Capitolo 22 -Dolore-

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AVVISO: in questo capitolo sono presenti elementi di autolesionismo e atti di suicidio, sopratutto pensieri, chi è debole di cuore non legga il Capitolo, GRAZIE.

Harry corse più veloce che poteva verso la sua stanza: si chiuse dentro, sigillò la porta e silenziò la camera per poi scoppiare in un pianto disperato...

Cosa aveva che non andava? Erano gli occhiali? Per lui li avrebbe tolti... Erano i capelli? Per lui li avrebbe sistemati... Erano le occhiaie? Per lui avrebbe preso sonniferi tutti i giorni per dormire e non avere le occhiaie... Era troppo magro? Per lui avrebbe mangiato di più... Era troppo grasso? Per lui avrebbe mangiato di meno e messo a dieta... Per lui avrebbe fatto di tutto e allora perché Draco non lo aveva considerato? Si era stancato di lui? Era tutto uno scherzo, non aveva mai provato nulla per lui?...

Troppe domande c'erano nella testa del corvino che piangeva e urlava, metteva le mani nei capelli e li tirava, strappandoseli.

Era un pianto disperato...

Lui aveva bisogno di Draco per continuare a vivere, non viveva senza di lui. Aveva perso l'unico motivo per andare avanti con la vita: non c'era più nessuno per cui rimanere, perché restare in questo mondo dove era infelice? Perché non raggiungere la pace eterna e conoscere i suoi genitori e rivedere tutti i suoi cari ormai defunti? Tanto ormai la sua ragione di vita non c'era più, non lo voleva più, l'aveva abbandonato come fanno tutti prima o poi...

Corse in bagno e frugò tra i cassetti, prese un piccolo cofanetto e appena lo aprì tirò fuori una lametta.

Non la usava da quell'estate, non gli era più servita ma ora era di nuovo utile.

Un taglio per essere così stupido

Due tagli per non riuscire ad essere forte

Tre tagli perché era riuscito a far allontanare Draco

Quattro tagli perché era grasso

Cinque tagli perché era magro

Sei tagli perché non sapeva fare nulla, se non mettersi nei guai

Sette tagli perché era colpa sua se tutti morivano

Otto tagli perché era infantile e non era abbastanza forte

Nove tagli perché non sapeva fare altro se non farsi del male

Dieci tagli perché era colpa sua, era sempre colpa sua...

Continuò così finché non arrivò ad avere le braccia grondanti di sangue che dolevano ma doveva punirsi, era colpa sua... Da quando il Grande Harry Potter era diventato così? Beh da quando quell'estate era stato trascinato da suo cugino in una discoteca babbana...

Flashback

Harry stava camminando serenamente per la Londra Babbana finché non incontrò suo cugino.

"Harry sei tu?" Chiese il ragazzo. "Certo Dudley"

"Oddio pensavamo che fossi morto" disse per poi prenderlo e stringerlo in un abbraccio spacca ossa.

"Perché dovrei essere morto?" Chiese spaesato il corvino. "Quando non arrivarono più tue notizie dopo che ce ne siamo andati abbiamo pensato che tu non ce l'avessi fatta, non sai quanto abbiamo pianto io e mia madre... mio padre invece era persino sollevato, che stronzo". Harry sorrise a quelle parole e abbracciò più forte il ragazzo.

"Harry hanno aperto una nuova discoteca in fondo alla strada ti va se sta sera andiamo, così mi racconti bene cos'é successo e poi sapere che fossi morto mi ha distrutto, non sai quanto mi sono sentito in colpa. Voglio farmi perdonare per averti trattato male e darti tutto l'amore di una famiglia di cui hai bisogno e appena lo dirò a mia madre sarà d'accordo pure lei" disse sorridendo.

"Accetto volentieri, allora alle 9 nel pub in fondo alla strada"

-

Alle nove precise si trovarono entrambi in fila per entrate, non avevano nulla di particolare addosso, abiti babbani.

Entrarono e subito sentirono della musica fortissima, una grandissima pista da ballo, divani sulla sinistra e un'area bar sulla destra. Andarono a sedersi sugli sgabelli del bar per poi ordinare due drink.

Stavano chiacchierando allegramente e per fortuna avevano evitato l'argomento guerra che era ancora una ferita fresca per Harry.

D'un tratto mentre stavano parlando sulle diversità tra babbani e maghi un ragazzo invitò Harry a ballare trascinandolo giù in pista o almeno così credeva...

Venne trascinato su una porta del retro per poi venire sbattuto contro un muro.

Per fortuna Dudley lo aveva seguito e allontanandolo da Harry, ma arrivarono altri due ragazzi e la situazione si mise male...

flashback interrotto...

Harry dopo aver regolarizzato il respiro si alzò dal pavimento del bagno per raggiungere il secondo cassetto del mobile del lavandino per tirare fuori acqua ossigenata e bende.

Prima di tutto si sciacquò il braccio per poi passare sopra il disinfettante e fasciare il braccio con le bende e le garze.

Bruciava un sacco, ma ormai non ci faceva più caso al dolore; aveva lo stomaco chiuso un po' come la sua felicità.

La sua felicità era racchiusa in una persona, e quella lo aveva lasciato senza alcun motivo.

Si sentiva sbagliato, ma in realtà non lo era. Nessuno dovrebbe sentirsi sbagliato piuttosto sono le persone che ci circondano ad aver agito in modo sbagliato ma questo Harry non lo sapeva.

Nessuno dovrebbe distruggersi così tanto per una persona, perché non ne vale assolutamente la pena; ma questo Harry lo ignorava.

Si sentiva vuoto, come se un dissennatore gli avesse rubato tutte le sue emozioni positive, ma in questo caso non c'era nessun Incanto Patronus a sconfiggere la negatività. Non esisteva nessun incantesimo capace di costruire un cuore ormai spezzato troppe volte.

Nell'arco della giornata molte persone bussarono alla sua porta, ovviamente non rispose, per quanto avesse bisogno di una persona che lo confortasse non c'era nessuna persona che fosse simile a Lui. Era insostituibile.

Ormai la sera era calata e ad Harry venne un idea: Perché continuare a vivere in un mondo infelice se hai la possibilità di trovare la pace?

Si alzò dal freddo e rigido pavimento, mise una felpa con il cappuccio nero e corse per i corridoi di Hogwarts raggiungendo la triste e solitaria torre di Astronomia.

Salì di corsa, il fiato veniva a mancare ma non gli importava. Aveva trovato il coraggio di farlo e lo avrebbe fatto...

Arrivato in cima si poteva chiaramente vedere un bellissimo panorama: faceva fresco, il cielo era pieno di stelle e non c'era neanche una nuvola, solo la luna e le stelle che illuminano le tenebre della notte e danno la speranza di un giorno migliore.

Un giorno che non arriverà più per Harry.

Arrivò alla ringhiera e con un abile salto la scavalcò, ora doveva fare solo un passo, il passo per conoscere i suoi genitori e porre fine a tutte le sue sofferenze.

Il passo decisivo...

L'aria era fresca e c'era un leggero venticello che riempiva i polmoni di ossigeno per continuare a vivere, tanto se Harry morisse ci sarebbe più ossigeno per gli altri... Poteva essere una buona cosa morire...

Questi pensieri offuscavano la mente del giovane ragazzo.

Si era ritrovato tante volte davanti alla morte: e allora perché adesso non riusciva a fare un passo?

In ogni anno della sua vita l'aveva rischiata e ora era a un passo da poter mettere fine a tutto, ma perché non ce la faceva? Cosa c'era che lo tratteneva ancora qui?

Fece un passo, ora aveva solo un altro piede che lo teneva nel mondo dei vivi.

Ma non voleva morire, aveva lottato così tanto per vivere. Non sarebbe morto questa notte; rimise il piede vicino all'altro.

"Cosa stai facendo? Allontanati subito!" Gridò una voce alle sue spalle, lo spaventò. E perse l'equilibrio... Forse alla fine sarebbe morto, era destino magari...

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