Diciannove

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Luci abbaglianti di flash lontani appartenenti a grosse macchine fotografiche nere, illusori di essere ad una distanza minima da toccarli. L'intera università corsa fuori l'edificio per dare un'occhiata alla novità del giorno: Faye Bennett era l'assassino di Ashton Holland. I paparazzi ed i giornalisti cercavano di farsi spazio tra la folla. Urla, parole raccapriccianti, la bionda era circondata da giovani studenti che gliene dicevano di tutti i colori.

«Assassina!»
«Una puttana e un'assassina!»
«Sei proprio una psicopatica!»

E molti di loro avevano cercato di lanciarle qualcosa contro, ma i poliziotti avevano minacciato questi ultimi. I piedi camminavano uno innanzi all'altro, mossi involontariamente da una forza maggiore, come se fossero legati a dei fili di una marionetta. Faye si sentiva esattamente così: una piccola bambola manovrata da qualcun altro. Ok, aveva vinto Margaret... eppure non l'aveva mai vista. Allora forse questa donna non esisteva davvero, potrebbe aver immaginato tutto come suo solito.

I due poliziotti che la trascinavano per le braccia si fermarono innanzi l'auto della polizia e, prima di entrare, Faye si guardò attorno finendo poi per incrociare lo sguardo di Fiona. Era un miscuglio di delusione ma anche vendetta. Aveva un sorrisetto troppo strano da interpretare.
"Io sono innocente..." avrebbe voluto dire "..non ho mai pensato di fargli del male".
Neanche questo adesso faceva così male rispetto al momento in cui si è seduta in macchina, con i pugni poggiati sulle gambe, ed ha guardato fuori il finestrino per riconoscere Tom tra la folla.

Aveva gli occhi ripieni di lacrime, avrebbe voluto piangere sangue per quanto stava soffrendo. L'amore che dimostrava Faye era solo un modo per scampare alla sua punizione, ma ora Tom si sentiva come se fosse lui ad essere punito. Aveva permesso lui che la bionda, di cui era così tanto invaghito, potesse entrare nella sua vita. Lei era furba, astuta, per questo era perfetta per il lavoro che tanto bramava. Lui, dall'altro lato, si sentiva un codardo... una nullità. Sapeva di aver fatto un errore, pensava di esser tornato ad amare davvero e di essere finalmente al sicuro. Tutto quello che avevano creato crollò ai suoi piedi, frantumandosi in mille pezzi.

La macchina partì finalmente - per fortuna di non si sa chi - e a Faye scappò una lacrima.
"Solo per Tom" disse a se stessa, giustificandosi. Solo per lui, perché non era finita. Avrebbe aggiustato le cose, bastava scoprire chi fosse Margaret. Però era troppo tardi adesso e ancora non riusciva a rendersene conto. Diceva a se stessa che sarebbe riuscita a evitare la galera, perché nessuno era cosi bravo a risolvere i casi come lei, nonostante non avesse ancora capito che Margaret era più vicina di quanto pensasse.

Per tutto il tragitto in macchina Faye non disse una parola. Era troppo occupata a pensare a cosa fare e dire davanti al giudice per mostrarsi davvero innocente. Era tutto inutile perché la polizia aveva già perlustrato la sua stanza ed aveva trovato tutti i bei momenti tra Ashton e Faye racchiusi in fotografie, le parole che non potevano urlare al mondo e la camicetta. Ogni cosa avrebbe detto sarebbe stata inutile, nessuno le avrebbe mai creduto.

Arrivati al 17esimo distretto di polizia di New York, l'agente Foster le aprì lo sportello e l'afferrò per il braccio tirandola fuori dall'auto. Faye lo guardò in cagnesco e lui, notando questo comportamento, si avvicinò al suo orecchio per sussurrarle:
«È finita stronzetta, hai provato ad aggirarci anche troppe volte» poi chiuse la porta e stringendole il braccio sinistro con una mano, entrarono nell'edificio. Tutti i colleghi di Foster applaudirono, felici e contenti che si era chiuso un altro caso, elogiavano l'uomo che stava trascinando Faye in quel momento verso una delle celle condivise, mentre lui così fiero di sé ringraziava tutti. Dopo averla spinta bruscamente in cella e dopo averle liberato i polsi, Foster l'avvisò che presto sarebbe tornato per interrogarla. Faye pensava che questa potesse essere la sua ultima speranza, in realtà sarebbe andata subito dopo in udienza.

𝑨𝑷𝑯𝑹𝑶𝑫𝑰𝑻𝑬, 𝚝𝚘𝚖𝚑𝚘𝚕𝚕𝚊𝚗𝚍Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora