La vita mi ha concesso la seconda possibilità di avere al mio fianco due tesori per me più preziosi di qualunque altra cosa, ma un prezzo ho dovuto comunque pagarlo.
Anche se esternamente non lascio trasparire nulla, non vuol dire che ogni giorno non ne senta la mancanza: Horus non era solo un falco, ma molto di più, era il mio migliore amico...
Non ho parlato mai di lui, nemmeno con Azelie, al momento non ho la forza mentale per farlo.
"Papà! Papà! Papà!" la voce squillante della mia piccola Medjai mi riporta alla realtà ed anche il sorriso come solo lei riesce a fare nei momenti tristi; l'afferro al volo, facendole fare un piccolo salto, prima di tenerla stretta e guardarla negli occhioni scuri da cui scosto una ciocca di capelli neri: man mano che Azelie, ora di quattro anni, cresce, la somiglianza con me si fa sempre più accentuata, mentre il carattere vivace e spensierato è della mamma "Papà, ho un regalo per te, lo sai?"
Corrugo la fronte, mantenendo il sorriso.
"Oh, e che regalo è?"
Lei si dimena invitandomi a metterla a terra, mi circonda la mano destra con i ditini, indicandomi di seguirla ma ordinandomi di non parlare; obbedisco, divertito e curioso, posandomi un dito davanti alla bocca, lasciandomi guidare.
Lei si ferma ad un certo punto, sparisce per un momento dietro un angolo, per poi ricomparire con indosso un guanto, enormemente grande per la sua manina, mi lancia uno sorriso sbattendo un paio di volte le palpebre: tutta questa situazione accade così in fretta che quasi ho intuito cosa accadrà ed allo stesso tempo mi coglie impreparato, in particolar modo quando la sento pronunciare un nome dolorosamente famigliare.
Un verso attira la mia attenzione verso l'alto, tra i raggi del sole riesco ad intravedere un paio di ali distese che scendono in picchiata, le cui zampe artigliate di posano sul braccio di mia figlia.
Azelie osserva per un momento l'animale, prima di avvicinarsi a me; sul suo viso compare un'espressione perplessa quando incrocia la mia: a dire il vero non so neppure io che aspetto presento.
Non ho parole per parlare, né ossigeno da respirare, solo un pugno in pieno stomaco e gli occhi pizzicare.
"Papà, che cosa ti succede?" scuoto impercettibilmente la testa e mi abbasso all'altezza di Azelie, rassicurandola; lei continua il suo monologo "La mamma mi ha detto che ne avevi uno, ma che purtroppo ora non c'è più e così ho pensato di portartene un altro. L'ho trovato con un ala rotta vicino al fiume. L'ho preso e l'ho curato. Ti piace il nome? È stata sempre mamma a dirmi che sarebbe stato perfetto. Era così che si chiamava il tuo falco, giusto?"
Rare volte ho pianto... ho pianto di dolore, mai di gioia (oltre ovviamente a quando è nata la mia piccola).
Le accarezzo i capelli neri e la guancia sinistra.
"Ti voglio bene, tesoro..." le poso un bacio sulla testa, anche per nascondere sulla sua spalla la lacrima che mi scappa da un occhio, trattenendo il fiato: l'ultima cosa che voglio è rattristarla.
Staccandosi, Azelie si volta verso di me e resta a fissarmi per alcuni minuti con i suoi enormi occhi scuri: per un momento una scia di brividi mi scende dal collo lungo tutta la schiena; alla fine gli angoli della sua bocca si sollevano in un sorriso e le labbra si muovono per dire ciò che si è prefissata.
"Un giorno voglio essere proprio come te, papà!" quella semplice frase, che in realtà racchiude molto più di quanto penso, è per me un altro violento pugno allo stomaco; mi strappa una lieve risata il suo ultimo commento dopo che mi ha studiato per bene, assottigliando le iridi ed arricciando il naso in un'espressione identica alla mia da bambino "Ma non voglio i baffi, però"
Non so cosa ho fatto per meritare una cosa così bella, e non voglio mai perderla.
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Eye Of Shangri La "The Mummy"
FanfictionSEQUEL di "Three Sides Of The Pyramid" Ella lesse la formula magica in un'antica lingua che l'imperatore non capiva: il Sanscrito. La maledizione non dovrà mai essere infranta, o l'imperatore risorgerà per rendere schiava tutta l'umanità e in quel...