Himalaya: Parte tre (DOROTHY)

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Non sono io... o meglio, io ci sono ancora, ma in questo momento la ragazza che ero un tempo è bloccata in catene in un luogo del mio cervello che appare simile ad una sorta di limbo buio.

Alla guida della mia mente e delle mie azioni c'è qualcun altro; potrebbe trattarsi in qualche modo della parte oscura che vive in ognuno di noi, ma non c'è nulla di normale nel desiderio di voler essere liberati dal proprio corpo fisico.

No, niente di normale.

Continuo ad urlare, a vedere ciò che accade intorno a me, l'inferno che sto condannando a far passare alle persone che amo senza la possibilità di riprendere il controllo; la sola cosa che sento è un inspiegabile potere scorrermi nelle vene come un fiume in piena impossibilitato ad essere domato.

Sento di poter spostare montagne.

Hanno provato a farmi tornare in me, ma temo che non ci sia più nulla da fare per salvarmi... mi sono spinta troppo oltre per poter tornare indietro.

Il mattino seguente, con il sole alto nel cielo proprio come successe ad Ahm Shere con l'esercito del Re scorpione, il dio Anubi ha ormai preso il pieno controllo della mia persona, inducendomi non solo a mettermi contro i comuni nemici, tra cui l'imperatore dragone, ma anche contro i miei cugini, mia figlia ed il mio stesso marito.

La mie capacità fisiche come vista, udito ed olfatto sono sono notevolmente aumentate: riesco a scorgere minuscoli dettagli come un capello, od il battito di ali del più veloce degli insetti; mi è possibile udire a miglia di distanza, o un rumore impercettibile come un fiocco di neve che si posa sul terreno; lo stesso vale per l'udito: percepisco odori ampliati anche lontanissimi, o quello del sangue di un piccolo graffio.

Persino la mia agilità è incrementata da salti in grado di farmi superare i tre metri di altezza.

È tutto assolutamente incredibile se compreso da un'altra prospettiva, allo stesso tempo, però, terribile perché non è così che voglio essere.

L'imperatore dragone ha presentato quella ragazzina ancora in vita: a quanto pare è con quelle persone che mi hanno portata qui e che per me sono totali sconosciuti da uccidere.

Un altro umano mi attacca alle spalle; mi volto bloccandogli la testa, dopodiché metto fine alla sua vita infilandogli una mano nel petto, ricacciandola piena del sangue proveniente dal cuore che gli ho trafugato ed osservando il corpo sventrato afflosciarsi a terra.

Oh mio dio... scuoto la testa in preda ad una fitta dolorosa.

Mi concentro su un altro di loro che invece di attaccarmi, indietreggia velocemente, impaurito.

"Ehi, ehi, ehi, cugina! C'è qualcuno in casa? Torna in te! Torna in te... o per la miseria!" per pararsi dal mio tentativo di afferrarlo, si tuffa dentro un cumulo di neve.

Avverto improvvisamente qualcosa.

Una voce.

Spalanco le palpebre ascoltandone le parole: è un richiamo, qualcuno sta invocando l'aiuto di alcune bestie enormi, esse si muovono a passo pesante, ma ad estrema velocità; arrivando sul posto mi ritrovo uno di loro davanti.

Sorrido in maniera beffarda.

Piccola stupida creatura.

Evito di essere catturata saltando alle sue spalle e con una capriola mi attacco al suo collo, infilzandolo ripetute volte con un coltello che sfilo dallo strano indumento che indosso; atterro accovacciata sul manto bianco, voltandomi di sottecchi verso la bestiolina priva di vita.

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