Cinque

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«Mio marito era un uomo davvero unico..» cominciò a raccontare Fiona, mentre il poliziotto seduto di fronte a lei non distoglieva lo sguardo puntato nei suoi occhi. Il suo labbro inferiore tremava ad ogni respiro, teneva le mani unite sul tavolino grigio che divideva la donna ed il suo avvocato dai due poliziotti. La stanza, illuminata da una lampadina gialla che cadeva proprio al centro del tavolino, era talmente piccola da tagliare l'aria a chiunque fosse presente. Faceva un caldo tremendo, nonostante fuori le temperature fossero basse, di fatti l'avvocato continuava ad asciugarsi il viso sudato con un fazzoletto di stoffa. «Non mi ha fatto mai mancare niente e..» si fermò un secondo per fare un respiro, sentendo una vampata di calore colpirle il viso.

«Credo di aver fatto lo stesso..» abbassò lo sguardo per guardare l'ombra del tavolo sulle sue gambe. Il ricordo di Ashton si presentò in quell'oscurità e si ritrovò costretta a guardare altrove per non pensarci. «Lui andava sempre a prendere i bambini a scuola e tornava a casa col sorriso. Pranzavamo tutti assieme e si complimentava sempre con me per il buon cibo, ripetendomi ogni volta quanto fossi brava a cucinare!» ciò che stava raccontando era successo anche l'ultimo giorno in cui ha potuto pranzare con suo marito.

Narrava l'aneddoto con un sorriso sul viso che contrastava la sua tristezza. «E dopo aver finito di mangiare, suonava a tutti noi in salone. Lui aveva la sua poltrona preferita, guai a chi gliela toccava! Quella alla destra del televisore era la sua poltrona, neanch'io potevo sedermici sopra!»

Il poliziotto seduto sulla sinistra, intanto, segnava ogni cosa che Fiona diceva. «Ha mai notato qualcosa di insolito? Che potesse farla dubitare?» chiese invece Foster. Fiona puntò i suoi occhioni su di lui, rimanendo per un arco di tempo a lei indefinito in silenzio. Quando si decise a parlare, deglutì come per notificare tutti che stesse per aprire bocca.

«Ashton aveva una band. Sono amici di famiglia: Jamie Cook, Nick O'Malley e Matt Helders..» quei nomi vennero scritti di fretta sul taccuino degli interrogatori. Facendo così, Fiona aveva dato alla polizia eventuali sospettati da interrogare. «Non credo che loro abbiano fatto questo al mio Ashton, si conoscevano da una vita ormai! Erano inseparabili, appena hanno saputo dell'accaduto sono corsi a farmi visita per dare una mano ma... ho visto e percepito il loro più profondo dispiacere. Un assassino non proverebbe tutta quest'empatia!»

«Quello sta a noi scoprirlo, signora Holland» rispose Foster in modo freddo, facendo bruciare in gola le parole a Fiona. Il poliziotto invitò poi la donna a dire di più sulla band, Fiona si voltò verso il suo avvocato come per cercare approvazione e l'uomo acconsentì.

«Spesso suonavano il sabato sera in vari locali, non fraintendetemi però.. parlo di piccoli ristorantini! La paga non era altissima, ma lui lo faceva maggiormente per il suo amore per la musica. Avevano un garage dove suonare, spesso rimaneva lì con loro anche quando non facevano musica. Mi è sempre parso un uomo.. felice, ma non soddisfatto. È come se avesse sempre bisogno di qualcosa di più, era insaziabile!» dopo aver detto quest'ultima frase, il poliziotto cacciò fuori una busta contenente le fotografie trovate il giorno prima. «Ora che mi fa pensare, penso sia arrivato il momento di mostrarle alcune cose nascoste da Ashton nella vostra casa!»

Fiona sentì il suo cuore battere così forte che quasi riusciva a distruggere la gabbia toracica. Pompava più velocemente di prima, procurando in pochi secondi una fastidiosa tachicardia. Fiona cercava di fare dei respiri profondi e mantenersi focalizzata sul momento, non sapeva di cosa stesse parlando il poliziotto anche perché non aveva mai pensato che Ashton nascondesse qualcosa. Foster aprì quindi la busta, porgendole le fotografie. La prima mostrava Aphrodite, la chitarra. Il poliziotto chiese se quella appartenesse a lui e Fiona, aggrottando la fronte, scosse la testa.

«N-non ho mai visto questa chitarra prima d'ora..» cercò di cercare nella sua mente uno degli strumenti della band che potesse combaciare con questo identikit, ma fallì miseramente. «Lui dava lezioni private di chitarra, magari è solo un ricordo, no?» si rese conto che la sua domanda non aveva affatto senso. Perché nasconderlo se era così innocuo? Foster mostrò un'altra foto, in questa era ritratta una zona di Santa Barbara, lo si riconosceva soprattutto dal fatto che fosse una cartolina con il nome del luogo infondo a destra. Fiona girò la cartolina mostrandone il retro, trovandoci una piccola dedica.

𝑨𝑷𝑯𝑹𝑶𝑫𝑰𝑻𝑬, 𝚝𝚘𝚖𝚑𝚘𝚕𝚕𝚊𝚗𝚍Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora