Tredici

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Il ragazzo dai capelli castani non esitò a prendere il telefono e controllare chi avesse inoltrato l'ultimo messaggio, anche perché la suoneria delle notifiche a volte sembrava essere così fastidiosa alle sue orecchie. Malgrado la sua incomprensione nei gesti estremi della bionda, i suoi pollici picchiettarono velocemente il telefono per dirle di passare da lui. Si sarebbero quindi ritrovati da soli questa volta, a guardarsi e chiedersi in continuazione se l'altro ricordasse dell'avvenuta di quel fatidico bacio. Ma quando due persone si vogliono così tanto è un po' impossibile dimenticarlo! Nessuno poteva intromettersi e mettere una virgola a quell'argomento che attendeva con ansia un punto. In quel momento Tom indossava dei semplici pantaloncini da calcio neri con il logo della Nike, cucito in bianco, sulla gamba sinistra, mentre Faye non si era neanche preoccupata di mettersi comoda in dei vestiti meno tesi.

Forse era la timidezza o la delicatezza che usava Faye nel parlare che ammutoliva Thomas. La guardava e avrebbe voluto baciare ogni parte del suo corpo, senza lasciarne un pezzo vuoto.
"Perché forse ne ha bisogno.." pensava mentre erano entrambi seduti sul suo letto e Faye cercava di spiegare (nella sua versione) cos'era successo in macchina. Percepiva che lei avesse bisogno di qualcuno in grado di capirla e sostenerla, perché forse in passato aveva avuto tante batoste.. eppure lei non aveva ancora mai parlato di nessun altro ragazzo.

Nonostante non fosse per niente affidabile, Thomas riusciva a vedere in lei una certa luce di fiducia, per questo non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Il suo sguardo si soffermava sui suoi occhi fino a cadere alla punta del suo naso, facendo caso al modo in cui lo arricciava spesso forse per un fatto di timidezza. Anche a lui capitava continuamente di ripetere un'azione quando si sentiva in imbarazzo, ma non perché si trovasse in una situazione di disagio.. se non per il semplice fatto di avere paura di risultare imbranato o ridicolo. Quello che per Faye era arricciare il naso, per Thomas era grattarsi la nuca.

«Io lo ricordo,» ammise poi, facendo in modo che le parole che volevano uscire fuori dalla bocca di Faye si bloccassero nella sua gola.
Costrinse Faye a mettere in moto il suo cervello e cercare di capire di cosa stesse parlando.
«Ricordo quel bacio, non l'ho dimenticato..» ed ecco la grattata di nuca.
Che fosse la prima volta che la ragazza avesse percepito una certa onestà dal profondo del cuore era abbastanza ovvio. Appena sentì pronunciare quelle parole rimase di stucco ed ingoiò la sua saliva, come per buttare giù quelle frasi lasciate in sospeso poco prima. Le veniva da sorridere , per quanto cercasse di mantenere un'espressione neutra. Ora si sentiva più libera e serena, com'era possibile? Tom non aveva espresso alcun parere — positivo o negativo che sia — eppure quelle tre semplici parole... "Non l'ho dimenticato"... racchiudevano tutti i sentimenti del mondo. Le era bastato così poco per sapere che a lui importava, che le sostanze chimiche non avevano bruciato così tanto il suo cervello in quel momento da impedirgli di ricordare una cosa del genere.

E allora era voluto, davvero, quel bacio.

Quel piccolo insieme di lettere aveva persino più valore di tutte quelle dette da Ashton in passato. Che cos'era adesso Ashton se non un uomo senza vita che ha precedentemente scombussolato e peggiorato la vita di Faye? Tutto d'un tratto era così ovvio! Era sicuramente presto per gridare amore, ma qui c'era sotto qualcosa. C'era del sentimento chiuso dentro il cuore di entrambi che non vedeva l'ora di uscir fuori. Le è bastato così poco per rendersi conto che forse questo era l'amore che voleva, anche se lei non sapeva proprio cosa fosse davvero questa insulsa emozione.

«Lo farei ancora tante altre volte!» le parole scapparono fuori dalla sua bocca come se avessero vita propria. Faye gli sorrise, un po' incredula di aver detto davvero quelle cose.
Guardando oltre il suo imbarazzo, Thomas ricambiò il sorriso e portò una mano al suo volto per spostarle un riccio dietro l'orecchio. Era semplicemente abbagliante guardare la sua bellezza così al naturale, era stanca ed aveva ancora gli occhi un po' gonfi per il pianto isterico fatto in macchina, ma era semplicemente incantevole. La sua mente venne bombardata da strani quesiti, come: "Anche Jess era così bella in certe condizioni?"

𝑨𝑷𝑯𝑹𝑶𝑫𝑰𝑻𝑬, 𝚝𝚘𝚖𝚑𝚘𝚕𝚕𝚊𝚗𝚍Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora