Capitolo 4

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Per un paio di giorni riuscii ad evitare tutti,dicendo che avevo l'influenza. Jace e Julian tempestarono il gruppo con i racconti delle loro conquiste e Alex raccontava di suo fratello Max che aveva imparato ad andare in bici senza rotelle. Io rispondevo appena, inventandomi di stare troppo male per guardare il telefono, Nico invece rispondeva a tutti come se non fosse successo nulla.
Non riuscivo a capire, per lui era normale? Ballare con un ragazzo? Strusciarsi su di lui?
Ero incazzato con me e con lui. Tanto che sentire semplicemente parlare di lui mi faceva diventare acido e cominciavo a rispondere monosillabi.
Avevo anche litigato con Tessa perché quando lei aveva tirato fuori l'idea di passare capodanno tutti insieme alla casa in montagna di Jace, io avevo dato di matto al pensiero di Nico e lei nella stessa casa, così le avevo urlato contro di levarsi di torno e che non doveva starmi sempre appiccicata.
Avevo detto che solo perché lei non aveva amici non doveva attaccarsi ai miei. Insomma ero stato uno stronzo totale, quindi come punizione per essere stato uno stronzo traditore, essermi comportato da frocio e da idiota mi ero autorecluso in casa mia, evitando mia madre e mio fratello.
Peccato che tutte quelle ore da solo, mi avevano portato a riflettere e il riflettere mi aveva portato a ricordate quella sera. Ed ero caduto nella spirale delle sensazioni da brivido che non riuscivo a provare con nessun altro.
Ero così incazzato anche per questo, per tutta la vita mi ero convinto che mi piacessero le ragazze, che non sentire le farfalle era normale, che era solo legato all'assenza dei sentimenti. Eppure a  Tessa ero affezionato, ma niente farfalle. Niente fuochi sotto pelle, niente scariche elettriche quando la toccavo. Ero incazzato perché pensavo di essermi tradito da solo. Di aver sconvolto una delle mie convinzioni.

Tre giorni passati in isolamento dopo,mia madre mi aveva intimato  di uscire dalla camera.
Era passata l'ora di cena e mia madre mi aveva implorato di scendere e mangiare con loro. L'avevo accontetata ed ero uscito dalla mia camera, avevo cenato con mia madre e mio fratello, avevo cercato di concentrarmi su di loro, su quello che mio fratello James, di due anni più piccolo mi raccontava.
Ed ero fiero di me perché per quell'ora avevo rimosso Nico e Tessa dalla mia mente.  Ma poi tornai in camera e ripresi il telefono,c'erano una decina di messaggi di Tessa in cui mi chiedeva scusa e voleva vedermi. Le risposi e parlammo un po' al telefono accordandoci per vederci il giorno seguente, a casa sua. Mancavano 3 giorni a Natale e quindi alla sua partenza, sarebbe tornata a New York per le feste, per poi tornare in tempo per capodanno. Chiacchierammo con semplicità e ne approfittai per chiederle scusa del mio orrendo comportamento dei giorni precedenti.
Non riuscii, però, a dirle di Nico e del casino che avevo in testa a causa sua, né della serata in discoteca.
Avevo preso una decisione, se Nico riusciva comportarsi come se nulla fosse successo, bene lo avrei fatto anche io. senza alcuna malizia, quanto più preoccupazione per conoscere i suoi avevo anche chiesto a Tessa se l'indomani saremmo stati soli a casa, ma lei interpretandolo come segno che io la volessi e finalmente mi fossi deciso a renderla mia, cosa di cui ero molto lontano dall'essere sicuro, mi aveva risposto di si e che si era anche comprata un completino nuovo.
Infondo stavamo insieme, lei era una ragazza bellissima, interessata a me e soprattutto avevo 17 anni, perchè avrei dovuto rifiutarmi.
Le risposi che non vedevo l'ora e chiusi la chiamata. La mia mente però decise che invece di sognare la mia bellissima ragazza desiderosa di me, avrei rivissuto quella sera con alcune varianti.

Ero nella discoteca, con Nico premuto contro di me, le sue mani non si limitavano a sfiorarmi ma si infilavano sotto la maglietta e mi toccava con decisione. Sentivo le sue mani ovunque, mi fece girare e con audacia mise mani sul mio posteriore, tastandomi, come se fossi suo. Mi baciava il collo mentre gemevo cose incontrollate a cui rispondeva in italiano, lasciava una scia di baci dalla clavicola all'orecchio, lungo la guancia fino a che non si ritrovò a pochi centimetri dalle mie labbra, ma sta volta non arrivò nessuno a spingermi, nessuno mi allontanò da lui.
Ma potei assaporare le sue labbra dolci, sentire come la sua lingua mi rendeva le ginocchia instabili. La scena cambiò ancora.
Ero con Tessa a casa sua, nella sua camera e lei si stava spogliando, il suo corpo era bellissimo e io reagii subito. L'eccitazione mi scorreva nelle vene, rendendomi le mutande strette, senza dire una parola lei mi invitò sul letto. Iniziò a toccarmi il collo, il petto e scese ancora fino ad arrivare alle mie mutande. Mise le mani dentro i boxer e iniziò a pompare, una scarica elettrica percorse i miei nervi fino al cervello facendomi chiudere gli occhi.
Quando li riaprii al posto delle manine della mia ragazza trovai quelle famigliari e grandi di Nico, risentii il suo naso strusciarmi sul collo, le sue labbra su di esso. Le sue mani continuavano a pompare magnificamente la mia lunghezza, mentre le sue labbra si spostavano ancora e trovavano le mie, unendosi in un bacio che mi portò a vedere le stelle e venni.
Mi svegliai di soprassalto, tutto sudato e con una macchia imbarazzante sui boxer.
Mentre stavo sul letto, con il respiro affannoso cercando di capire cosa fosse appena successo e soprattutto cercando di trovare una spiegazione plausibile e possibilmente etero, mi arrivò un messaggio da Nico.
Mi chiedeva se potevamo vederci perché dovevamo parlare.
Bum.
Il mio cuore saltò un battito alla vista di quel messaggio. Mi agitai, pensando a cosa dovessi rispondere, perché se una parte di me voleva assolutamente vederlo visto che  a forza di ripensare a lui, a quello che era successo e alle sensazioni da me provate mi sentivo come se avessi spiegazzato una foto dopo averla vista e rivista.
Volevo nuovi ricordi su cui rimuginare e per cui isolarmi. Ma l'altra parte di me, quella pragmatica e cinica era ancora arrabbiata con lui e con me e quindi voleva rifiutare.
Stavo ancora facendo un elenco mentale dei pro e contro quando il telefono si illuminò nuovamente, entrai nella chat e trovai un messaggio audio.
"Senti lo so cosa stai pensando...sarai arrabbiato e confuso, ma dopo l'altra sera devo e voglio rivederti, ti devo parlare. Ti prego Will." lo sentivo parlare con voce roca attaccata al microfono, doveva avere le cuffie perché si poteva anche percepire il suo respiro. Il suo respiro e la voce roca, con quel modo dolce di pronunciare le parole mi riportarono immediatamente a quella sera e al sogno appena concluso, rendendo ancora più grande la mia confusione. Urlai di frustrazione e calciai le coperte, poi presi in mano il telefono e con le dita tremanti digitai la risposta.
"Va bene, anche io ti devo parlare, dove ci vediamo?"
Chiaramente non riuscii più a dormire, soprattutto per il terrore che un sogno simile si ripetesse. Restai sveglio ad aspettare una sua risposta.
Silenzio. Tre ore dopo non mi aveva ancora risposto, nulla.

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