su questo vecchio tetto.
La matita segna veloce e sicura i lineamenti di una minuta bambina in mezzo ad un prato spoglio che trasmette tristezza.
Ho cominciato questo disegno ieri e credo che in qualche modo mi rappresenti, che rappresenta la mia situazione attuale.
Il prato spoglio e arido rappresenta un po' la mia memoria. Il volto della bambina chino che indica rassegnazione.
Il cigolio della finestra arrugginita sotto di me mi riporta alla realtà e mi fa sussultare.
Solo dopo mi accorgo che è Louis che cerca inutilmente di salire sul tetto.
"Hey Occhi blu."
Finalmente riesce a salire sul tetto e si siede goffamente vicino a me.
Sembra sereno. Definirei Louis un tipo molto lunatico. Solo poche ore fa era scontroso e se provavi ad iniziare una conversazione di rispondeva infastidito al massimo.
"Oh, adesso vuoi parlare?"
Sospira pesantemente. Alza gli occhi al cielo e dopo poco si accorge del disegno che tengo tra le mani.
Osserva per un po' la mia bozza mentre con gli occhi segue la matita accompagnata dalla presa leggera della mia mano.
"È molto bello." Mi sorride.
Magari ha avuto un brutto giorno e non ne vuole parlare o magari ha ricevuto una brutta notizia sta mattina e per questo prima era di cattivo umore.
"Mi dispiace per prima. Non volevo essere così scontroso."
Mi sorride ancora. Ha tutti capita di avere delle giornate no o solamente dei momenti dove si vorrebbe stare semplicemente soli senza gente che ti pone troppe domande.
"Fa niente Lou." Gli sorrido e poso il mio album e la matita di fianco a me.
"Meno male, pensavo fossi arrabbiata con me."
"No, Louis. Ero solo un po' confusa dal tuo comportamento."
"Si, posso capirlo."
Sospiro osservando la grande foresta di fronte a noi. Gli alberi di notte incutono paura, ma di giorno regalano un paesaggio davvero bello.
A volte, quando salgo qua sopra di notte, penso alla mia vita di prima. Perché praticamente è come se fossi rinata. Non ricordo assolutamente niente ed è una cosa orribile.
Insomma sapere da dove vengo, se avevo fratelli o sorelle, chi erano i miei genitori, i miei amici e i diversi aneddoti delle mie esperienze da piccola.
"A cosa pensi?"
"A cose troppo grandi per me." Sospiro. Spero che tutta questa tensione di finisca.
"Al tuo passato, vero?"
Annuisco senza guardarlo.
"Non sai proprio niente? Tipo i tuoi genitori o dei tuoi ipotetici fratelli?"
"Proprio niente."
Sembrerà una cosa stupida, ma parlarne ad alta voce con qualcuno rende la cosa ancora più reale e so che dovrei fidarmi di Louis dato che è una delle pochissime persone con cui parlo quotidianamente, ma mi sento a disagio a parlare di questo con lui. Mi sentirei a disagio a parlare di questo con tutti.
"Gli assistenti sociali o la polizia non ti hanno aiutata?"
"No, per niente. Sei la prima persona con cui ne parlo veramente."
"Oh." La sua espressione è triste.
"Escludo la possibilità di essere nata qua perché comunque è un paese abbastanza piccolo. Qua tutti conosco tutti e probabilmente ci sarà essere qualcuno che sa della mia esistenza. O no?"chiedo speranzosa.
"Non ne sarei molto sicuro. Chissà quale è la tua storia. Questo è un paese omertoso e abbandonato da Dio. Non fidarti delle persone qua, Rose. Sono infami e cattive."
Gli sorrido e mi sdraio per osservare il meraviglioso tramonto davanti ai nostri occhi.

N.A.

Salve a tutti,
Per prima cosa volevo ringraziarvi per le visualizzazioni e per i voti ricevuti fino ad adesso. So che non sono molti, ma comunque grazie.
Questo capitolo, forse, è il più corto di tutti e mi scuso in anticipo per questo e per gli eventuali errori. Sono stanchissima, ma mi dispiaceva non postare il capitolo visto che era quasi pronto. Appena posso lo ricontrollo.
Spero che la storia vi abbia incuriosito e che vi piaccia.
Vi saluto a tutti e grazie ancora.

Baci, Giuds_✨

Unbroken h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora