Himalaya: Parte quattro (DOROTHY)

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L'imperatore ha preso il diamante ed è fuggito verso Shangri La, mentre noi siamo rimasti sommersi da una violenta valanga; è stato proprio grazie agli yeti che ci siamo salvati.

Nelle ore successive che attraversiamo la catena montuosa dell'Himalaya, il dolore che sento al petto e la rabbia che circonda i miei pensieri mi divampano dentro come fuoco vivo.

Quello che non riesco a comprendere è come mai, questa volta, l'altra parte di me non è stata spinta a tornare; tuttavia, non mi pongo più di tanto il problema, l'importante è che non è successo niente e non oso pensare a cosa avrebbe potuto verificarsi in un'occasione del genere dopo quello che ho fatto a quello yeti e ad alcuni soldati.

Sono stanca di uccidere.

Sono stanca di tutto.

L'unica speranza a cui sia io che Azelie possiamo aggrapparci per riavere l'uomo che ci è stato portato via è la mamma di Linn, guardiana della vasca della vita eterna; il problema è, però, che la ragazza stessa non è sicura che possa funzionare, essendo mio marito già morto.

Durante il tragitto ho tenuto accanto a me mia figlia, l'unico legame con lui che mi è rimasto, non voglio neppure immaginare di perdere anche lei; Azelie non ha detto una parola per tutto il tempo, piangendo lacrime silenziose, a bocca serrata, che non ho avuto la forza di asciugarle.

Azelie è come me: mette dentro fino ad arrivare al punto di crollo e non si sa di che portata può essere la sua esplosione.

Dopo aver spiegato alla propria madre, la strega Zijuan, che siamo a nostra volta nemici dell'imperatore dragone, la donna ci accoglie nel rifugio, venendo messa al corrente della grave situazione; cerco di evitare il suo sguardo enigmatico mentre parla, nella sua lingua madre, con sua figlia, per quanto difficile mi risulti: più si avvicina il momento della verità, più il mio cuore perde un battito con maggiore velocità ad ogni secondo che passa.

Non so se sperare che il tempo arrivi il prima possibile, o che non arrivi mai.

Il magone che mi blocca la gola attende di uscire o di scendere.

Tutto dipende dai prossimi minuti.

Nel momento in cui sono immersa in questi pensieri m, Zijuan riporta lo sguardo su di me, provocandomi un balzo in pieno stomaco, il che mi causa di conseguenza un dolore lampo e fisso dietro la nuca.

Dannazione, il silenzio che circonda me e tutti gli altri in attesa di una risposta sta diventando un'arma a doppio taglio.

Non riesco più ad attendere!

Voglio sapere adesso!

Linn domanda a sua madre qualcosa che intuisco essere il consenso di parlare, dato che la giovane guerriera si rivolge subito dopo a noi, guardando prima a terra: sarò pessimista, ma dalla sua espressione non deduco nulla di positivo.

Lei scuote la testa, ma questo già basta per darmi il colpo di grazia, strappandomi definitivamente il respiro, l'uso della parola, di fare qualsiasi cosa.

"Dice che le dispiace, ma che non può fare niente... mi dispiace"

Stringo le dita fino a far diventare bianche le nocche, e getto un nuovo forte ringhio tra i denti appoggiando la testa sul corpo esamine di mio marito, ignorando i tentativi di Evy di tranquillizzarmi: non ho bisogno della compassione di nessuno, voglio solo riavere il mio uomo vivo.

Qualsiasi cosa mi dicano non sarebbe per me di nessun conforto.

"Che vuoi fare?" mi domanda ancora mia cugina, nel vedermi alzare, seguita dagli sguardi rassegnati di Richard, Alex, John e soprattutto la mia bambina.

Eye Of Shangri La "The Mummy" Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora