Qualcuno si inginocchiò volgendo al cielo gli occhi velati di lacrime, altri inneggiarono all’eroe che aveva abbattuto il drago. I tebani non riuscivano a credere di essere sopravvissuti alla più grande calamità si fosse mai abbattuta sulla loro città.
Eracle non si mosse; tenendo stretto l’elmo, si volse a guardare a sinistra, dove un mulinello d’aria del diametro di un paio di piedi aveva iniziato a ruotare vorticosamente. Il piccolo turbine prese rapidamente una forma, incerta e labile, intermittente. La figura, tremolante e impalpabile come composta da correnti d’aria, divenne riconoscibile. Si trattava di un uomo anziano, alto, coi capelli di un bianco candido e lucente come neve inondata dal sole, la barba fluente, il viso affilato sul quale campeggiava un naso aquilino a sovrastare le labbra sottili. Si mosse, leggero, e scese dal ventre di Delphine, arrestandosi, seguito da Eracle, di fronte ad Alphaios. Nel suo incedere non aveva mai poggiato i piedi a terra, quasi fosse più leggero dell’aria.
Quando parlò, la sua voce era un sussurro, simile a una brezza “Vuoi che anche lui ascolti ciò che ho da dire?” disse all’eroe.
“Certo, – rispose questi sorridendo – ha la mia fiducia”.
L’uomo di vento annuì “Un esercito sta per marciare su Tebe. È un’armata sovrannaturale, non riuscirete a resistere a lungo. Sparta, che è sotto assedio, nonostante il suo formidabile esercito, sta per cedere”.
“Perché ce lo stai dicendo? E per quale ragione ci hai aiutati?” chiese Alphaios, diffidente.
La figura di vento tremò ancora più forte, come fosse scossa da violente correnti interiori “Tu… sei…”
“Alphaios, facevo il pescatore. – lo interruppe il vecchio – Un uomo qualsiasi. Avanti, rispondimi”.
“Mi chiamo Austro, – rispose l’essere composto d’aria – e sono il dio dei venti del sud. Sono stato io a generare la bruma che vi ha protetti. Vi seguivo da un po’. Quando ho visto Delphine avvicinarsi a voi, ho cercato di rallentarla. Inoltre mi serviva un modo per dare l’elmo a Eracle senza essere visto dal drago. I nemici dell’Olimpo non devono sapere che il il figlio di Zeus ha ricevuto le armi degli déi per ordine di Atena”.
“È così. – confermò Eracle – Nel passare le porte della città ho sentito qualcuno che mi poneva l’elmo sul capo, e mi sussurrava di usarlo per battere il mostro che stava giungendo. Vista la situazione ho pensato di sfruttare la sorpresa, facendo credere a tutti che ero scomparso, anche se Delphine sembrava riconoscere il mio odore”.
Alpahios si grattò la fronte “Non ho ancora capito in che modo vuoi che Eracle usi l’elmo”.
“Non dipende da me. – continuò Austro parlando all’eroe – Immagino però che, al punto in cui siamo, gli déi abbiano bisogno di te. Dovrai quindi compiere una scelta”.
“Quale scelta? Di cosa stai parlando?” domandò Alphaios, come se spettasse a lui decidere il destino di Eracle.
“Abbandonare gli uomini al loro destino, e concentrare i propri sforzi sulle necessità degli déi, che, quando io sono fuggito dall’Olimpo, erano impegnati in combattimento. Non sono stato in grado di stabilire con chi lottassero, né come sia terminato lo scontro, per quanto non nutra molte speranze, visto che Atena non mi ha più contattato per annullare la sua richiesta di trovarti, Eracle” rispose Austro, quasi emettesse una sentenza.
“Come fai a pensare che io abbandoni gli uomini, che ora più che mai hanno bisogno di me, per piegarmi ai capricci divini? – rispose l’eroe, che iniziava a irritarsi – dove sono gli déi ora che abbiamo bisogno di loro?
Il vento prese forza scompigliandogli i capelli “Non è responsabilità degli Olimpi ciò che sta accadendo. Se gli déi sono stati sconfitti, e nessuno corre in loro aiuto, per gli umani non ci sarà un futuro”.
Eracle rise “Gli Olimpi sconfitti? Da chi? Dalla noia?”
“Il tuo tono è fuori luogo. Non sai. In ogni caso, il mio dovere è compiuto. Ho fatto ciò che Atena mi aveva chiesto, il resto sta a te. Qualunque sia la tua scelta, sappi che i miei fratelli venti hanno avuto ordini di nascondere altre potenti armi. Forse essi, come me, le conservano per consegnartele, anche se questo non posso saperlo con certezza, perché la saggia dea, per ragioni note solo a lei, non ha voluto che sapessimo uno i compiti dell’altro. Pondera con ragionevolezza”.
L’ultima frase venne pronunciata come una supplica. In un gorgo di aria e nebbia, Austro scomparve, lasciando i suoi interlocutori più incerti che mai.
Eracle guardò Alphaios, nella speranza di ricevere da lui qualche saggio consiglio: il vecchio era in grado, con uno sguardo, una parola, a volte con un solo grugnito stizzito, di infondergli fiducia. Non se ne spiegava la ragione, eppure era quello l’effetto che gli faceva l’anziano.
Il vecchio pescatore guardava a terra, e si picchiettava la testa con le dita “Perché non riesco a ricordare… eppure dovrei sapere… cosa mi impedisce…”
“Che ti prende? Ti ha dato di volta il cervello?” lo apostrofò.
Il viso pallido di Alphaios lo faceva somigliare a un ammalato “Io non…”
“Non disperate. Ricordate sempre che la forza di un uomo, non diversamente da quella di un dio, sta nella sua famiglia e nei suoi amici. Fino a quando i vostri compagni saranno con voi, con il cuore e con la mente, voi sarete invincibili”.
La voce che aveva pronunciato l’ultima frase trasmetteva una profonda dolcezza, un senso di intima serenità. Eracle si sentì rinfrancato.
“Grazie per le tue parole gentili, purtroppo la nostra situazione non si risolve solo con la fiducia negli amici” rispose volgendosi alla donna che aveva parlato, la quale si era avvicinata senza che nessuno si accorgesse di lei.
Ella sorrise, senza ironia o arroganza, ma con un fare quasi materno.
“Ti sbagli, valoroso eroe. Impara ad aver fiducia negli altri, ed essi ti condurranno così in alto da poter calcare le dorate vie dell’Olimpo”.
La donna era vestita in modo semplice, con un velo leggero sul capo. Il suo viso, per quanto non più giovanissimo, lasciava trasparire una bellezza discreta, non ostentata ma comunque evidente, quasi le sgorgasse dall’animo. Negli occhi scuri vi si leggeva comprensione e generosità.
Eracle non poté fare a meno di parlarle con franchezza “Mia signora, tu non conosci la situazione…”
“Certo che la conosco, ragazzo mio” rispose lei carezzandogli una guancia. Eracle sentì uno strano calore nel petto. Nonostante la vittoria su Delphine, nessuna speranza aveva mitigato il cupo presentimento che albergava da tempo nel suo cuore, come se il mondo fosse sull’orlo della fine. Da quando era in missione, si sentiva inoltre gravato della responsabilità di dover salvare l’intera umanità, persino contro il volere degli déi, che non gli avevano dato segno del loro appoggio sino alla comparsa di Austro. Anche con l’elmo di Ade, però, gli pareva gli fosse richiesta un’impresa al di là delle sue capacità.
Il gesto di quella donna lo faceva inspiegabilmente sentire meno solo. Era tutta suggestione o c’era dell’altro?
“Bentornato a casa, Eracle” continuò la donna, che evidentemente sapeva bene che l’eroe proveniva da Tebe, per quanto egli stesso se ne fosse rammentato da poco.
“Chi sei?” le chiese Alphaios, al quale il sopracciglio alzato conferiva un’aria quasi ridicola.
“Non mi riconosci? Eppure, anche se fuori sei molto diverso, dentro sei lo stesso di sempre. L’aver preso possesso di un corpo mortale ti ha oscurato alla vista di coloro che ti danno la caccia, ma non ti ha preservato dall’amnesia che ha colpito gli uomini”.
Il vecchio rispose con voce incerta “In parte. Ricordo chi sono, così come il fatto che dovevo trovare Eracle. Ricordo molte altre cose, ma altrettante sono ancora celate tra le pieghe della mia memoria”.
“Allora è il momento di unire le forze, anche se nemmeno io sono a conoscenza di cosa è accaduto sull’Olimpo. Da quando ho ceduto il mio posto a Dioniso, non sono più molto informata in merito agli intrighi di palazzo”.
Alphaios spalancò la bocca “Allora tu sei…”
“Hestia, l’ultima dea”.
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Liberate Prometeo!
FantasyI miti greci... pensate di conoscerli? Allora sappiate che esiste una storia che nessuno ha mai raccontato, che gli stessi dèi non hanno mai voluto venisse tramandata. Narra di Prometeo, costretto a una tortura ancora peggiore di quella cui lo sotto...