Dodici

114 16 12
                                    

Stonati da un mal di testa assurdo ed una nausea molesta, i futuri giornalisti della NYU si ritrovavano nell'aula di Giornalismo Investigativo con la bava ormai seccata ai lati della bocca. Le borse sotto gli occhi di ognuno di loro erano così evidenti che sembravano essere state disegnate col trucco e le ragazze avevano evitato di cambiarsi, presentandosi alla lezione con i propri pigiami ed i capelli in disordine. Molti di loro si erano fatti vivi con i vestiti della sera prima ed il trucco fatto a grumi dal sonno. Faye, la cocca del professore, aveva almeno provato a colorare il suo viso con del fondotinta ed essendo troppo stanca per legare i capelli in una coda decise di lasciarli sciolti. Era quindi seduta al suo solito posto nei suoi comodissimi leggings neri mentre un maglioncino largo a strisce bianche e nere con le braccia ad ali di pipistrello le cadeva giù dalla spalla sinistra, mostrando la spallina del suo reggiseno nero. Aveva il gomito poggiato sulla partizione di legno della sua poltroncina e con la mano manteneva la sua testa che non faceva altro che girare e girare. Dopo aver fumato alla festa ha avuto la brillante idea di cominciare a bere e da lì non ricorda più nulla, non sa neanche come ha fatto a tornare nella sua stanza ma almeno al suo risveglio non ha trovato sorprese poco gradite, ma solamente Dana che era troppo stanca per alzarsi dal letto. Austin invece ha dormito fuori la sua camera, perché Gabriel aveva occupato la stanza per scoparsi una delle ragazze del quarto anno. Infine, neanche Tom sapeva come avesse fatto a tornare nella sua camera, ma con lui non c'era nessuno e neanche quella che pensava potesse essere Margaret. «Il mio nome non è Margaret,» continuava a pensare alla risposta che la ragazza le aveva dato e fu l'ultima cosa che i due si dissero. D'altronde in quel momento lui era anche troppo fatto per capire cosa stesse succedendo e lasciò la ragazza andare via, dimenticandosi subito della loro breve chiacchierata. Non ricordava neanche più a chi lo avesse detto in realtà, eppure quella ragazza era una delle sue colleghe del corso.

Talmente che l'attenzione era bassa in quella stanza che il professore, sfinito ed anche un po' incazzato, decise di lasciar perdere la lezione e dare modo ai ragazzi di tornare ai loro dormitori per riposare. Lui era sicuramente uno dei professori più empatici e buoni dell'università, ma agli esami mostrava una grandissima cattiveria, soprattutto se sbagliavi una sola domanda su venti, per questo avrebbe pressato tantissimo i suoi allievi durante la prossima sessione. Il fatto era che esigeva molto ed in particolare da Faye, la quale era sempre sveglia ed attiva durante le lezioni. 

Faye si avviò quindi verso l'uscita dell'università annoiata dal fatto che avrebbe dovuto guidare per tornare a LaFayette Hall. I suoi occhi erano troppo stanchi e a stento riusciva a tenerli spalancati, se li strofinava assiduamente mentre la sua bocca si aprì per cacciare un grosso sbadiglio. Venne poi interrotta dal suo sonnellino ad occhi aperti dal tocco di una mano sulla sua spalla, si voltò per trovarsi nuovamente faccia a faccia con Tom proprio come la sera precedente.

«Uhm.. hey!» ricordava benissimo quel bacio, ma entrambi pensavano che l'altro lo avesse dimenticato. Anche se volevano parlarne nessuno dei due ebbe il coraggio di farlo. «Ho bisogno di parlarti» nella voce del ragazzo Faye sentì la sua stessa stanchezza e quindi lo invitò ad entrare in macchina con lei. Non sarebbero tornati assieme, perché la macchina di Tom era parcheggiata proprio di fronte la sua, ma avrebbero cercato di ammazzare il tempo chiacchierando in macchina. Entrò quindi sul lato del conducente mentre Tom si mise seduto affianco a lei. Si guardarono per qualche minuto circondati dal silenzio che era racchiuso in quella macchina. Notò che lui aveva già abbassato lo sguardo sulle sue labbra e cercò di trattenere il suo istinto, perché quell'aria da ragazzo distrutto fisicamente la faceva impazzire.

«Che dovevi dirmi?» interruppe quello strano incantesimo che teneva lo sguardo di Thomas bloccato sulle sue morbide labbra rosee e il ragazzo scosse la testa schiarendosi la voce. Guardò la sua macchina come per prepararsi a ciò che stava per dire e poi fece un respiro profondo. «C'è una ragazza» disse in modo diretto. Faye alzò un sopracciglio guardandolo incuriosita, in un batter d'occhio tutta quella stanchezza e quel sonno che tanto le pesavano pochi secondi prima erano spariti. Ora si domandava chi fosse questa ragazza e se avesse incontrato qualcuno la sera prima.

𝑨𝑷𝑯𝑹𝑶𝑫𝑰𝑻𝑬, 𝚝𝚘𝚖𝚑𝚘𝚕𝚕𝚊𝚗𝚍Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora