Capitolo 3

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La musica rombava al di fuori della discoteca e il vento freddo di dicembre mi faceva rabbrividire nonostante il cappotto.
Jace continuava a parlare di quella ragazza che aveva conosciuto qui, del fatto che doveva assolutamente rivederla. Non riuscivamo a capire il perché di tanta agitazione, Jace era il più donnaiolo tra noi e tendeva ad avere un problema nel impegnarsi. A detta sua cercava la ragazza perfetta, ma nel frattempo si divertiva. Sosteneva che era lei, quella di stasera.
Dopo qualche minuto ad aspettare in fila, alzai la testa e lo vidi arrivare. Erano iniziate le vacanze di Natale e perciò non lo vedevo da un paio di giorni, la sua vista mi colpì come un pugno allo stomaco.
Aveva un lungo cappotto nero, di panno, i suoi soliti jeans strettissimi e Dio mi salvi, una camicia bianca. Non sapevo come facesse a non morire di freddo ma era dannatamente bello.
Salutò tutti con naturalezza, distribuendo pacche sulle spalle e strette di mano, arrivò a me e mi abbracciò.
Si era messo il profumo, aveva fatto la barba ma più di tutto, sentivo il suo odore ovunque attorno a me. Mi sconvolse come sempre, forse anche più.
Le sue mani si posarono una sulla parte alta della schiena e una sulla parte bassa. Due pacche veloci e fini tutto. Quando si staccò ero ancora imbambolato. Sentivo che tutti parlavano, ridevano. Ma io ero fermo alla sensazione delle sue braccia attorno a me. Del suo respiro sul mio collo e in un attimo tornai a quel giorno al campetto, risentii la scossa che correva lungo la mia pelle e la riempiva di brividi.
Dovetti sforzarmi di riprendermi per continuare a fare finta di niente, ma tutto ciò a Nico non sfuggì, mi guardò con aria stranita e io sorrisi alzando le spalle.
Lui mi sorrise di rimando e fece finta di nulla.
Tessa scomparì dalla mia testa dopo quel sorriso.
Entrammo tutti insieme e ci avvicinammo al bancone dopo aver lasciato i giubbotti al guardaroba, eravamo dotati di documenti falsi quindi ordinammo da bere.
Jace offrì il primo giro, bevemmo tutti e andammo a ballare. Qualche minuto dopo una ragazza bassissima e con un enorme quantità di ricci rossi, arrivò da Jace, si salutarono e iniziarono a ballare. Io osservai la scena, continuando ad ondeggiare e ridere con Julian e Alex, quando sentii Nico che mi parlava all'orecchio
"Carina la tipa,no?" Mi urlò per sovrastare la musica, il suo modo di pronunciare le parole mi affascinava ancora.
Mi girai per rispondere e me lo ritrovai a due centimetri dalle mie labbra, dalla sua bocca. Sentivo la musica attorno a me, le risate dei miei amici, ma era tutto ovattato. C'era solo Nico e il suo sorrisetto. Dovevo allontanarmi.
Chiesi  a tutti se volevano un altro giro, andammo al bar e lì, la ragazzina si presentò. Era veramente bassa, non superava il metro e sessanta con i tacchi, ma aveva due occhioni verdi e un sorriso dolce. Si chiamava Clary e studiava alla scuola in centro, quella privata, dove i corsi erano prevalentemente artistici. Per guadagnare lavorava come barista al Pandemonium, dove aveva conosciuto Jace. Al banco fece segno ad una bellissima ragazza bionda di servirci.
"Lei è Emma, è una mia amica. " ci presentò, vidi Julian perdersi nel suo solito sguardo da "sto immaginando il quadro perfetto" guardandola mentre preparava i drink per noi. Dopo il secondo giro, ci ributtammo in pista e la musica divenne più forte e più intensa, la sentivo rimbombare nelle orecchie. Saltavamo tutto insieme, ridendo e ballando in modo imbarazzante.
Ero brillo e Tessa era sparita dai miei pensieri, ero felice e rilassato. Tutto attorno a me, sembrava affascinante. Persi il conto dei giri che avevamo fatto al bar, visto che Julian voleva trovare scuse per parlare con la bella barista.
Dopo un po'  persi tutti i miei amici e ballavo da solo, muovendo le braccia e i fianchi a ritmo di una canzone pop che da sobrio mi avrebbe fatto schifo, quando vidi Nico avvicinarsi a me, sorrideva e a me sembrava un angelo. Una vocina nella mia testa diceva che restare soli adesso non era una buona idea, che avevo cercato di stargli alla larga per un motivo. Ma venne soffocata presto dalla musica e l'alcol.
Iniziammo a ballare come due idioti e dopo dieci minuti non sapevo più perché mai fossi stato lontano da lui, perché non avevo passato ogni singolo momento di ogni giorno con lui? Lo volevo vicino, più vicino.
"Vieni qui" urlai nel suo orecchio mettendogli le mani al collo, lui si avvicinò. Eravamo a pochi centimetri l'uno dalle labbra dell'altro. Muoveva i fianchi contro i miei, in tondo e si mordeva le labbra, tenendo gli occhi fissi nei miei. La canzone mi pompava nelle vene e l'alcol mi annebbiava i pensieri. Avrei voluto baciarlo. Tanto. Ma non lo feci e mi girai. Gli diedi la schiena e lo appoggiai al suo petto. Lui continuò a muovere il bacino, io assecondai i movimenti e inclinai la testa.
Mi stavo comportando in modo strano, me ne rendevo conto ma i brividi, la scosse di energia che correvano lungo le terminazioni nervose, il calore del suo corpo contro il mio mi facevano stare così bene. La musica continuava a rombare e io tenni gli occhi chiusi, mentre Nico dietro di me passò il naso sul mio collo. Prese confidenza con me e iniziò a muovere le mani sul mio petto. Mi passava la mano sugli addominali e io ricambiai, toccandogli le gambe e i fianchi, ovunque riuscissi a posare le mani.
La musica divenne più veloce e io ormai ero duro, come Nico dietro di me. Sentivo che dovevo fare qualcosa, volevo baciarlo e stringerlo a me. Mi sentivo bruciare la pelle, dove lui mi toccava scosse di energia elettrica partivano e portavano dritto al cervello.
Stavo per girarmi e arrendermi finalmente alle sensazioni, quando qualcuno mi spinse distrattamente e io persi l'equilibrio finendo lontano da Nico.
Mi accorsi di cosa stavo facendo come se mi risvegliassi da un sogno. Stavo ballando con un ragazzo, mi ci stavo strusciando, come mille ragazze avevano fatto con me. Ero persino fidanzato.
Mi sentivo confuso e schifato da me stesso. Mi allontanai spintonando tutti e corsi fuori dalla discoteca. L'aria congelata di dicembre mi fece sentire meglio, tirai fuori il telefono dalla tasca e scrissi a Jace che mi ero sentito male e che ero andato a casa.
Ero agitato e nervoso, mentre mi dirgevo a casa rabbrividendo per il freddo, mi maledissi anche per non aver ripreso il cappotto che ormai consideravo perso. Mi tornò in mente l'espressione di Nico quando mi aveva visto andare via di corsa.
Mi arrabbiai di nuovo per il mio comportamento da frocio e presi a calci un bidone. Ero incazzato, avevo tradito Tessa e mi ero comportato male.
Nico ero entrato nella mia vita e aveva mandato a puttane tutto.

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