Il litigio si stava facendo sempre più acceso.
«Sei solo un vecchio stolto. Se vuoi andare a morire, vacci da solo! Ricordati che sei stato ammesso a questa riunione del consiglio solo perché lo ha chiesto Eracle. Non abusare della nostra pazienza.»
Un coro di assensi accompagnò le parole piccate del sovrano.
Per quanto avesse tutti contro, e la sua proposta mostrasse effettivamente i contorni del piano di un folle, il vecchio non si scompose.
Con voce ferma, ribadì il suo parere «Gli assalti stanno aumentando d'intensità; non si tratta più solo di gruppi di demoni sbandati comparsi da chissà dove. Il mostro che ci ha attaccati è qualcosa di profondamente sovrannaturale. Questo significa che se non andiamo a cercare aiuto, se non proviamo a contattare altre città che possano venirci in soccorso con un esercito ben organizzato, il nostro destino è segnato.»
Una donna alta e grassa si parò dinnanzi al vecchio, torreggiando su di lui con fare minaccioso «E chi ti dice che non siamo gli unici sopravvissuti? È possibile che nessuno sia riuscito a contrastare le creature che sono comparse nei nostri territori. Noi abbiamo dalla nostra parte il guerriero più forte di Grecia, forse anche del mondo intero, e tu non ce lo porterai via!» concluse, dando uno spintone rabbioso al vecchio.
L'anziano barcollò per qualche passo, rischiando di cadere, eppure, miracolosamente, restò in piedi. «Non toccarmi mai più, donna.» la apostrofò con un tono di tale gelida autorità che colei che lo aveva aggredito, nonostante lo sovrastasse fisicamente, fece involontariamente due passi indietro.
La voce profonda di Eracle evitò che la situazione precipitasse «Chi vuole venire con me?»
A quelle parole, il vecchio parve rilassarsi. Per contro, tutti gli altri presenti mormorarono contrariati, in disaccordo con la decisione dell'eroe ma timorosi di esprimere un parere opposto al suo.
«Verrò io.» annunciò solennemente l'anziano canuto.
Il sovrano di quella piccola cittadina non era abituato a gestire situazioni di crisi come quella in cui, suo malgrado, sei era venuto a trovare. La vita a Oropo era semplice, lontana dagli intrighi di potere delle polis. Non aveva mai dovuto affrontare nulla di più pericoloso di una diatriba tra vicini o di una lite tra pescatori , spesso risolte dal consiglio degli anziani più che dal suo intervento.
Quell'uomo decrepito e fastidioso, con le sue assurde teorie, stava convincendo colui che rappresentava l'unica speranza di salvezza per i suoi concittadini a partire per vagare senza scopo e senza meta. Non poteva permetterlo, anche se Eracle, contro ogni previsione, sembrava tenere in considerazione le opinioni del vegliardo. Si fece coraggio «Ma non lo hai capito che di te non ci importa nulla? - si volse verso il figlio di Zeus - Eracle, tu non puoi...»
«Sono dei vostri.» lo interruppe un'altra voce, questa volta molto giovane.
Il re sgranò gli occhi «Nikandros, cosa stai farfugliando?»
Il ragazzo, alto e magro, dalla carnagione pallida e quasi malaticcia, sembrò per un attimo ripensarci, come in soggezione, ma una giovane dai lineamenti delicati gli diede man forte.
«Andremo entrambi, padre. A Tebe. È il nostro destino.»
Il sovrano rimase a bocca aperta, spiazzato da quella specie di ammutinamento familiare.
«Cosa ti fa pensare che il fato voglia che vi uniate a noi?» disse il vecchio, avvicinandosi con interesse ai due ragazzi, unici giovani presenti a quell'incontro.
Il maschio era ancora titubante, mentre la femmina rispose senza esitazioni «Nostra madre, molti anni fa, consultò l’oracolo Anfiarao, che si manifesta attraverso i sogni, e...»
Il sovrano non le lasciò finire la frase «Sono solo stupide superstizioni. E vostra madre è morta per questo. Vattene, Menodora, una seduta del consiglio non è posto per una principessa.»
Il moto di ribellione di Menodora non era concluso. Sfidò apertamente l'autorità del padre, restando ferma, ritta e impavida, accanto al fratello, che mostrava invece meno determinazione.
Eracle si girò verso l'anziano, come a sollecitarne il giudizio. Per qualche irrazionale ragione, si fidava di lui, e per quanto ricordasse poco del suo passato, sentiva di dover seguire il proprio istinto.
«In genere mi opporrei a una decisione del genere, ma ho la sensazione che, in questo caso, il destino abbia messo sulla nostra strada i prìncipi per una ragione, per quanto in questo momento essa sia nascosta tra le mutevoli pieghe dell'oscura veste del fato. Se l’oracolo di Anfiarao, a suo tempo, si è espresso a favore della nostra missione, allora non vi sono più dubbi. Forse ciò che ci aspetta è molto più importante di quanto possiamo immaginare.»
Il coro di dissensi che sollevò la frase dell'anziano fece innervosire Eracle.
Per i suoi gusti, si era già parlato troppo.
Battendo platealmente un piede a terra, con tale energia da dare la sensazione che la residenza reale fosse squassata da un terremoto, mise fine alla discussione.
«Partiremo domattina. Salutate le vostre famiglie, perché probabilmente non le rivedrete molto presto.» sentenziò, trattenendosi dal dire non le rivedrete più.
Il re, costernato ma impotente, si avvicinò ai figli, abbracciandoli. Sembrava che, in fondo, avesse sempre saputo che quel momento sarebbe giunto.
«E tu, vecchio? Non hai una famiglia da salutare?»
«No. - replicò questi, con una strana luce negli occhi - E visto che passeremo molto tempo assieme, piantala di chiamarmi vecchio. Il mio nome è Alphaios.»
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Liberate Prometeo!
FantasyI miti greci... pensate di conoscerli? Allora sappiate che esiste una storia che nessuno ha mai raccontato, che gli stessi dèi non hanno mai voluto venisse tramandata. Narra di Prometeo, costretto a una tortura ancora peggiore di quella cui lo sotto...