Sette

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«Basta, Ashton, sono stanca! Mi avevi promesso che le avresti parlato e invece siamo ancora qui, nascosti in questa fottutissima stanza d'hotel!» stridò Faye esausta dalla situazione. Quel giorno Ashton era abbastanza laconico, molto diretto e coinciso. Non aveva voglia di sentir Faye lamentarsi (ancora una volta) delle solite stronzate, voleva semplicemente stare con lei e fare ciò che adorava tanto fare: l'amore.
Invece si ritrovò ad andare avanti e indietro per quella piccola stanza che puzzava di chiuso e di fumo da tabacco. Non faceva a meno di notare il tappeto che sbucava fuori dal letto matrimoniale, era di un rosso così spento che si chiese se fosse in quelle condizioni perché sporco. Il letto era ancora perfettamente in ordine dato che litigavano da quando erano entrati.

«Faye, cazzo, devi far entrare nella tua testa che io non posso lasciare la mia famiglia e tutto ciò che ho costruito per te!» rispose, chinandosi innanzi a lei. Faye era seduta ai piedi del letto con le due gambe unite ed Ashton le puntava il dito contro, che allo stesso momento cercava di mantenere una sigaretta accesa.
La povera biondina cominciò a tremare, tutto per contenere il suo dolore e la sua tristezza in quel momento, non voleva piangere nuovamente davanti a lui ma voleva semplicemente uscire allo scoperto. Erano sette anni che aspettava quel fatidico "Ho lasciato Fiona" ma questa semplice frase sembrava non arrivare mai. Fissò quindi il tabacco incendiato, focalizzandosi poi sul fumo che volava via.

«Tu.. tu hai detto che volevi mettere su una famiglia con me! Di volerti trasferire e vedere un bambino correre per casa!» persino Faye sentì il rumore che facevano le sue parole, quanta falsità ci fosse in tutto quello che diceva. Ashton avrebbe detto di tutto pur di trattenere Faye e contenere i suoi istinti, il problema era che Faye era troppo innamorata per rendersene conto.
«Come puoi farmi questo?» chiese infine, scoppiando finalmente in un mare di lacrime. Chiuse entrambe le mani in due pugni e abbassò lo sguardo sulle sue ginocchia scoperte. Ashton, che era tornato a vagare per la stanza, fece un altro tiro per poi portare le mani in aria.

«Faye, dio santo! Ti rendi conto che hai iniziato tu tutto questo? Sapevi del mio matrimonio, dei miei bambini, hai deciso di restare ed ora vuoi prenderti tutto!» nessuno feriva la Bennett nel modo in cui lo faceva Ashton e lei non voleva ammettere quanto fosse tossica la loro relazione. Non perché era fidanzata da sette anni con un uomo sposato, un padre di famiglia... ci sono molti casi del genere in tutto il mondo e spesso e volentieri finiscono per vincere sempre le amanti. Con loro due non era così.
Faye vinceva solamente quando si trovava sotto le coperte con il musicista, ma d'altro canto lei era una fallita. Non sapeva lasciar perdere Ashton e non voleva neanche farlo, soffriva da sola ed in silenzio quando lui non era nei paraggi.
«Butti tutta la colpa su di me come se tu non avessi fatto niente, se tenessi davvero così tanto a tua moglie e ai tuoi figli non avresti mai accettato di frequentare una quindicenne al tempo, ma forse hai paura che si scopra proprio questo!» questa volta Faye rispose di tono ed Ashton le diede uno schiaffo sulla guancia destra, facendole voltare il viso. Nello stesso momento Faye si svegliò mettendosi seduta e faticò nel trovare aria.

«Faye! Hey, va tutto bene, va tutto bene..» Tom si alzò dal letto di Dana per correre in soccorso della sua nuova amica e contornò il suo collo con le braccia, stringendola in un abbraccio, e lasciò che lei potesse poggiare la testa sul suo petto. Era talmente scossa che non riuscì nemmeno a piangere, ricordare quei momenti era così doloroso, ma fissò il pavimento tenendo gli occhi sbarrati.
Non era in grado di alzare lo sguardo su di lui per via dell'enorme somiglianza con suo fratello, ma Tom era allo stesso tempo il suo opposto, caratterialmente parlando.
«Vado a prepararti qualcosa, okay? Tu cerca di respirare profondamente e riposarti, era solo un brutto sogno,» Faye annuì e non provò neanche a guardarlo. Come promesso, il ragazzo si alzò ed afferrò le chiavi prima di lasciare la stanza. La bionda notò solo allora che sul pavimento un raggio di luce cercava di combattere l'oscurità di quella camera e che era già sorto il sole. Si alzò per aprire le tende e socchiuse gli occhi non appena quella palla di fuoco illuminò l'intera stanza.
Faye si ritrovò finalmente da sola e prese il suo telefono per controllare l'orario, notando i mille messaggi che sua sorella Rosaline le aveva mandato.

𝑨𝑷𝑯𝑹𝑶𝑫𝑰𝑻𝑬, 𝚝𝚘𝚖𝚑𝚘𝚕𝚕𝚊𝚗𝚍Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora