Otto

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La tempesta sembrava non fermarsi mai e Faye aveva passato le ore mattutine a fissare quel dannato buco nel pavimento, ricco di storie mai raccontate. Doveva pur finire tutto questo prima o poi, ma come faceva a farlo smettere? Come faceva a prendere tra le mani il proprio cuore e ricucirlo, sanando le ferite? Quell'agonia così forte era ciò che abbracciava la tenera Faye e la cullava su delle note sfiguranti. Quel dolore era irreversibile, si sentì quasi in dovere di continuare ad affondare e sprofondare fino ad arrivare ad un punto di non ritorno. Sentì bussare alla sua porta e voltò solamente il viso per fissarla, si chiedeva cosa fosse reale e cosa fosse semplice immaginazione. Avevano davvero bussato o la sua mente stava cercando di ricordarle qualcosa? Avrebbe voluto mostrare quella giacchetta a qualcuno per scoprire se la sua fosse non altro che un'utopia, ma non c'era scusa abbastanza attendibile da raccontare. Con la coda dell'occhio guardò nuovamente quella camicetta, era ancora sporca di sangue. Altri due colpi sulla porta.

«Un attimo!» urlò, chiudendo per bene quel nascondiglio e si alzò in piedi, aprendo finalmente quella dannata porta di legno. Era Austin, pronto a riempirla di domande. Faye fece un sospiro per poi spostarsi di poco, in modo da farlo entrare.
«So che non sono cose che dovrebbero interessarmi ma hai invitato il tuo ragazzo qui, giusto?» cominciò a ragionare mettendosi seduto sul suo letto. Faye non capì di cosa stesse parlando, per questo motivo curvò le sopracciglia in segno di confusione, chiedendogli a cosa voleva riferirsi.
«Hai detto che eri stanca e che volevi riposare alla mia richiesta, poi ti ho vista uscire con un ragazzo e sempre ieri sera eravate in aula relax a guardare un film assieme,» Faye guardò altrove sentendosi a disagio, spalancò di poco la bocca senza riuscire a dire nulla. I suoi pensieri erano ancora puntati su quella camicetta.. possibile che Dana non l'avesse notata nell'armadio?
«Mi spii, per caso?» chiese e Austin scosse subito la testa. Non che fosse del tutto falso, d'altronde non era la prima volta che Austin cercava la bionda con lo sguardo. Qualche volta mentre studiava con Dana ha persino sbirciato Faye farsi una doccia in bagno, Dana era solita aprire più volte la porta per farle domande sui compiti, di fatti questa cosa faceva imbestialire la Bennett. Insomma, un po' di privacy! Ad una festa insistette nel farla giocare a strip poker solo per spaziare ancora di più con la sua fantasia. Perché per Austin quell'essere così afrodisiaco era solo una fantasia, era qualcosa di inaccessibile realmente.

«Austin, lui..» si fermò prima che potesse dire qualcosa, forse fingere di essere la ragazza di Tom avrebbe destato meno sospetti. Se Austin avesse mai avuto l'onore di conoscere quel ragazzo, allora avrebbe scoperto qualcosa su suo fratello, dire una versione diversa della storia avrebbe evitato troppe domande da parte di Austin per Tom. «Si, è il mio ragazzo,» disse, sperando di non aver fatto un'enorme cazzata.
«E dov'è ora?» si guardò attorno cercandolo, Faye rispose che si trovava in camera sua. Non solo Austin si rese conto che era davvero fidanzata, che quindi non era più una sua giustificazione per rifiutarlo ogni volta, ma che ora sarebbe stato sempre presente. Avrebbe visto costantemente Faye e il ragazzo, di cui ancora non sapeva il nome, baciarsi.
«Oh, okay..» disse infine per poi guardare per terra, si sentì improvvisamente fuori luogo e devastato dal fatto che non poteva avere più Faye. Si alzò facendo un respiro profondo e andò verso la porta, «Scusami ho.. da fare, ci vediamo in giro,» Faye sapeva di aver ferito il suo amico, ma in quel momento era l'ultimo dei suoi problemi. Appena il ragazzo aprì la porta si trovò davanti Tom.
«Ah! Parli del diavolo..» esclamò sarcastico Austin, per poi andarsene senza dire altro. Thomas entrò in camera non riuscendo a capire di cosa stesse parlando il ragazzo e chiuse la porta alle sue spalle.

«Vedo che oggi non hai proprio voglia di fare nulla!» affermò Tom notando che la ragazza aveva ancora il pigiama addosso. Faye avrebbe tanto voluto dirgli la verità, ma aveva realizzato da pochi secondi - precisamente da quando Austin e Tom hanno incrociato i propri sguardi - di aver creato un nuovo problema. Ora, oltre a dover ideare delle strategie per scampare alla polizia e per capire allo stesso tempo chi fosse il vero assassino, doveva trovare il modo di far innamorare Tom di lei. Questo perché Austin avrebbe detto a tutti della loro relazione, visto che aveva già introdotto la storia doveva continuare a scriverla.
«No è che sono stanchissima, mia sorella mi ha fatto venire il mal di testa!» inventò per poi raccogliere i suoi capelli in uno chignon arruffato. Tom si ritrovò ancora una volta ad ammirare i lineamenti del suo viso e non sapeva ancora se preferiva di più vederla con i capelli raccolti, che mettevano quindi in mostra il suo intero viso, o con i capelli che le cadevano sulle guance. Faye vide che era tornato il raggio di sole scomparso, il che significava che la pioggia aveva smesso di invadere New York City.

𝑨𝑷𝑯𝑹𝑶𝑫𝑰𝑻𝑬, 𝚝𝚘𝚖𝚑𝚘𝚕𝚕𝚊𝚗𝚍Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora